Quanto incidono le bufale nell'economia agricola? Non parliamo di bovini, ma delle cosiddette fake news: notizie false, travisate, tendenziose,  modificate, artatamente elaborate.
Pare che una bufala su tre riguardi il cibo. Il cibo è big business e quindi terreno per giochi che possono anche essere "sporchi". Ci viene in mente per esempio la falsa notizia data lo scorso anno dal britannico Guardian a riguardo del Prosecco, imputato di danneggiare seriamente i denti, notizia poi prontamente smentita: pare che la cosa sia stata messa in giro da competitor particolarmente agguerriti dei produttori veneti. 

La cattiva informazione può valere cifre importanti. Spostare un punto percentuale per esempio del consumo di frutta su di un altro prodotto alternativo (gelati, merendine…) a occhio e croce in Italia vale sui 300 milioni di euro.
La stessa considerazione vale per prodotti che oggi hanno problemi seri di calo di consumo: il latte per esempio. Certo alcune persone possono avere problemi di intolleranza al lattosio però è stato dimostrato che, tante altre, hanno erroneamente eliminato latte e latticini per semplice disinformazione.
Pensiamo ancora al mercato degli integratori alimentari, spesso totalmente inutili se si segue una dieta equilibrata.

E nelle fake news possono cadere tutti, anche i produttori agricoli. Teresa Diomede mentre stava raccogliendo in tutta serenità la sua uva da tavola in quel di Rutigliano ha appreso dai social che la campagna era stata drammaticamente compromessa dal mal tempo; una fake news che poteva pregiudicare il mercato per cui aveva lavorato un anno.
La tosta Teresa ha quindi deciso di organizzarsi un suo convegno sulle fake news (a Conversano, Grand Hotel D'Aragona, il prossimo 21 settembre).
Quando (anche) l'informazione arriva direttamente dal produttore.