Con 5047 prodotti alimentari tradizionali censiti, 293 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg e quasi 60mila aziende agricole biologiche, l’Italia è il paese più green d’Europa anche perché è al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,6%). Lo afferma Coldiretti in occasione della Giornata della biodiversità che si celebra oggi, sottolineando inoltre che nel Belpaese si trovano ben 40mila aziende agricole impegnate nel custodire semi o piante a rischio di estinzione.


Assosementi: "Sostenere l’innovazione vegetale significa sostenere la biodiversità"

Secondo Assosementi, l’associazione che riunisce le aziende sementiere in Italia, sono 19 milioni gli ettari salvati dalla deforestazione e 55 miliardi di metri cubi d’acqua risparmiati negli ultimi quindici anni nell’Unione europea grazie all’innovazione vegetale, come emerge dallo studio “The economic, social and environmental value of plant breeeding in the European Union” diffuso dalla piattaforma tecnologica europea “Plants for the future” riportato nella nota diffusa dall'associazione. “Il settore sementiero svolge un ruolo decisivo per preservare la biodiversità e al tempo stesso creare nuove varietà sempre più performanti, in grado di soddisfare le esigenze di agricoltori e consumatori - ha dichiarato Giuseppe Carli, presidente di Assosementi -. Queste nuove varietà, frutto dell’innovazione vegetale consentono, ad esempio, di prevenire o ridurre le perdite dei raccolti, perché più resistenti a malattie e infestanti”.

Sostenere l’innovazione vegetale significa sostenere la biodiversità. Ne sono consapevoli le aziende sementiere che investono in ricerca fino al 20% del loro fatturato annuo. Per questo, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità, chiediamo alle istituzioni di perseguire l’obiettivo della semplificazione delle modalità di accesso alle risorse genetiche e di condivisione dei benefici che ne derivano, come previsto dal Trattato Fao cui l’Italia aderisce dal 2004, evitando procedure complesse e un’eccessiva burocrazia, alla portata solo di aziende particolarmente strutturate” ha aggiunto Carli, che ha concluso: "è fondamentale allargare il ventaglio delle specie coinvolte dal Trattato Fao e renderlo applicabile a tutte le risorse genetiche vegetali con utilizzo agricolo e alimentare, determinando per questi materiali l’esclusione dal regime operativo previsto dal Protocollo di Nagoya”.
 

Il Frutteto della biodiversità

E' stato inaugurato oggi da Fondazione Fico e Arpae Emilia-Romagna il Frutteto della biodiversità realizzato nel contesto del Parco agroalimentare Fico Eataly World. Si tratta di un giardino con alcuni gemelli dei patriarchi da frutto e forestali più significativi d’Italia, piante che hanno dimostrato grande resistenza alle avversità climatiche e parassitarie. Le piante scelte e messe a dimora rappresentano 15 regioni d’Italia e molte sono da primato nazionale per antichità e dimensioni

Ha spiegato Andrea Segrè, presidente della Fondazione Fico: "Il Parco agroalimentare più grande al mondo ci permette di seminare nei giovani e coltivare in tutti i cittadini la cultura della biodiversità. Fondazione Fico si è data come obiettivo primario la sensibilizzazione intorno alla sostenibilità della produzione agroalimentare, con Arpae Emilia Romagna abbiamo realizzato il progetto del Frutteto della biodiversità. L’obiettivo è adesso di promuovere visite e iniziative che valorizzino questo modello straordinario di conservazione genetica".

Tra gli altri, nel frutteto trova ospitalità il pero più grande d’Italia che si trova a San Severino Lucano in Basilicata, con circonferenza di oltre quattro metri e tre secoli di vita. Ma soprattutto c’è il noce più anziano d’Europa e più grande d’Italia: vive a Poggiodomo in Umbria ed è caratterizzato dalla straordinaria circonferenza di oltre cinque metri che ancora fruttifica. Non poteva mancare il fico della Badia di Cavana nel parmense, anziano oltre 800 anni, ha dimensioni colossali, con una chioma che raggiunge la superficie di circa 300 metri quadrati ed è senz’altro la più vasta del continente. Sempre in Emilia Romagna troviamo il Cipresso di San Francesco, a quota oltre 800 anni: è dimorato nel Convento dei Frati minori di Villa Verucchio a Rimini e si narra sia stato piantato proprio da San Francesco, cui deve il nome. C’è anche il mandorlo più grande d’Italia che si trova a San Giovanni Rotondo in Puglia, con i suoi 4,6 metri di circonferenza misurati a 1,3 mt da terra e l’età stimata di circa 300 anni.

Attraverso il Frutteto della biodiversità si vuole dare risposta all'interrogativo "Che cosa succederà ai nostri frutti e ortaggi antichi quando i nostri contadini più anziani moriranno?" Perché la mancanza di conoscenza è alla base della perdita di buona parte della biodiversità. La creazione di una “Banca della memoria” per preservare le varietà in estinzione rientra fra gli obiettivi del frutteto, così come lo studio dei cambiamenti climatici attraverso il monitoraggio dell’evoluzione delle piante messe a dimora. Il Frutteto ha poi un’importante valenza educativa e comunicativa, con l’obiettivo di consolidare e fare crescere la cultura della sostenibilità del territorio.