Luci e ombre sulla bieticoltura italiana, fra chi programma la campagna imminente e chi annuncia l'abbandono (seppur temporaneo) di un settore che, fino all'accordo del 2006 di ristrutturazione del comparto sorrideva all'Italia.
Solo a titolo di cronaca vale la pena ricordare che i protagonisti furono, tra gli altri, il ministro dell'Agricoltura Gianni Alemanno e il commissario Ue Mariann Fischer Boel.
Un altro contraccolpo è arrivato con la fine delle quote zucchero, il 30 settembre 2017, che ha portato alla liberalizzazione del settore.

La settimana scorsa il Consiglio di amministrazione di Coprob, la cooperativa produttori bieticoli, ha deliberato l'assetto della prossima campagna grazie ai 29-30mila ettari già contrattati che alimenteranno entrambe le fabbriche di Minerbio e Pontelongo. Una pianificazione che secondo Coprob è "un bel segnale degli agricoltori, soci e conferenti, dopo una campagna 2018 molto difficile".
Ricordiamo infatti che lo scorso anno la campagna bieticola fu strizzata da una situazione meteo negativa e da prezzi tutt'altro che soddisfacenti, resi ancor più negativi da una qualità mediamente al di sotto degli standard.

Il presidente di Coprob, Claudio Gallerani, ha ringraziato le "istituzioni nazionali e regionali per averci supportato nella continuità del settore in questa difficile situazione con un aumento degli aiuti ai bieticoltori. L'intenzione è quella di spingere su una coltivazione in cerca di competitività grazie a nuova genetica e nuove tecnologie".

Oggi Coprob con 33mila ettari e 280mila tonnellate di zucchero prodotte (e commercializzate con il brand Italia Zuccheri) produce il 56% della quota nazionale di zucchero, percentuale che è destinata a salire dopo l'annuncio choc di Sadam, del Gruppo Maccaferri, che attraverso un comunicato ha annunciato l'addio per il 2019 alla lavorazione delle barbabietole da zucchero.

"Sadam, alla luce della scarsa adesione alla richiesta di semina da parte del comprensorio bieticolo, ha dovuto sospendere la campagna bieticolo saccarifera 2019. Le associazioni bieticole hanno preso atto della comunicazione di Sadam sulla risposta fortemente insufficiente del bacino di riferimento, che ha offerto solo 3.500 ettari di potenziale semina bieticola, inferiore rispetto sia al 2017 sia al 2018", si legge nel comunicato.
"Nonostante infatti i risultati dello scorso anno, insoddisfacenti dal punto di vista agricolo e industriale, Sadam ha avviato la campagna 2019 sperando in un risultato positivo, con l'obiettivo di mantenere la struttura agricola del comprensorio e quella industriale dello stabilimento di San Quirico (Parma), che rappresenta il bacino di riferimento per i bieticoltori delle province di Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Cremona e Mantova, Lodi, Brescia, oltre a Pavia ed Alessandria dell'ex comprensorio di Casei Gerola".

Per ora, comunque, nessuna dismissione. "Sadam conserverà l'intero apparato tecnico-impiantistico e organizzativo, relativo alla trasformazione dello zucchero dello stabilimento di San Quirico, in modo da consentire la futura ripresa dell'attività bieticolo-saccarifera, qualora le condizioni generali e di mercato lo dovessero consentire".

Tensioni anche in Germania, uno dei maggiori produttori d'Europa di barbabietola da zucchero. La preoccupazione è legata essenzialmente ai prezzi. In base alle elaborazioni dell'Istituto per l'agricoltura della Baviera, i bieticoltori ricevono attualmente 32 euro per ogni tonnellata di prodotto non trasformato. Nel 2012 il prezzo era di 63 euro. E la Commissione europea stima che da ottobre 2017 a ottobre 2018 i prezzi dello zucchero bianco siano passati da 422 a 320 euro a tonnellata.

"Di questo passo, questi prezzi ci porteranno alla rovina", ha commentato nei giorni scorsi, Fred Zeller, direttore esecutivo dell'Associazione dei bieticoltori della Germania del Sud. I prezzi, secondo l'organizzazione, sarebbero "lontani dal coprire i costi di produzione".
Preoccupazioni comprensibili, tenuto conto che in Baviera la coltivazione di barbabietola da zucchero è diffusa su una superficie di 71mila ettari, più del 2% della superficie agricola totale.

Anche la multinazionale Olam, quotata a Singapore, ha deciso di dire addio ai settori dello zucchero, del caucciù, dei prodotti del bosco e dei fertilizzanti, per concentrarsi su settori come quello della frutta in guscio. Una ristrutturazione basata su un programma di sei anni, che appunto non vede più strategico lo zucchero come commodity.