A proposito di Programmi di sviluppo rurale si parla spesso di soglia di disimpegno automatico da azzerare da parte delle regioni entro il 31 dicembre 2018, al fine di non vedersi decurtare il budget. E’ un obiettivo sicuramente fondamentale, ma non è il solo. Perché ogni regione, per vedersi assegnare la premialità in termini di maggiori fondi, pari a complessivi 625 milioni di euro, che saranno ripartiti per priorità, dovrà riuscire a centrare l’ulteriore obiettivo dell'attuazione della riserva di performance.

Secondo il recente studio di Rete rurale nazionale "Disimpegno e riserva di performance: la corsa dei Psr italiani riparte nel primo trimestre 2018" , le regioni, anche quelle del Centro Sud, al netto della necessità di riuscire ad evitare il disimpegno automatico, non sono lontane dal raggiungimento degli obiettivi assegnati in termini di qualità della spesa, formulati singolarmente, da ogni autorità di gestione, in termini di obiettivi fisici e finanziari da raggiungere entro il 2018 e sulla base dell’attuazione della riserva di performance.

Anche se, al momento, risultano particolarmente penalizzati i pagamenti volti ad incentivare gli investimenti e l'innovazione delle aziende agricole. Per monitorare il raggiungimento di questo obiettivo è strategico valutare come stanno andando le singole misure che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi, fissati sulle priorità.
 

La torta della premialità da dividere a livello nazionale

Il raggiungimento degli obiettivi intermedi fissati per ciascuna priorità del Psr dagli indicatori - non solo finanziari ma anche fisici - permetterà al 31 dicembre 2018 di vedere assegnate ulteriori risorse ai programmi per un importo totale pari al 6% del budget Feasr Italia, vale a dire 625 milioni di euro complessivi, così ripartito: 226 milioni di euro destinati alla priorità 4 "Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla silvicoltura” (36,2%), 160 milioni alla priorità 2 “Potenziare la redditività delle aziende agricole e la competitività dell’agricoltura in tutte le sue forma, promuovere tecniche innovative per le aziende agricole e la gestione sostenibile delle foreste” (25,5%).

Ci sono poi altri 120 milioni di premialità appostati sulla priorità 3 “Promuovere l’organizzazione della filiera alimentare, compresa la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, il benessere animale e la gestione dei rischi nel settore agricolo”. Mentre alle priorità 5 “Incentivare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale” e 6 “Adoperarsi per l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nella zone rurali” vanno rispettivamente il 7,13% e l'11,92% delle risorse totali della riserva.
 

Da misure a Priorità: al Sud investimenti a rallentatore

La misura 13 "Indennità compensativa", con una percentuale di attuazione a livello nazionale superiore al 40% del budget assegnato e con una spesa pubblica totale rendicontata di 690,5 milioni di euro a livello nazionale, vede le regioni del Sud spingere molto su questa tipologia di spesa che contribuisce alla priorità 4: al 31 marzo 2018 il Psr Calabria ha superato l’80%, la Puglia è oltre l’85%, mentre la Sicilia è ben oltre il 64%. Va detto che mentre Calabria e Sicilia hanno già superato la soglia di disimpegno automatico, la Puglia è tra le regioni che stanno lottando per raggiungerla.

Tra le misure più gettonate a livello nazionale, seguono gli interventi per l'agricoltura biologica (misura 11) con un livello di spesa superiore al 30% e spese rendicontate a Bruxelles per 555,49 milioni di euro. Tra le regioni del Sud, quelle che si pongono all’avanguardia in questa categoria di spesa, importante per la priorità 4, sono ancora una volta la Calabria, che ha raggiunto il 42% e la Sicilia, che si colloca sopra la media nazionale con il 32%.

Gli investimenti nelle aziende agricole (misura 4), benché non raggiungano percentuali di attuazione elevate (11,62% a livello Italia), hanno comunque rilevanza in termini di risorse complessive veicolate sul territorio con circa 665,6 milioni di euro di spesa pubblica rendicontata al 31 marzo 2018. Questa misura, fondamentale per la priorità 2 vede tre regioni del Sud sopra questa già bassa asticella: Sicilia (17,68%) Puglia (12,39%) e Basilicata (12,70%). Segno tangibile che anche in regioni dove la performance complessiva di spesa va decisamente meglio, è il caso di Sicilia e Basilicata, resta un gap in termini di maggiore spesa necessaria a far salire la qualità della spesa.

In compenso la Basilicata è forte anche su un’altra misura, la 6, dedicata in parte all’ingresso dei giovani in agricoltura e in altra misura alla diversificazione, fondamentale per la priorità 2, dove la regione doppia con il 14,31% la percentuale media nazionale di spesa, ferma al 7,74%. Altro Psr che eccelle nella misura 6 è quello della Calabria, 10,86% della spesa rendicontata, che però al 31 marzo era un po’ più indietro sulla misura 4 (9,77%, meno della media nazionale). A battere tutti i record nella misura 6 è il Psr Molise; infatti, il programma di questa regione in transizione - fresco di azzeramento della soglia di disimpegno automatico - raggiunge un livello di saturazione della spesa per questa misura del 42,28%.

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