Vedo, prevedo e stravedo.
A usar la palla di cristallo per quanto riguarda la distribuzione di prodotti alimentari in Italia non è difficile veder tempi complicati. La competitività fra distributori al dettaglio è in aumento con la nuova calata degli specialisti stranieri (dopo i francesi ora è il turno dei tedeschi) e con l'affermarsi dei discount o dei semi-simil-discount.

Come i grandi predatori, come i dinosauri, le catene della Gdo hanno prima eliminato tutti i piccoli e ora lotteranno tra di loro. Nelle grandi città già ogni fetta di territorio viene contesa e la densità di punti di vendita raggiunge livelli una volta impensabili. Non è roba nuova, in Finlandia per esempio qualche anno fa erano rimaste due sole catene a spartirsi la quasi totalità del mercato.

Negli Usa uno dei più antichi gruppi della Gdo, Sears, (125 anni di storia) è finito in bancarotta con un indebitamento nei confronti dei creditori di "appena" 10 miliardi di dollari; ma sono diverse le catene con la spada di Damocle del fallimento sopra la testa. Negli Stati Uniti oggi il fenomeno sono i discount tedeschi Lidl e Aldi, gli stessi che furoreggiano in Italia.

Aldi negli Usa da qui a tre anni aprirà altri 700 punti vendita (oggi è a quota 1.800) ma anche in Italia non scherza, se è vero che nel primo anno di attività nella penisola ha aperto 51 supermercati.
Detto questo: complimenti all'amico Paolo De Castro che, detto fatto (ce lo aveva raccontato in anteprima davanti a un caffè un annetto fa) ha fatto approvare dal Parlamento europeo le misure per difendere i produttori agricoli dalle pratiche commerciali sleali.

Ora bisogna che la direttiva europea sia recepita a bomba dall'Italia.
La sfera di cristallo ci dice di non dormire.