Nel Mezzogiorno d'Italia, dove la stagione irrigua è ormai in pieno svolgimento, c’è un po' d'acqua in più rispetto allo scorso anno: evento previsto da AgroNotizie già qualche tempo fa, grazie alle precipitazioni sopraggiunte da novembre in poi e alla neve portata da Burian. Ma non mancano, come si può leggere nell’altro articolo di oggi, i problemi per gli agricoltori che devono portare avanti mais, orti, fruttifere e altre produzioni, dovuti a vicende indipendenti dalla scarsità di risorsa idrica e più che altro relativi ad una gestione ancora da ottimizzare.
Unica eccezione la Sicilia, dove al 1° luglio 2018 si registra il 2% di acqua in meno dell'anno prima, ma si è lavorato con successo per soddisfare la domanda irrigua della piana di Catania.

Ad aiutare molto sono stati il clima, le temperature più miti e le frequenti piogge primaverili protrattesi fino a giugno, in qualche caso a luglio, che hanno favorito una minor domanda di acqua per irrigazione, contribuendo a mantenere i livelli dei bacini più elevati. Ma il raggiungimento di livelli ottimali e di sicurezza è ancora lontano: il Mezzogiorno è dotato di un sistema di bacini a gestione pluriennale e di falde che si ricaricano lungo un sentiero temporale di almeno tre anni. Ad evitare l’emergenza viene in aiuto anche la recente esperienza della scorsa estate, legata ad una gestione ottimale della risorsa, imposta dalla scarsità.
 

Puglia, Occhito è sotto controllo

Il Consorzio per la bonifica della Capitanata ha registrato il 9 luglio 2018, lungo l’invaso formato dalla diga di Occhito sul fiume Fortore, in provincia di Foggia, un livello delle acque di 189,01 metri sul livello medio del mare, rispetto ai 187,72 metri registrati nella stessa data del 2017. In questo bacino, che ha una potenzialità teorica d’invaso da 333 milioni di metri cubi d’acqua, l’ente di gestione riscontra il 9 luglio un volume disponibile di oltre 167,3 milioni di metri cubi, a fronte di 250 milioni di metri cubi di capacità utilizzabile, contro i 154,4 rilevati nello stesso giorno dello scorso anno. Situazione sotto controllo, grazie alle buone pratiche agronomiche raccomandate dal Consorzio per le ortive e ad una gestione delle acque basata sul telecontrollo, ma i livelli non sono molto diversi da quelli di un anno fa e necessitano della dovuta attenzione.
 

Basilicata e Campania, livelli in crescita per i bacini maggiori

Dal maggior bacino della provincia di Foggia a quello più grande della Basilicata, quello di Monte Cotugno, con una potenzialità di 497 milioni di metri cubi, per il quale il 9 luglio scorso il centro di telecontrollo dell’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia rileva la quota del pelo dell’acqua a 237,88 metri sul livello medio del mare, contro i 230,50 metri del 9 luglio 2017. Anche in questo caso il riscontro sulla riserva idrica è positivo: il 9 luglio scorso sono infatti presenti oltre 256,6 milioni di metri cubi d’acqua - oltre la metà del potenziale - contro gli appena 169 milioni dello scorso anno.

Anche il secondo bacino della Basilicata, quello del Pertusillo, forte di una potenzialità di 155 milioni di metri cubi, il 9 luglio scorso è attestato ad oltre 130,8 milioni di metri cubi - quasi l’84% del potenziale - contro i 93,3 milioni di metri cubi del 9 luglio 2017. In questo caso la superficie dell’invaso raggiunge i 528,03 metri sul livello medio del mare di quota, contro i quasi 522 metri registrati alla stessa data dello scorso anno.

All’invaso di San Giuliano, sempre gestito dall’Eipli, oltre 94 milioni di metri cubi di capacità, il 9 luglio il centro di telecontrollo di Ginosa rileva ben 66,7 milioni di metri cubi d’acqua, contro i 42,2 di un anno fa, e un livello delle acque attestato a 99,6 metri sul livello medio del mare, contro i 101 metri della linea di massimo invaso.

L’Eipli gestisce e controlla in Campania il bacino di Conza della Campania, importante perché fa da spia per le condizioni degli acquiferi della Campania meridionale: a fronte di una capacità di 61,8 milioni di metri cubi, il 9 luglio scorso vi si trovavano 43,8 milioni di metri cubi: qualcosa come il 70% del potenziale. E molti in più di un anno prima, quando se ne misuravano 35,4.
 

Calabria, non ci sono dati

In Calabria non sono diffusi dati ufficiali sulle riserve dei laghi della Sila, anche se a giudicare dall’accordo intervenuto tra Regione Calabria e A2A, di cui si parla nell’altro articolo, non dovrebbero esserci problemi di particolare rilievo.
 

Sardegna, c'è molta più acqua di un anno fa

In Sardegna ieri, l’Agenzia regionale del distretto idrografico dell’Isola ha diffuso i dati sui bacini idrici aggiornati al 30 giugno 2018: nei 34 invasi sardi risultano immagazzinati 1493,36 milioni di metri cubi d’acqua, pari all’84,62% della capacità, contro i 1204,89 milioni del 30 giugno 2017, quando il sistema di invasi era al 68,27% . Al momento, secondo l’agenzia, vige il mero livello di preallerta per la siccità o livello di vigilanza: quello al quale “E’ necessario monitorare i parametri climatici per stimare con prontezza l’innesco di eventuali fluttuazioni; nel contempo è opportuno controllare i consumi portandoli ad un primo livello di riduzione che non determina svantaggi agli utenti”.
 

Sicilia, peggio di un anno fa, ma risolta l'arsura della piana di Catania

La Regione Siciliana ieri ha diffuso i dati dell’Osservatorio risorse idriche, aggiornati al 1° luglio 2018: situazione complessivamente peggiore di un anno fa, ma di poco, con appena 461,63 milioni di metri cubi d’acqua disseminati nei 24 bacini dell’isola: pari al 2% in meno rispetto al 1° luglio 2017, quando si contavano 471,64 milioni di metri cubi. In compenso, gli interventi di riparazione dell’acquedotto irriguo della Piana etnea hanno consentito di convogliare le acque della diga Nicoletti verso il comprensorio dell’Ogliastra, mitigando di molto gli effetti della siccità nella provincia di Catania, dove nella scorsa estate erano stati ingenti i danni agli agrumeti, derivanti dalla scarsità di risorsa idrica.