Sui Monti Pisani sono partiti i lavori di messa in sicurezza idrogeologica nelle zone percorse dal fuoco che a fine settembre ha distrutto oltre 1.500 ettari tra boschi e oliveti e danneggiato dodici abitazioni oltre ad altri fabbricati e alla viabilità, per evitare che le piogge causino ulteriori danni, provocando frane e smottamenti.

I lavori previsti per questa prima fase di post emergenza prevedono la rimozione degli alberi morti o parzialmente bruciati, caduti o ancora in piedi, la pulitura dei boschi e la realizzazione di graticciate per rallentare il flusso delle acque piovane.

Su posto sono attivi 57 operai forestali delle unioni montane della Garfagnana, della Lunigiana, della montagna pistoiese, delle Colline metallifere, della Val di Cecina, e della media valle del Serchio coordinati dai tecnici della regione.

Lavori che procedono e che andranno avanti fino alla fine dell'anno, insieme al ripristino e alla pulitura di canali e fossi di scolo anche a valle, con l'obiettivo di mettere in sicurezza soprattutto i centri abitati e le strade e per i quali sono stati già stanziati 800mila euro da parte della amministrazione regionale.

Un'opera di ripristino partita in tempi veloci e che ha già resistito alla prima ondata di maltempo di fine ottobre.

Una volta terminati i lavori di messa in sicurezza inizierà una seconda fase con il ripristino della aree agricole come ha ricordato l'assessore regionale all'Agricoltura Marco Remaschi.

E intanto sia dalla regione che dal comune di Calci continuano gli appelli per un intervento economico anche da parte del governo, come promesso anche dai ministri Costa e Centinaio, anche se lo stato di calamità naturale non può essere riconosciuto in quanto non è previsto per gli incendi, per di più di origine dolosa come in questo caso.

Ma sul lato delle richieste politiche in molti non sono fiduciosi, a partire dal presidente di Confagricoltura Toscana Francesco Miari Fulcis che reputa sterili le polemiche.

Per il presidente di Confagricoltura una strada percorribile potrebbe essere quella di riconoscere una responsabilità civile di chi ha appiccato il fuoco (ovviamente se e quando verrà preso) e di chi ha mal gestito il bosco, addossandogli il risarcimento dei danni avvenuti. Una idea che può essere condivisibile, anche se probabilmente di difficile applicazione nella realtà dei fatti.

Miari Fulcis punta però anche su un altro aspetto, quello della prevenzione e di una nuova (o tradizionale) concezione del bosco, da considerare non come uno spazio naturale lasciato a sé stesso, ma un coltivo agricolo vero e proprio, uno spazio che deve essere gestito.

Una concezione di bosco che può essere già attuata, soprattutto nelle aree in prossimità di aree agricole e zone abitate, e che potrebbe già essere pensato nel piano di recupero che si porterà avanti in questi mesi sulle pendici dei Monti Pisani.