La vendemmia anche al Nord Italia entra nella sua fase clou, con l'attenzione posta al cielo per le condizioni climatiche che influiranno sull'ultima parte della raccolta, quella legata alle uve tardive. Le prospettive sono comunque per una buona vendemmia, e l'incremento medio nazionale del 15% dovrebbe alla fine attestarsi tale anche nelle principali regioni vitivinicole del Nord Italia. Monito importante anche per le quotazioni, che vedono mercati ancora abbastanza incerti e tendenzialmente ancora ribassisti.

In seguito AgroNotizie ha fatto una panoramica sulle principali regioni vitivinicole del Nord Italia, con un focus su come è andata la partenza e su come sta procedendo la campagna.

In Veneto la vendemmia è partita a macchia di leopardo. Per quanto riguarda la zona del Veronese, ci sono stati danni ingenti a cavallo fra fine agosto e inizio settembre a causa di bombe d'acqua che hanno attaccato nel momento clou dell'inizio di raccolta dell'uva. "Il prestigio della denominazione coinvolta nella zona della Valpolicella e di Soave è unico nel mondo" ha commentato il governatore della regione Luca Zaia. "Ai danni dovuti all'impraticabilità delle campagne, si sono aggiunti quelli ai vigneti. Faremo la conta alla fine, con attenzione particolare alle ricadute sulla vendemmia, in un'area così fortemente vocata. Ma è chiaro che ci sono ripercussioni negative".

Sul fronte del Prosecco, la vendemmia 2018, come stimato dai tecnici del Consorzio del Docg di Conegliano Valdobbiadene, è partita con circa una decina di giorni in anticipo rispetto alla media degli ultimi anni. Con un inverno freddo ma non rigido, una primavera fresca e un'estate con temperature abbastanza elevate ma con precipitazioni frequenti, la maturazione delle uve è stata ottima. Le prospettive sono per un livello qualitativo molto elevato.

Anche in Emilia Romagna le prospettive per questa vendemmia sono buone, con stime quantitative in crescita rispetto all'anno scorso, dopo che era stato fatto segnare un -23% rispetto al 2016. Si dovrebbe così tornare su livelli quantomeno di normalità, con passi in avanti importanti sul fronte qualitativo. "Il periodo di inizio raccolta ad agosto è stato anticipato di una decina di giorni - sottolinea la Coldiretti Emilia Romagna - dopo le prime uve come Pinot e Chardonnay, sono partiti i grandi classici bianchi come l'Albana, il Trebbiano e il Pignoletto, mentre verso metà settembre arriveranno Sangiovese, Lambrusco e Merlot, con il Cabernet che chiude la vendemmia".

La stima produttiva si attesta sui 7 milioni di quintali; a livello geografico prospettive stabili per le province di Ferrara, Piacenza e Parma, mentre dovrebbe crescere la produzione di Lambrusco sia a Modena che a Reggio Emilia (+15%). Nel bolognese, le stime vedono al ribasso i rossi e in aumento i bianchi.

Un monito sui prezzi lo fa invece la Confagricoltura regionale. "Da gennaio è iniziato il trend negativo - sottolinea Andrea Betti, titolare di un'azienda vitivinicola e neopresidente di Confagricoltura Ravenna - attualmente  i prezzi si erano attestati sui 45 euro al quintale, ma dal momento che la produzione è prevista in crescita, le quotazioni potrebbero scendere fino a 30-32 euro".

Regna l'ottimismo anche in Piemonte. La vendemmia alla fine dovrebbe dare soddisfazioni per un ritorno di una produzione normale, con crescite mediamente del 15-20%. Nel grande comprensorio dell'Asti Docg le prospettive per le rese sono intorno ai 90 quintali per ettaro, in forte crescita rispetto ai 75-78 del 2017.

Nell'altra grande area di produzione altamente qualitativa, ovvero quella delle Langhe dove si producono eccellenze come il Barolo e il Barbaresco, l'auspicio è quello di recuperare perlomeno il prodotto mancante dell'anno scorso, elevandone la qualità.
Aumenti produttivi previsti anche in Lombardia, con la zona del Franciacorta che si aspetta una produzione in crescita del 20%.