La tanto attesa sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea sulle New breeding techniques (Nbt) è finalmente arrivata. I giudici di Lussemburgo, smentendo il parere dell'avvocato generale della Corte stessa, hanno deciso che gli organismi ottenuti mediante mutagenesi sono di fatto Ogm e quindi ricadono nella relativa normativa. Una sentenza con conseguenze importanti per l'agricoltura italiana ed europea e che ha visto il plauso di Coldiretti, contrari invece Confagricoltura e Copagri.


Cosa dice la sentenza

I giudici europei, con sentenza nella causa C-528/16 (qui il testo completo), hanno stabilito che gli organismi ottenuti mediante mutagenesi (la modifica cioè del Dna di un organismo vivente senza l'introduzione di materiale genetico proveniente da un'altra specie) sono Ogm "nei limiti in cui le tecniche e i metodi di mutagenesi modificano il materiale genetico di un organismo secondo modalità che non si realizzano naturalmente".

Per i giudici europei dunque sono soggetti alla normativa europea sugli Organismi geneticamente modificati tutti quegli organismi che sono frutto di processi o tecniche non 'naturali'. In questo senso le New breeding techniques (di cui abbiamo parlato approfonditamente in questo articolo) non possono essere considerate esenti dalla normativa Ogm.

La Corte però ci tiene a precisare che "dalla direttiva sugli Ogm emerge che quest'ultima non si applica agli organismi ottenuti per mezzo di determinate tecniche di mutagenesi, ossia quelle che sono state utilizzate convenzionalmente in varie applicazioni con una lunga tradizione di sicurezza". Questo per evitare che varietà di piante oggi coltivate da anni, come il grano Creso (una cultivar ottenuta tramite mutagenesi indotta da una irradiazione combinata di neutroni e raggi gamma) ricadessero nella normativa sugli Ogm.

Riguardo alle New breeding techniques, la Corte sottolinea come "i rischi legati all'impiego di tali nuove tecniche di mutagenesi potrebbero risultare simili a quelli derivanti dalla produzione e dalla diffusione di Ogm tramite transgenesi". E per questo i giudici, rifacendosi al principio di precauzione, ritengono che "la direttiva sugli Ogm si applica anche agli organismi ottenuti mediante tecniche di mutagenesi emerse successivamente alla sua adozione".

A differenza di quanto deciso negli Stati Uniti dunque, i giudici della Corte Ue hanno stabilito che gli organismi ottenuti tramite le Nbt di fatto devono ricadere all'interno della normativa sugli Ogm. Quanto ai motivi di questa equiparazione, i giudici Ue si limitano a dire che "la modifica diretta del materiale genetico di un organismo tramite mutagenesi consente di ottenere i medesimi effetti dell'introduzione di un gene estraneo nell'organismo (transgenesi) e in quanto tali nuove tecniche consentono di produrre varietà geneticamente modificate a un ritmo e in quantità non paragonabili a quelli risultanti dall'applicazione di metodi tradizionali di mutagenesi".

Se da un lato i giudici ritengono di aver salvaguardato "la salute umana e l'ambiente" dall'altro hanno di fatto messo la parola fine al miglioramento genetico attraverso tecniche come il genome editing. Tecniche sulle quali anche il Mipaaf aveva deciso di investire stanziando anche 21 milioni di euro nell'ambito di un progetto di miglioramento genetico delle colture importanti per il made in Italy coordinato dal Crea.

Le potenzialità delle Nbt si scontrano dunque con una burocrazia che di fatto mette fuori gara le piccole imprese e rende insostenibili gli investimenti sulle colture minori. La direttiva che regola gli Ogm prevede infatti che questi organismi siano autorizzati dopo una valutazione dei rischi che possono rappresentare per la salute umana e l'ambiente e li sottopone a requisiti di tracciabilità, di etichettatura e di monitoraggio.


L'antefatto: il ricorso francese della Confédération paysanne

Ma perché la Corte di giustizia dell'Unione europea si è espressa su questa materia? A chiedere l'intervento degli eurotogati sono stati i giudici francesi chiamati a dirimere una vertenza sollevata dalla Confédération paysanne (sindacato agricolo transalpino guidato dal carismatico José Bové) e da altre otto associazioni. Questi soggetti avevano adito al Consiglio di Stato francese ricorrendo contro la normativa nazionale che esenta gli organismi ottenuti mediante mutagenesi dagli obblighi imposti dalla direttiva sugli Organismi geneticamente modificati.

