A due anni dai terremoti che tra il 24 agosto e il 30 ottobre del 2016 colpirono il Centro Italia, restano difficili le condizioni di vita e di lavoro degli agricoltori che sono rimasti nelle campagne.

Un territorio, quello coinvolto dal sisma, che vede coinvolti 131 comuni tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo per un totale di oltre 25mila aziende agricole, molte delle quali zootecniche con un carico di bestiame di circa 100mila capi, tra vacche, pecore e maiali.

Una realtà quella della dell'agricoltura nelle zone terremotate, che ha continuato ad andare avanti nonostante tutto, nonostante i crolli, il maltempo e i ritardi e le inefficienze organizzative e burocratiche.

Una realtà che ha permesso un costante presidio del territorio, che si sta opponendo al rischio dell'abbandono e dello spopolamento delle aree colpite, e che continua a produrre cibo e prodotti tipici, nonostante una enorme perdita economica.

Secondo una stima della Coldiretti, dal 2016 ad oggi le aziende delle zone colpite hanno perso oltre 500 milioni di euro, solo considerando la perdita di produzione e il calo delle vendite, senza contare i danni strutturali alle abitazioni e alle infrastrutture aziendali.

A pesare anche il crollo dei mercati locali e delle vendite sul territorio che sono calate del 70% a causa dello spopolamento dei paesi colpiti e del blocco dei flussi turistici.

Una situazione che ha visto un lieve miglioramento nel 2017 per l'aumento delle produzioni agricole, ma che fanno comunque registrare un calo del Pil agricolo delle regioni colpite. Cali che per l'Umbria e per le Marche sono stati valutati rispettivamente del 13% e del 6%, con la zootecnia come comparto più colpito con perdite che nella sola produzione di latte sono state stimate fino al 20%.

In affanno anche i 444 agriturismi presenti nella zona, che hanno visto calare le prenotazioni oltre magari a non poterne ricevere per mancanza di locali agibili. Un calo di movimento turistico che nelle regioni colpite si è sentito anche in aree non coinvolte dal sisma e perfettamente sicure e funzionanti.

Ma in questi anni non sono mancate le iniziative di solidarietà che hanno portato a donare fieno, mangimi, gasolio e anche pecore da parte degli agricoltori di altre zone d'Italia, come anche la messa a disposizione dei posti stalla per ospitare gli animali 'sfollati' in attesa della realizzazione delle strutture provvisorie.

Tra le ultime iniziative per rilanciare l'economia agricola delle zone colpite c'è anche il progetto di Cia e JP Morgan che ha realizzato il marchio 'Prodotti dell'Appennino' per vendere i prodotti agroalimentari di qualità delle zone terremotate su grandi piattaforme di vendita online come Amazon e Ufoody.

Una solidarietà che ha avuto espressioni anche istituzionali, con la donazione da parte delle regioni non colpite di parte dei fondi, 261 milioni di euro, dei loro Psr per poter potenziare le dotazioni dei Piani di sviluppo rurale delle quattro regioni colpite, permettendo anche la realizzazione di bandi ad hoc, come quello ancora aperto nelle Marche che prevede finanziamenti a fondo perduto per il primo insediamento di giovani in zona sisma che inizino a gestire un'attività nelle zone colpite.

E altre forme di vicinanza sono state le molte visite istituzioni nelle aree colpite come quella del ministro Centinaio di questi giorni e altre iniziative portate avanti dalle associazioni di categoria, come la riunione organizzata dalla Coldiretti del Lazio sul tema del rilancio delle zone colpite realizzata ad Amatrice o la decisione di Copagri di organizzare la sua festa nazionale nelle Marche, nell'Abbadia di Fiastra, un luogo ancora inagibile, scelto proprio per focalizzare l'attenzione su quanto ancora rimane da fare in queste zone.