La rabbia sale nelle campagne francesi, e non è quella dei Gilet gialli. A mobilitarsi contro il Governo questa volta sono le cooperative agricole e a finire sotto accusa, in particolare, è la legge EGAlim sull'agricoltura e gli alimenti, promulgata lo scorso primo novembre ed entrata in vigore all'inizio di febbraio.

La legge prevede il rialzo del livello di sottocosto del 10% per i prodotti alimentari. Lo Stato spera in questo modo di assicurare ai produttori agricoli dei prezzi di vendita, e quindi dei redditi, più equi. Ma le cooperative non ci stanno
Ed è una voce autorevole e "pesante" quella della cooperazione agricola in Francia: secondo la piattaforma di informazione online "La coopération agricole", che fa capo al sindacato di categoria Coop de France, il settore conta 2.400 imprese cooperative agricole e agroalimentari, principalmente microimprese e Pmi, che rappresentano un marchio alimentare su tre, riuniscono tre agricoltori su quattro e danno lavoro a 190mila dipendenti.

Negli ultimi cinque anni, contrariamente all'attuale andamento dell'economia nazionale, il settore non ha registrato cali delle assunzioni, anzi: tra il 2014 e il 2015, l'occupazione nella cooperazione agricola è addirittura aumentata dell'1,5%.
Nel 2016, le imprese cooperative hanno effettuato 9.700 assunzioni, tra cui 5mila persone di età inferiore ai trenta anni. Non solo: secondo "La coopération agricole" le cooperative agricole offrono regolarmente lavoro per oltre 650 mestieri a tutti i livelli di abilità. Una delle principali sfide è soddisfare i bisogni di nuove qualifiche: specialisti in sviluppo sostenibile, commercio ed esportazione, ingegneri o specialisti nell'economia digitale.

Un intero comparto in costante fermento che rischia dunque di essere messo a soqquadro da un provvedimento che, secondo le cooperative stesse, assimila sistematicamente il contratto di cooperazione ad un contratto commerciale, negando la base giuridica della cooperazione agricola e mettendo in discussione il suo modello di sviluppo.

Le cooperative agricole sono un "modello per il futuro", ha dichiarato alcuni giorni fa il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Marc Fesneau, in risposta alle preoccupazioni sollevate dal mondo cooperativo.
"Il Governo sostiene fortemente questo sistema, che è un esempio di solidarietà, creazione ed equa distribuzione di valore aggiunto, anche se, come tutte le organizzazioni, merita di essere migliorato - ha affermato -. Vogliamo mantenere l'eccellenza dell'agricoltura francese e il modello cooperativo è una delle sue punte di diamante, nonché uno schema da seguire per il futuro".

Ma le cooperative restano sul piede di guerra. Per Dominique Chargé, presidente di Coop de France, il Governo "punta allo smantellamento delle cooperative. La cooperativa è un'azienda creata da e per gli agricoltori, sono loro i proprietari. È quindi l'agricoltore che definisce gli orientamenti, le strategie e la scelta della distribuzione dei risultati. Non si trova in una relazione commerciale nel senso stretto del termine: il cooperatore porta la sua produzione alla cooperativa che non è un soggetto terzo, ma una parte del suo lavoro. Sfidare il modello cooperativo in un'epoca in cui il divario territoriale non è mai stato così forte, è un'assurdità economica, sociale e politica".

"In questo modo apriamo la porta allo smantellamento dello status e della specificità della cooperazione agricola - ha affermato Pascal Viguier, neo presidente di Limagrain, gruppo cooperativo francese indipendente leader del settore sementiero. - L'ordinanza in questione ha lo scopo di lottare contro la nozione di prezzi predatori per difendere gli agricoltori che fronteggiano la trasformazione e la distribuzione alimentare. Ma non tiene conto delle specificità della cooperativa e riduce la relazione tra un agricoltore e la sua cooperativa ad una mera relazione commerciale - ha affermato Viguier -. Ma tale relazione non è limitata a questo: siamo partnership in cui un uomo equivale a un voto, non ad una società intera. Se questo è ciò che vogliamo eliminare, ci sarà una grande rivoluzione nella professione agricola".
"Abbiamo l'impressione - ha concluso il numero uno di Limagrain - che il Governo non voglia ascoltare la posizione degli agricoltori".

La crisi dell'agricoltura sta aggravando anche il fenomeno dei suicidi. In Francia, tra gli agricoltori il tasso di chi si toglie la vita è superiore del 20-30% rispetto al resto della popolazione. Tanto che il deputato francese Philippe Loiseau ha depositato una mozione di risoluzione alla Commissione europea per avere dati "accurati e affidabili" sui tassi di suicidio in tutti gli Stati membri. Allo stesso tempo, l'europarlamentare ha chiesto all'esecutivo dell'Ue che le statistiche sui tassi di suicidio vengano classificate in modo da individuare i settori che stanno attraversando una crisi.
Secondo Loiseau sarebbero proprio le profonde difficoltà economiche di chi lavora nel settore a determinare l'aumento delle morte volontarie. Si basa su un uno studio condotto dalla Mutualité sociale agricole, fondo pensioni agricolo francese, che cita nella sua mozione.