La Confédération paysanne e le altre associazioni invocano il fatto che le tecniche di mutagenesi sono cambiate col tempo. Prima dell'adozione della direttiva sugli Ogm, si utilizzavano solo metodi di mutagenesi tradizionali o casuali applicati 'in vivo' su piante intere. Il progresso tecnico ha poi portato all'emergere di tecniche di mutagenesi 'in vitro' che consentono di procedere a mutazioni mirate. Per i ricorrenti dunque l'utilizzo delle nuove tecnologie di manipolazione genetica comporta un rischio di danni importanti per l'ambiente così come per la salute umana e animale alla stessa stregua degli Ogm ottenuti attraverso transgenesi.
 

Le reazioni alla sentenza della Corte Ue

Coldiretti
"Lo studio e l'impiego di ogni nuova tecnologia che aiuta ad esaltare la distintività del nostro modello agroalimentare, il made in Italy e i suoi primati di biodiversità, possono essere approfonditi e valutati solo nel rispetto del principio di precauzione, della sostenibilità ambientale, del libero accesso al mercato, della reversibilità e della necessità di fornire una risposta alle attese dei consumatori", afferma Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, nel commentare la sentenza della Corte di giustizia dell'Ue.

"Anche le nuove tecniche dunque - sottolinea la Coldiretti - non possono essere esonerate da un esame approfondito dei rischi ai fini dell'emissione deliberata nell'ambiente e dell'immissione in commercio in quanto simili a quelle della transgenesi".

Confagricoltura
"Siamo profondamente sorpresi per l'odierna sentenza della Corte di giustizia dell'Ue che, ribaltando il parere depositato a gennaio dall'avvocatura generale, ha stabilito come in linea di principio gli organismi ottenuti mediante nuove tecniche di mutagenesi siano Ogm", fa sapere Confagricoltura.

Le nuove biotecnologie, a parere di Confagricoltura, possono contribuire alla riduzione degli sprechi alimentari, a garantire una produzione alimentare sostenibile, a tutelare le nostre produzioni tipiche, oggi minacciate da malattie di difficile controllo, in continua evoluzione, e dai cambiamenti climatici.

Copagri
"Speravamo in una sentenza del tenore opposto, dal momento che la tecnica della selezione vegetale della mutagenesi, al contrario di altre quali la transgenesi, è un procedimento che consente di modificare il genoma di una determinata specie senza ricorrere a corredi genetici estranei", afferma il presidente della Copagri Franco Verrascina, per il quale si tratta di una "occasione persa per l'agricoltura".

"Continuare a parlare di Ogm, invece, significa concentrare l'attenzione su una tecnologia sempre più datata, sottovalutando le nuove frontiere della ricerca, fondamentali per un'agricoltura più sostenibile dal punto di vista ambientale e della sicurezza alimentare", rimarca il presidente.

"I nuovi metodi di innovazione vegetale, infatti, forniscono un importante contributo per soddisfare le richieste dei consumatori, per ridurre gli sprechi alimentari e per garantire una produzione alimentare sostenibile, oltre a permettere di sviluppare varietà più resistenti ai cambiamenti climatici e in grado di adattarsi meglio alle esigenze degli agricoltori", continua Verrascina, ribadendo la necessità di "lavorare per concretizzare un rapporto stretto e continuativo tra il mondo della ricerca e quello della produzione agricola".

Slow food
"Quella di oggi è una sentenza storica sulla quale però dobbiamo vigilare a livello nazionale affinché anche in Italia ci sia un allineamento tra Nbt e Ogm e non si creino scappatoie dovute a interpretazioni discutibili. Tuttavia, se non fossero state equiparate agli Ogm sarebbe stato devastante per la trasparenza nei confronti dei cittadini e l'agricoltura di piccola scala rispettosa dell'ambiente e della biodiversità", ha dichiarato Francesco Sottile del Comitato esecutivo di Slow food Italia.

Assobiotec-Federchimica
"A seguito di questa sentenza, gli strumenti di estrema precisione del gene editing che, a differenza degli Ogm, consentono di evitare l’inserimento di Dna estraneo in una coltura, accelerando enormemente il lavoro di miglioramento genetico, si trovano a dover seguire un processo di autorizzazione penalizzante, in termini di costi, complessità delle procedure e di tempi di valutazione, allontanandoci dal futuro. Una situazione che va a colpire duramente le forme di agricoltura specializzate. La ricerca italiana rischia di non poter utilizzare sul campo il lavoro fin qui svolto, con ripercussioni sulla parte più avanzata e moderna dell'agricoltura nazionale" ha affermato Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec, l'Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica.