Il digitale interviene in maniera sostanziale nel garantire tracciabilità dei prodotti agroalimentari riducendo, in primis, i costi necessari per garantire la qualità dei prodotti, ma anche introducendo nuove modalità per valorizzare il prodotto. La conferma arriva dall'Osservatorio Smart AgriFood (Politecnico di Milano e Università di Brescia) che, su questo tema, dedica un approfondimento: "Coltiva dati. Raccogli valore. La trasformazione digitale dell'agroalimentare".
 

Il ruolo della tracciabilità

Dall'analisi di cinquantasette aziende prese in esame, l'Osservatorio ha rilevato come il 36% delle aziende agroalimentari abbia riscontrato riduzione di tempi e costi legati ai processi di raccolta, gestione e trasmissione dei dati rispetto alle strategie pre-innovazione digitale. Tra gli strumenti disponibili per supportare la qualità alimentare, la tracciabilità dei prodotti ricopre un ruolo fondamentale: la sua implementazione è vista non solo come l'adempimento a un "mero" obbligo legislativo ma come uno strumento per la creazione di valore aggiunto. A tale miglioramento, se ne aggiungono a cascata altri, all'interno delle diverse aree aziendali, grazie alla maggiore disponibilità di dati e informazioni e alla possibilità di ampliare i confini della tracciabilità stessa, creando e trasferendo valore lungo la filiera.
 

Le tecnologie impiegate

La fiducia delle aziende verso l'impatto delle nuove tecnologie è crescente, ma siamo ancora lontani da una piena consapevolezza delle potenzialità offerte. Se infatti l'Osservatorio rileva come l'innovazione digitale stia impattando sulla tracciabilità alimentare soprattutto grazie all'utilizzo di barcode e radio-frequency identification (32%), sistemi gestionali (32%) e piattaforme per la gestione dei big data (30%), ulteriori tecnologie come l'internet of things e la blockchain sono ancora poco esplorate (rispettivamente al 5% e 9%).
"Il dato - commentano i ricercatori dell'Osservatorio - evidenzia come, nonostante la forte attenzione da parte dei media sono ancora in larga parte da comprendere i benefici che è possibile ottenere".
 

Il caso Oleificio Zucchi

Esempio di felice connubio fra nuove tecnologie applicate a pratiche di tracciabilità e sostenibilità, è quello dell'Oleificio Zucchi. L'azienda ha innovato la sua proposta di qualità portando sul mercato il primo olio di oliva extravergine certificato sostenibile e completamente tracciato.

L'innovazione digitale è stata determinante nello sviluppo del progetto, permettendo la raccolta di una grande mole di dati provenienti da tutti gli attori della filiera e relativo a tutte le fasi che rispettassero i 150 requisiti richiesti dal disciplinare di produzione. La soluzione sviluppata è il portale per l'inserimento dei dati messo a disposizione di tutti gli operatori aderenti al progetto da Oleificio Zucchi. Il portale si integra inoltre con le piattaforme Erp e logistiche dell'azienda, così da completare il percorso del prodotto. Il digitale impatta anche nella comunicazione con il consumatore finale, che può conoscere tutte le informazioni relative alla bottiglia di olio extravergine che ha acquistato inserendo, sul sito, il codice posto sulla confezione.
 

Il caso Almaviva-Mipaaf-Gruppo italiano vini

Numerosi sono i segnali che confermano un'attenzione crescente al tema tracciabilità, come la recente presentazione del progetto frutto della collaborazione tra Mipaaf, Agea, Sistema informativo nazionale per lo sviluppo dell'agricoltura (Sin) e il partner tecnologico Almaviva: la piattaforma di Tracciabilità della filiera vitivinicola 4.0 garantisce agli operatori del settore e ai consumatori qualità, sicurezza e tutela dei marchi made in Italy.

Grazie alla tecnologia Ethereum (un modello evoluto di blockchain), è stato realizzato un progetto sperimentale basato sui dati del Sistema informativo agricolo nazionale (Sian) a tutela dell'origine italiana del prodotto, che permette di avere un accesso alle informazioni in modo libero e distribuito. Un simile progetto è stato avviato anche nel campo della Tracciabilità delle filiere dell'olio e dell'aceto balsamico di Modena.

Il sistema dedicato alla filiera vitivinicola prevede un controllo che dal produttore arriva fino al consumatore secondo una serie di tappe: compilazione online del documento di accompagnamento del vino, registrazione delle fasi di raccolta e trasporto, certificazione delle operazioni in cantina, monitoraggio della produzione e applicazione di un identificatore di bottiglia, utili per garantire la completa reperibilità delle informazioni sulla tracciabilità dei prodotti sia dagli hotel, ristoranti e catering che dal consumatore finale diretto.

Dall'osservazione di tale sperimentazione si è visto come i costi per la documentazione si siano abbassati, inoltre è stato reso possibile l'accesso in tempo reale alle informazioni sulla catena dei prodotti del vino e la tracciabilità ora è completamente certificata e accessibile.

Alla realizzazione del progetto hanno partecipato e collaborato anche altre amministrazioni nonché numerose aziende agricole pilota della sperimentazione. In particolare, il Gruppo italiano vini ha aderito al progetto con quindici cantine sparse su tutto il suolo italiano.

Oltre a ciò la partecipazione a tale progetto permette di dare vita a una unica piattaforma web comune per la gestione di processi o richieste, assicura a garanzia della terzietà in quanto sarebbe un organismo di Stato a controllare e gestire i dati dell'azienda, permette una semplificazione di rintracciabilità di un lotto specifico di prodotto, offre garanzia e sicurezza della reale ed effettiva provenienza del prodotto.
Dal lato del consumatore soprattutto, questo sistema dà la possibilità di disporre di informazioni essenziali certe e di poter dialogare direttamente con il produttore, e al produttore permette di ricevere un riscontro diretto dal consumatore finale. In più si apre un panorama di possibili servizi evoluti (app) per la verifica di alcune informazioni da parte del consumatore.