Con settembre si va a chiudere la stagione della frutta estiva, che dagli operatori può essere definita a luci e ombre, con note positive e altre meno.
Al Nord Italia la frutta estiva si concentra in particolare fra la Romagna e il Veneto, con pesche, nettarine, albicocche e susine i prodotti cardine dell'offerta ortofrutticola di stagione. Analizzando i trend di mercato per ogni coltura possiamo annotare come l'andamento, in particolare per pesche e nettarine e albicocche, sia stato un po' altalenante.

"A livello di reddito – spiega Giancarlo Minguzzi, presidente di Fruitimprese Emilia Romagna e dell'Op Minguzzi - per esempio per pesche e nettarine, si può considerare positivo per le varietà precoci, a maggio e giugno, e per le varietà più tardive di fine agosto e inizio settembre. Nella parte centrale da inizio luglio fino a metà agosto si è invece fatta sentire, come ormai consuetudine, la pressione del prodotto greco e spagnolo".
Storia ormai vecchia di alcuni anni questa del calo delle quotazioni con la sovrapposizione dell'offerta da parte di competitor con prodotto a prezzi inferiori.

Secondo i dati di Ismea mercati, le nettarine a pasta gialla, fra le più importanti commercializzate, sono partite a maggio con quotazione a 1,2 euro/kg, scendendo poi a giugno sul livello 0,70-0,75 euro/kg e toccando il punto più basso a luglio, intorno ai 60 centesimi, per poi risalire a fine agosto verso i 70 centesimi al chilo.
A luglio è andata meglio alle nettarine a pasta bianca, che erano partite con 0,60 euro/kg a giugno, per poi salire verso la soglia dei 0,80 euro/kg a luglio per poi stabilizzarsi intorno ai 70 centesimi al chilo.

Sul fronte delle pesche gialle, i prezzi erano partiti galvanizzati ponendosi su 0,85-0,9, per poi scendere fino ai 0,60 euro/kg, mentre per le varietà bianche c'è stata una prima discesa a giugno fino a 0,55 euro/kg, per poi risalire e stabilizzarsi intorno ai 65-70 centesimi al chilo. Sul fronte delle albicocche la partenza a maggio era stata importante, con prospettive sui 1,20 euro/kg per poi scendere fino ai 50-60 centesimi. Nella seconda parte di estate invece i prezzi sono risaliti fino agli 0,80-0,90 euro/kg.

"A livello produttivo abbiamo avuto una produzione inferiore allo scorso anno, specialmente in Emilia Romagna – sottolinea Minguzzi – sia in Italia che all'estero continua poi una richiesta di prodotto di qualità che non sempre sappiamo offrire. Dobbiamo lavorare per adeguare al meglio l'offerta alle richieste del mercato, specialmente dall'estero".

Per quanto riguarda le susine, conclude Minguzzi, "la commercializzazione procede al meglio, mentre nella seconda settimana di settembre inizia la raccolta della varietà Angeleno, le cui quantità sono previste in calo rispetto all'anno scorso sia in Italia, ma soprattutto in Spagna, per questo ci aspettiamo che i prezzi rimangano sostenuti".
Secondo i dati Ismea, le susine hanno guadagnato circa il 20% rispetto alle quotazioni 2017, ponendosi mediamente sui 0,70-0,80 euro/kg.

"Stiamo parlando di situazioni di mercato normale, accettabile, non si può dire certamente ottimo – commenta il presidente di Cia Romagna e imprenditore ortofrutticolo Danilo MisirocchiI prezzi si sono adeguati all'importante mancanza di prodotto in particolare sulle albicocche, e, in misura minore, su pesche e nettarine. Il calo di produzione è dovuto in particolare alla forte siccità dell'anno scorso e alle gelate dello scorso marzo. Queste calamità hanno inciso sul reddito, senza dimenticare il persistente problema della cimice asiatica e di altre calamità dannose".

"Il problema è la copertura di questi fattori che incidono sul reddito dell'azienda agricola – precisa Misirocchi – purtroppo gli ostacoli burocratici della macchina amministrativa causa tempi molto lunghi per le erogazioni dei contributi per le assicurazioni, generando difficoltà di liquidità alle aziende".