Il prezzo del latte ovino non copre nemmeno le spese per produrlo e gli allevatori protestano buttandolo in strada.

Alla ricerca delle cause della crisi, che vanno dagli eccessi produttivi, alla caduta dell'export e ai nuovi produttori europei di latte ovino.

Le possibili soluzioni, fra regole comunitarie per lo stoccaggio e aiuti per gli indigenti. Ma il futuro sta nella programmazione della produzione. Grana Padano e Parmigiano Reggiano insegnano.

Per l'olio i problemi stanno nella caduta della produzione, che apre le porte al prodotto di importazione. Non sempre fatto in trasparenza.

Intanto la protesta si sposta a Roma dove si danno appuntamento gli olivicoltori per chiedere misure d'urgenza a difesa del settore.

L'export dell'ortofrutta è in flessione e ci si interroga sulle possibili soluzioni. Le arance intanto pensano al mercato cinese.

Il pomodoro anticipa la Brexit e sigla un accordo con Londra. Mentre il latte guarda con preoccupazione alle proposte di Bruxelles di apertura alle produzioni della Nuova Zelanda.

Questi sono solo alcuni degli argomenti incontrati sui quotidiani in edicola in questi ultimi giorni. Vediamoli più in dettaglio di seguito.
 

Protesta dei pastori

Molti ne condividono le motivazioni, ma ne condannano la forma.
Buttare il latte per strada, si dice, è un inutile spreco. Meglio donarlo e trasformare la protesta dei pastori in un gesto di solidarietà verso chi ne ha bisogno.

Ineccepibile, anche se mi chiedo quanto di questa protesta avrebbero poi parlato giornali e televisioni.
Invece dei problemi del prezzo del latte ovino se n'è parlato e molto, a iniziare da “La Stampa” che l'8 febbraio già dedicava spazio a questa singolare protesta degli allevatori di ovini, che in Sardegna decidevano di lastricare le strade con il frutto delle loro fatiche.

Ma ancora la protesta restava relegata a un fatto circoscritto, del quale si occupavano il 9 febbraio i giornali locali, come la “Nuova Sardegna” e “L'Unione Sarda”.
Poi la svolta, quando ai pastori è giunta la solidarietà dei giocatori di calcio, con la minaccia di fermare le partite. Così la crisi del latte ovino ha conquistato le pagine dei giornali più diffusi e il 10 febbraio le motivazioni della protesta si sono lette sul “Corriere della Sera” e su “Repubblica”, ma anche su “Libero” e su “Il Giornale”, per citarne alcuni.

Complice la prossima tornata delle elezioni in Sardegna, la protesta si è allargata alla minaccia di un blocco dei seggi elettorali, argomento ripreso dalle pagine di “QN” e di “Libero” dell'11 febbraio.
 

I perché della crisi

Per comprendere le motivazioni che hanno portato il mercato del latte ovino a questa profonda crisi occorre attendere il 12 febbraio, quando “L'Unione Sarda” pubblica l'articolo di Giuseppe Pulina, docente di zootecnia all'Università di Sassari, che punta il dito sugli eccessi produttivi e sulla scarsa capacità di aggregazione del settore.

Ad acuire la crisi, si legge su “Il Sole 24 Ore”, è poi giunto il crollo delle esportazioni verso gli Usa, diminuite del 33%, mentre nel frattempo sono aumentate le importazioni di latte dalla Romania, come denuncia sempre il 12 febbraio “La Verità”.

Intanto si fanno strada gli inviti a non "sprecare" il latte, ma a farne dono. E' questo l'appello dei vescovi, lanciato dalle pagine di “Avvenire” del 13 febbraio.
Appello rilanciato, sebbene con altri toni, da “Il Messaggero”, dove si spiega che il ritiro dal mercato delle eccedenze debba essere indirizzato agli indigenti per evitare di infrangere le norme comunitarie.
 

Le possibili soluzioni

Il problema di fondo resta quello del prezzo, inferiore ai 60 centesimi di euro al litro, contro un costo di produzione di almeno 70 centesimi, come si legge su “Italia Oggi” del 13 febbraio.

Una situazione difficile che vede negli ultimi giorni scendere in campo esponenti del Governo, che promettono rapide soluzioni.
Gli ostacoli da superare sono tuttavia numerosi, come spiega Paolo De Castro nell'intervista rilasciata ad “Avvenire”.
Lo stesso De Castro invita poi a utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalla Pac per governare la produzione ed evitare eccessi.

Che tutto prenda le mosse da una eccessiva produzione di latte lo conferma “Il Sole 24 Ore” nell'intervista ad Antonio Auricchio, vicepresidente di Assolatte. Nel 2018, si legge, la produzione è aumentata di 100mila quintali, mettendo in difficoltà tutta la filiera.

Nel frattempo gli industriali del latte cercano un punto di incontro con gli allevatori e propongono di portare il prezzo del latte a 65 centesimi al litro.
Ma la "Nuova Sardegna" del 14 febbraio riferisce che la proposta è stata rifiutata e gli allevatori attendono ora una risposta dall'incontro in programma a Roma con esponenti del Governo.

