Questa volta no. Il pianeta questa volta non si salva da solo. Serve un'azione decisa contro i cambiamenti climatici, una riconversione dell'economia e dei sistemi produttivi in chiave di sviluppo sostenibile; ed è necessario invertire la rotta della crescita delle emissioni di CO2, quelle che sono alla base del riscaldamento globale e dell'inquinamento dell'aria.

Non può farcela uno sciopero a mettere le cose a posto. Ma la voce, se ascoltata, forse sì. E la voce è quella di Greta Thunberg, la ragazzina di sedici anni - che si è scoperta nominata donna dell'anno in Svezia, e da poche ore candidata al Nobel per la pace - ispiratrice dello sciopero mondiale sul clima dei giovani: oggi, 15 marzo, migliaia di studenti, in Italia e in tutto il mondo, scenderanno per le strade e manifesteranno davanti ai luoghi simbolo per chiedere ai governi di darsi da fare, di agire contro i cambiamenti climatici. Un messaggio quello di Greta che è iniziato con la protesta del venerdì: niente scuola e sosta davanti al parlamento: sono diventati i #fridaysforfuture, seguiti dai cartelli; la spinta del web ha fatto il resto. Tanto che ora il 'suo' sciopero si è amplificato al punto che è diventato globale, e tra poche ore avrà la sua celebrazione.

"Siamo nel pieno di una crisi - ha raccontato Greta - ed è la più urgente e grave che il genere umano abbia mai dovuto affrontare. Stiamo segando il ramo su cui siamo seduti e la maggior parte della popolazione mondiale non ha idea delle possibili conseguenze della nostra incapacità di agire". Ma alla politica, Greta riesce anche a mandare una contro-comunicazione che troppo spesso trova argomento nel lascito alle 'future generazioni': "I politici ci dicono che i giovani salveranno il mondo. Ma non è così. Noi non lo faremo. Perché non c'è tempo. Non possiamo aspettare di diventare grandi per occuparcene. Perché se non si fa qualcosa subito potremmo non diventare mai grandi".

E in effetti, l'ultimo allarme delle Nazioni Unite - arrivato con un rapporto sullo stato dell'ambiente (il sesto 'Global environmental outlook', redatto negli ultimi cinque anni da 250 scienziati di oltre 70 paesi) non lascia tanti spazi di interpretazione: a cominciare dall'inquinamento atmosferico, identificato come la principale causa di malattie, che provoca tra 6 e 7 milioni di morti premature all'anno con perdite economiche stimate in 5mila milioni di dollari. Il report avverte: "Siamo a un bivio. O continuiamo sulla strada attuale, che porterà a un futuro terribile per l'umanità, o ci concentriamo su un percorso di sviluppo più sostenibile. Questa è la scelta che devono fare i nostri leader politici, ora".

Anche per questo dice di aver paura, Greta; che è stata incoronata dal New York Times (è "qualcuno a cui gli adulti dovrebbero dare ascolto. Anzi: devono darle ascolto", ha scritto il più prestigioso giornale del mondo), e ospitata sia dall'ultima Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che dal Forum mondiale sull'economia in Svizzera, dove con un breve discorso è riuscita a conquistarsi l'attenzione di tutti: "Non voglio la vostra speranza. Voglio che sentiate il panico. Voglio che sentiate la paure che io provo tutti i giorni. E voglio che agiate".
I ragazzi dello sciopero del venerdì, che nel frattempo sono diventati una moltitudine, hanno poi trovato "un forte alleato" anche negli Usa, che con questa amministrazione hanno abbandonato molti degli impegni sul clima; in particolare però i 'giovani' hanno trovato il sostegno nella deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez.

Ha le idee chiare ora, Greta. E delle richieste precise per lo sciopero climatico che tra poco invaderà migliaia di città: seguire gli accordi della Cop21 di Parigi, ascoltare le raccomandazioni contenute nel rapporto dell'Ipcc (cioè degli scienziati che studiano il clima su mandato delle Nazioni Unite), evitare che la temperatura media globale aumenti sopra gli 1,5 gradi, e fare molto di più sull'equità e la giustizia sociale.