Per chi lancia un nuovo business uno dei problemi principali è l'accesso alle risorse finanziarie necessarie a far crescere l’impresa. Oggi le startup, intese come nuove attività imprenditoriali (non necessariamente innovative), hanno differenti modi per finanziarsi. Se in passato era il credito bancario lo strumento principale per ottenere il denaro, oggi anche nel campo agroalimentare si moltiplicano i fondi di investimento e i business angel pronti a staccare un assegno in cambio di una fetta del business nascente. C'è però un'altra possibilità, quella di accedere all'equity crowdfunding.

È uno strumento che permette all'imprenditore, giovane e non, di rastrellare capitali in maniera diffusa sul mercato remunerando il rischio che l'investitore corre con una piccola quota della società. Non c'è dunque un unico investitore che copre interamente il fabbisogno finanziario dell'impresa, ma un numero molto elevato di singoli soggetti che investe capitali limitati.

Per fare incontrare domanda e offerta sono nate negli anni, a partire dagli Stati Uniti, molte piattaforme sulle quali l'investitore può ottenere informazioni sulle startup e decidere se investire. Una di queste è Mamacrowd, una piattaforma di equity crowdfunding che lo scorso anno ha rastrellato 10 milioni di euro per finanziare lo sviluppo di 32 attività imprenditoriali, come le cinque startup che hanno chiuso con successo round di finanziamento ottenendo complessivamente oltre 1,6 milioni di euro.

"Mamacrowd sì è dimostrato uno strumento efficace per finanziare nuove attività imprenditoriali. Ma voglio mettere subito le cose in chiaro, non basta avere una buona idea per ottenere l'attenzione degli investitori", spiega ad AgroNotizie Dario Giudici, ceo di Mamacrowd. "Dall'esperienza che ho maturato posso dire che gli investitori entrano in business già avviati che necessitano di fondi per scalare, non per iniziare da zero".

Insomma, difficilmente è una idea quella che gli investitori cercano, perché il rischio di investire nella visione di un imprenditore è troppo alto. Hanno più possibilità di ottenere denari imprese che hanno già un prodotto e magari anche qualche cliente.

Una delle startup che ha concluso positivamente una campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd è Reolì, che a rastrellato sul mercato oltre 300mila euro da una novantina di piccoli investitori. Questa azienda, con sede a Corigliano Calabro (Cs) ha messo a punto una crema di olio di oliva che può essere utilizzata come il burro, ma che altro non è che un composto completamente naturale a base di olio extravergine di oliva e burro di cacao. Un prodotto innovativo, che risponde alle esigenze di una fetta sempre maggiore di consumatori che ricercano prodotti salutari e di origine vegetale.
 


"Una cosa fondamentale è attirare l'attenzione del possibile investitore attraverso una comunicazione semplice e di impatto, ad esempio attraverso l'utilizzo di video", spiega Giudici. "L'obiettivo è quello di suscitare interesse nel progetto e spingere l'investitore ad approfondire il dossier. La sfida è quella di comunicare argomenti complessi a non addetti ai lavori".

Ma come avviene la selezione delle startup da parte di Mamacrowd? Il team della piattaforma valuta una serie di aspetti formali, come ad esempio l'esistenza della società, analizza il business plan, la serietà della proposta e infine decide se ammettere la startup. La piattaforma, in caso di campagne di successo, percepisce una piccola percentuale sui fondi ottenuti, ma in cambio offre visibilità e consulenza per creare una campagna di successo.

In questo articolo avevamo già parlato della storia di Revoilution, una startup che ha raccolto 300mila euro da novanta investitori per la realizzazione di un elettrodomestico da cucina attraverso il quale è possibile farsi un espresso di olio, scegliendo il gusto che più si addice alle pietanze preparate in casa. Una sorta di 'mini frantoio' dedicato agli amanti dell'extravergine di oliva.
 


Uno degli aspetti positivi dell'equity crowdfunding rispetto ad altre forme di finanziamento è quello di mantenere la guida della società nelle mani dei fondatori anche a fronte di iniezioni consistenti di liquidità. Imbarcare un fondo di investimento significa infatti dover rapportarsi con un soggetto che ha come obiettivo la valorizzazione nel breve periodo dell'investimento. Strategia che non sempre coincide con quella della startup. Facendo entrare nel capitale sociale dell'azienda tanti piccoli investitori è invece possibile continuare ad operare in maniera libera pur incamerando i finanziamenti necessari.

Se le startup nel segmento retail sono quelle più appetibili, non mancano anche realtà esclusivamente agricole, come Elaisian, che ha raccolto 120mila euro (45 investitori) nel 2018 per far crescere il proprio business che consiste in una piattaforma di agricoltura di precisione dedicata agli olivicoltori. Un Dss che permette di gestire le piante e programmare un calendario ottimale di difesa dell'ulivo.
 

Una impresa innovativa è quella che gli investitori prediligono perché, in caso di successo, è in grado di generare un ritorno consistente rispetto all'investimento iniziale. Ma anche startup non innovative possono aspirare a farsi finanziare: l'importante è avere già un business avviato, anche se solo all'inizio (o in perdita). E' la prospettiva futura quella che conta e la solidità del business.

Un'altra startup che ha concluso con successo un round è DNAPhone che ha sviluppato dei micro laboratori portatili in grado di effettuare analisi chimiche e biologiche direttamente in campo oppure in cantina. La startup ha ottenuto 650mila euro (159 investitori) e si va ad inserire in un mercato, quello della sicurezza alimentare, che è stimato in circa 18 miliardi di euro.
 


Una cifra più bassa, ma comunque considerevole, è quella che ha ottenuto PerFrutto, una startup bolognese che ha ottenuto 250mila euro per scalare il suo modello previsionale in ambito frutticolo. Gli agricoltori che utilizzano la piattaforma di intelligenza artificiale di PerFrutto sono in grado di stimare in maniera precoce la pezzatura e produttività di un campo e di mettere in atto tutti quegli interventi volti ad aumentare parametri chiave in fase di vendita, come la pezzatura, appunto.
 


"Oggi l'equity crowdfunding sta crescendo e può rappresentare una alternativa concreta di finanziamento che offre vantaggi sia alle startup ma che all'investitore. Penso ad esempio allo sgravio fiscale del 40% oggi disponibile per legge", spiega Giudici. "Spero che il legislatore metta in campo altre politiche che facilitino ancora di più investire col crowdfunding, ad esempio semplificando il meccanismo di cessione delle quote che oggi deve passare obbligatoriamente da un commercialista o notaio".