Sono il gusto della sfida e ovviamente quello della bevanda ad aver spinto Rosolino Palazzolo a tentare di coltivare la pianta del caffè in Sicilia. Dopo alcuni anni di esperimenti e grazie alla collaborazione di Isidoro Stellino, la cui famiglia possiede da generazioni una azienda di torrefazione locale, la sfida sembra essere stata vinta. I primi chicchi sono stati macinati e con la polvere ottenuta si sono preparati i primi caffè 100% siciliani il cui sapore, a detta degli assaggiatori, è eccellente.

Ma come è nata l'idea di coltivare caffè in Trinacria? "La nostra è un'azienda che da ormai dieci anni produce frutti esotici in serra. Avevamo anche alcune piante di caffè per motivi ornamentali che però non producevano frutti a causa del clima locale, troppo freddo d'inverno. Tutti mi dicevano che era impossibile coltivare caffè in Sicilia e io ho deciso di provare a tutti che si sbagliavano", spiega ad AgroNotizie Rosolino, dell'azienda agricola L'orto di nonno Nino, a Terrasini (Palermo).

E così è iniziata la sfida. Il problema delle specie del genere Coffea è che amano i climi caldi e umidi. La Sicilia, nonostante si trovi in una posizione privilegiata che assicura temperature miti tutto l'anno, non è abbastanza calda durante l'inverno per permettere la maturazione dei frutti, che impiega quasi un anno. Per questo motivo Rosolino, che nella sua azienda coltiva manghi, papaie, banane ed altri frutti tropicali, ha provato ad inserire questi arbusti sempreverdi in un ambiente protetto come quello della serra, controllando temperatura e umidità.

"Se in condizioni di campo aperto le piante abbozzavano dei fiori che poi non si aprivano, sotto serra abbiamo avuto sei fioriture nell'arco di un mese e mezzo, a partire da inizio aprile. La maturazione dei frutti ha impiegato quasi un anno e nel marzo del 2018 abbiamo raccolto, torrefatto e assaggiato, il primo caffè", spiega Rosolino.
 
Questa coltura non richiede cure particolari a livello di fertilizzazione e anche dal punto di vista della difesa non presenta criticità, anche perché essendo una coltura nuova e mantenuta sotto serra, difficilmente viene attaccata da parassiti o colpita da fitopatologie.

Certo, le produzioni di caffè made in Sicily per adesso sono state estremamente limitate, sperimentali si potrebbe dire. Ma il progetto sta crescendo e ora Rosolino ha piantato oltre 400 piante all'interno della serra dove oggi insiste il suo bananeto. "Il caffè non ama la luce diretta del sole, almeno alle nostre latitudini. È un arbusto di 2-2,5 metri che si trova a suo agio nel sottobosco, con luce non diretta e alta umidità. Per questo abbiamo deciso di consociarlo al banano".

Anche se i costi di produzione siciliani non sono elevatissimi, certamente non sono concorrenziali rispetto a quelli del Brasile o della Colombia, dove il caffè cresce in pieno campo e offre più raccolti all'anno grazie al clima favorevole. Quella dell'azienda agricola L'orto di nonno Nino è tuttavia una interessante strategia di diversificazione per soddisfare le esigenze di chi ama i cibi esotici e a chilometro zero. Esiste infatti una nicchia di mercato disposta a pagare un prezzo superiore per un prodotto di qualità e locale. Le future produzioni di caffè siciliano dunque, anche se limitate e vendute ad un prezzo elevato, troveranno probabilmente degli estimatori tra i consumatori italiani.

Ma c'è di più. Già, perché Rosolino non vuole mantenere la coltura del caffè sotto serra. "Le varietà di arabica che oggi abbiamo piantato in serra nel corso degli anni si adatteranno al nostro clima e la progenie, debitamente selezionata, potrebbe essere coltivata anche in pieno campo", spera Rosolino. "D'altronde, a detta degli esperti, il miglior caffè al mondo è quello che cresce nelle zone montane equatoriali, dove l'aria non è mai troppo calda e dove di notte la temperatura scende di molti gradi. Il clima siciliano, con l'alternanza di estati calde e inverni freschi, spero giovi alla qualità del caffè".

Questo articolo fa parte delle collezioni: