Si torna a parlare di tabacco in Umbria in un convegno incentrato sulle prospettive e lo sviluppo della coltura e, allo stesso tempo sulla prevenzione del rischio da fumo.

'Il tabacco in Umbria tra innovazione, tradizione e tutela della salute', è stato il titolo di questo convegno organizzato da Coldiretti Umbria e Philip Morris Italia, a cui hanno partecipato la presidente della regione Umbria, Catiuscia Marini, l'assessore all'Agricoltura Fernanda Cecchini, la presidente dell'assemblea legislativa dell'Umbria Donatella Porzi, il presidente dell'Organizzazione nazionale dei tabacchicoltori Gennaro Masiello e anche rappresentanti del mondo clinico e scientifico.

Per la presidente Marini, l'Umbria si propone come un piccolo laboratorio di esperienze sul versante della riduzione del danno derivante dal fumo salvaguardando sempre però la produzione di un tabacco di qualità che rappresenta tuttora una componente molto importante dell'agricoltura della regione.

Una regione che vede una grande produzione di tabacco, con oltre 5.800 ettari a coltura, e una percentuale di fumatori più alta di 8 punti percentuali rispetto alla media nazionale.
In tutta Italia infatti il 23% delle persone fuma, mentre in Umbria la percentuale è del 31%.

Due aspetti, la produzione e l'uso del tabacco, che vengono sempre tenuti in considerazione, come ha ribadito la presidente della regione. E in quest'ottica per Marini l'iniziativa di Coldiretti e di Philip Morris consente di lavorare in piena sinergia, coscienti che ormai la strada dell'innovazione, in agricoltura, nella trasformazione dei prodotti e nella prevenzione della salute, è sempre più indispensabile.
E per questo il piano regionale di prevenzione, come ha spiegato, contiene la previsione di azioni sul territorio e sulle produzioni che riducono l'impatto sull'ambiente, sulla salute dei lavoratori, ma anche delle comunità intere che vivono nella zone cosiddette tabacchicole.

Anche perché, come ha detto Marini, una rimozione delle colture di tabacco, dall'Umbria o dall'Europa, costituirebbe solo un danno economico, dal momento che la produzione verrebbe spostata in altre zone del mondo, e il rischio da fumo non diminuirebbe.

E per farlo occorre un accordo prima di tutto nella filiera agricola e poi con le realtà della ricerca scientifica per individuare le modalità migliori che possano dare un contributo alla riduzione del danno.

Una filiera che in Umbria si sta già evolvendo, con un accordo, promosso da Coldiretti e Philip Morris Italia che dal 2011 acquista direttamente dagli agricoltori umbri il 35% del prodotto regionale, promuovendo una filiera corta a vantaggio della competitività e redditività del settore tabacchicolo.

Un accordo che prevede anche un miglioramento nell'impatto ambientale, con l'uso della lotta integrata e la riduzione degli input, come la dismissione dei formi essiccatori a gasolio, che stanno venendo sostituiti da quelli a biomasse per diminuire le emissioni di CO2.

Innovazioni portate avanti anche con la collaborazione dell'università di Perugia, a cui si somma inoltre il valore degli acquisti, da parte di Philip Morris International, di tecnologie e macchinari per la coltivazione e cura del tabacco da aziende umbre, il cui valore complessivo negli ultimi 3 anni ammonta a ulteriori 25 milioni di euro.