Negli Stati Uniti circa il 60% delle imprese agricole utilizza soluzioni di agricoltura digitale (come i gestionali), mentre il 20-25% tecnologia a rateo variabile. L'agricoltura 4.0, intesa come un approccio globale al campo che mette insieme raccolta e gestione automatica dei dati e agricoltura di precisione, è dunque una realtà ben presente.

In Italia non si può dire certo lo stesso visto che secondo lo stesso governo meno dell'1% della superficie agricola nostrana viene gestita con tecnologie di precision farming. Per alcuni si tratta di un non problema, visto che l'agricoltura italiana ha una dimensione familiare e artigianale che la rendono unica. Ma per molti altri restare ancorati a modelli ormai datati significa voltare le spalle all'innovazione e, nel lungo periodo, soccombere.

Che cosa si può fare dunque per spingere le imprese agricole ad adottare un approccio 4.0 all'agricoltura?


Ecco 14 idee per sostenere l'agricoltura 4.0

Aiuti Pac. E' innegabile dirlo, molti agricoltori prendono decisioni non per rispondere al mercato o per valorizzare le specificità del territorio, quanto per ottenere i premi Pac. La Politica agricola comune è in grado di sostenere nuovi approcci all'agricoltura (basti pensare al biologico o alla minima lavorazione) e dunque anche un paradigma 4.0.

Soluzioni semplici... C'era una battuta che girava durante il World Agri-Tech Innovation Summit di Londra (evento dedicato all'innovazione in agricoltura di cui AgroNotizie è partner): utilizzare una piattaforma di precision farming non deve essere più complicato che resettare l'orologio del forno. Parola d'ordine è dunque 'semplicità'.

…a basso costo... L'altra caratteristica delle soluzioni di agricoltura 4.0 deve essere il costo ridotto. In un momento di crisi, in cui per certe colture un investimento di cento euro ad ettaro fa sballare i conti, l'agricoltore non deve fare investimenti importanti. Facile nel caso di una app, più difficile se occorre acquistare un nuovo trattore.

…e che si ripagano da sole. Non c'è miglior biglietto da visita per una nuova tecnologia del fatto di ripagarsi da sola grazie ad aumenti di produzione o riduzione degli input necessari.

Sempre più contoterzismo. L'Italia è in cima alla classifica per numero di trattori in circolazione (1,6 milioni). Tanti trattori, tanto vecchi. E infatti solo le grandi aziende possono permettersi di rinnovare il parco mezzi, mentre per i piccoli agricoltori deve essere il contoterzista il punto di riferimento per avere accesso alle nuove tecnologie.

Passare dal possesso all'utilizzo. Visto che le attrezzature si fanno sempre più innovative e costose sarebbe buona cosa se gli agricoltori cambiassero approccio: dal possesso all'utilizzo. Un po' come si fa con il car sharing: non compro una auto ma la utilizzo quando mi serve. Nel caso di trattori e delle attrezzature qui e qui ci sono un paio di realtà interessanti.

Formazione ad hoc. L'agricoltura 4.0 richiede figure professionali che fino a pochi anni fa non esistevano. E' bene dunque che università e istituti tecnici inizino (qualcuno già lo fa) a diplomare gli agricoltori e i consulenti del domani. Ragazzi che sappiano di meccatronica, di sensori, di algoritmi e Gis (Geographic information system).

Connettività in campagna. Basta uscire dai centri abitati per tornare all'epoca della pietra in termini di connessione ad internet. In tasca gli agricoltori hanno strumenti potentissimi, i loro smartphone, che però diventano costosi gingilli se non sono connessi ad internet. La diffusione del 5G nelle zone rurali deve dunque essere una priorità se si vuole davvero sostenere un'agricoltura digitale.

Il passaparola. Non c'è nulla di più efficace del passaparola per sostenere l'adozione di una nuova tecnologia. Ogni agricoltore sa che cosa fa il suo vicino, si confronta con gli amici e al bar la sera racconta la propria giornata. Avere delle aziende pilota, sparse sul territorio, che implementino le nuove soluzioni di agricoltura digitale può essere un modo per sostenere il cambiamento.

Manutenzione e furti. Quando un agricoltore valuta l'acquisto di un nuovo strumento, come una semplice capannina meteo, pensa a due cose oltre al costo: la manutenzione necessaria e il rischio furto. Se uno strumento richiede attenzioni particolari o ha bisogno banalmente di energia elettrica per funzionare, l'adozione è disincentivata. Ancora di più se la costosa apparecchiatura può essere asportata senza troppi problemi da un malintenzionato.

Nuovi business model. Una strada per evitare che l'agricoltore apra il portafogli è che qualcuno paghi per lui. In questo articolo ad esempio abbiamo parlato della possibilità che a fornire piattaforme di agricoltura digitale siano aziende che producono agrofarmaci, fertilizzanti, attrezzature oppure banche e assicurazioni.

Barriera culturale degli agricoltori... Molti agricoltori ritengono che digitale e agricoltura non si sposino bene. E' un preconcetto (che non sempre coincide con l'età anagrafica del conduttore) che deve essere abbattuto, anche attraverso campagne di comunicazione, per permettere il cambiamento.

…e dei consumatori. Oggi chi fa la spesa vuole prodotti naturali e sostenibili e immagina (colpa anche del marketing) un campo al tramonto con la vecchina che raccoglie a mano il grano 'come si faceva una volta'. Una immagine suggestiva, ma poco realistica. Perché oggi la sostenibilità passa da sensori e droni ed è bene che anche il consumatore, che in fin dei conti detta le regole, ne sia consapevole.

Sostegno alle startup. L'innovazione passa dalle aziende e dai centri di ricerca pubblici e privati, ma anche dalle startup. Un paese che guarda al futuro del suo sistema produttivo sostiene il lavoro delle startup che per il loro dinamismo e vicinanza agli agricoltori sono una fonte di soluzioni efficaci e a basso costo.

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