Così la protesta continua e incontra la solidarietà di studenti e minatori che sfilano nei cortei accanto agli allevatori, mentre i negozianti abbassano le saracinesche.
Ora, scrive "Il Manifesto" del 14 febbraio, si attendono gli esiti dell'incontro che gli allevatori avranno al Viminale.
 

La protesta dell'olio

Non c'è solo il latte sulle barricate della protesta. In forte sofferenza è infatti l'olivicoltura insieme alla produzione di olio, sebbene per motivi opposti a quelli del latte ovino.
Non eccessi produttivi in questo caso, ma il crollo della produzione a causa della Xylella e dell'andamento climatico sfavorevole. Ne parla il “Quotidiano di Puglia” del 9 febbraio, criticando la divisione fra le organizzazioni agricole che si riscontra anche nei tempi e nei modi della protesta.

A dispetto di queste divisioni, l'appello degli olivicoltori trova risposta e dalla “Gazzetta del Mezzogiorno” del 13 febbraio si apprende dell'impegno preso dal Governo per accelerare l'iter normativo che prevede rimborsi per i danni subiti dagli olivicoltori.

Il decreto che contiene le misure di contrasto alla Xylella ha intanto raccolto il parere favorevole della conferenza Stato-Regioni.
E' quanto si legge sulla "Gazzetta del Mezzogiorno" del 14 febbraio. Resta però aperto il capitolo più importante, quello dei fondi da destinare al settore e le misure da adottare.

Gli olivicoltori nel frattempo si sono dati appuntamento a Roma per chiedere fra le altre cose lo stato di calamità.
Come spiega "Il Sole 24 Ore" del 14 febbraio, se questa richiesta verrà accolta i lavoratori delle aziende pugliesi in difficoltà potranno utilizzare gli ammortizzatori sociali anche negli anni successivi al danno subìto.

Di Xylella si parla il 13 febbraio sul “Nuovo Quotidiano di Puglia”, in questo caso per riportare le forti critiche di Vytenis Andriukaitis, commissario europeo per la Salute e sicurezza alimentare, per i ritardi e le inefficienze nell'affrontare il problema.
 

Attenti alle frodi

L'olio italiano deve poi fare i conti con le numerose frodi che affliggono questo settore e delle quali si parla su “Libero” del 13 febbraio. Ancora su “Libero” si legge che la mancata tutela dell'olio italiano mette a rischio 100mila posti di lavoro.

La scarsa produzione è un ulteriore elemento di rischio per l'olio italiano, la cui disponibilità potrebbe esaurirsi già entro aprile, come si apprende da “Il Messaggero” del 13 febbraio.
Una condizione, scrive “La Stampa” nello stesso giorno, che apre le porte alle importazioni di olive dall'estero, privilegiando il basso prezzo a discapito della qualità.


Ortofrutta alla ricerca di sbocchi

In tema di importazioni, “Italia Oggi” del 13 febbraio fa il punto della situazione per il comparto ortofrutticolo europeo, dove si registra una forte presenza di prodotto proveniente dai paesi terzi.

Intanto le esportazioni ortofrutticole italiane hanno subìto una pesante battuta d'arresto, come si legge il 10 febbraio su “Il Gazzettino”.
Un problema, scrive “Il Resto del Carlino” del 9 febbraio, che va risolto trovando nuovi mercati di sbocco, questa almeno la ricetta emersa nelle discussioni al Fruit Logistica che si è tenuto a Berlino.

E' quanto si è fatto per le arance, che ora hanno nel mercato cinese nuove opportunità, come si apprende dal “Giornale di Sicilia” del 12 febbraio.

Chi sembra al momento non avere problemi di mercato è la produzione di canapa, che stando a quanto scrive “Repubblica” dell'11 febbraio, vede aumentare il numero degli ettari dedicati a questa coltivazione.
 

Import-export, le intese

A proposito di arance, “Italia Oggi” del 13 febbraio commenta la richiesta del Governo spagnolo indirizzata alle autorità europee per chiedere condizioni di reciprocità nelle importazioni dai paesi terzi.
Si vorrebbe impedire in questo mondo l'ingresso di prodotti ottenuti senza il rispetto delle norme in vigore nella Ue.

Nello stesso giorno “Libero” si occupa delle nostre esportazioni di pomodoro verso la Gran Bretagna.
In attesa della Brexit, si legge, già è stato siglato un patto con Londra per agevolare il nostro export.

In tema di accordi internazionali c'è preoccupazione per la possibile intesa fra Unione europea e Nuova Zelanda per le importazioni di latte.
Se ne discute il 13 febbraio su "Italia Oggi", commentando come nei paesi dell'Oceania il prezzo del latte sia inferiore a quello europeo, cosa che potrebbe portare a forti turbative sui nostri mercati lattiero caseari.

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