Innovare in maniera consapevole, sapendo leggere i cambiamenti che stanno avvenendo nel settore primario e puntando, allo stesso tempo, a incrementare le produzioni e risolvere le emergenze dell'agricoltura, sempre di più il motore della vita. È questa la strada che deve percorrere l'agricoltura, secondo l'Accademia dei Georgofili, il più antico congresso di studi per l'agricoltura al mondo (1753), che il 20 aprile scorso ha inaugurato il 265° anno accademico, nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio (Firenze).

Che l'innovazione sia uno dei mezzi per la crescita della società attraverso l'agricoltura è confermata anche dai premi "Antico Fattore" e "Agro Innovation Award", promosso dai Georgofili in collaborazione con Image Line.

La cerimonia di inaugurazione, presieduta da Pietro Piccarolo, presidente facente funzioni dell'Accademia dei Georgofili, alla presenza del presidente onorario Franco Scaramuzzi, si dipana nel ricordo del presidente, Giampiero Maracchi, scomparso recentemente.
Ne parla, con riferimento alla sua "fiorentinità", il sindaco di Firenze Dario Nardella. "Il presidente Maracchi era una persona appassionata della sua città; amava davvero Firenze e lo dimostrava in molte delle sue attività". Parole di apprezzamento anche per l'Accademia, che ha sede nella Torre de' Pulci. "L'Accademia dei Georgofili è la punta avanzata dell'agricoltura, perché unisce studiosi, ma anche imprenditori, che hanno fatto dell'innovazione il loro faro, per investire in nuove forme di società agricola, sempre tenendo l'attenzione al rapporto tra tecnologia e produzione, ma anche sulla tutela ambientale e la sicurezza alimentare".

Anche Pietro Piccarolo, presidente facente funzioni dell'Accademia, ha ricordato nella sua relazione - in parte presa volutamente dagli appunti incompiuti di Maracchi, come forma di tributo - proprio il tema de "I Georgofili e l'innovazione in agricoltura", ricordando, fra i tanti attestati piovuti per la scomparsa di Maracchi quello di "prof nobile e bizzarro, con la passione di farsi le scarpe".
Nei sui quattro anni di mandato alla guida dei Georgofili, Maracchi ha organizzato molteplici attività (solo nel 2017 oltre cento eventi tra convegni, giornate di studio, seminari firmato), firmando - dal 2015 - "54 Protocolli, mentre altri 8 sono in via di definizione e altri 10 in programma".
Fra i passi della relazione abbozzata dal Maracchi e menzionata da Piccarolo, i passaggi sui "prodotti tipici dei territori, un tema a lui particolarmente caro. In una sua pubblicazione Maracchi sostiene che la globalizzazione ha spostato dai paesi di antica tradizione industriale gran parte dell'attività manifatturiera in paesi emergenti, come la Cina e altri paesi asiatici. Da qui l'importanza di valorizzare i prodotti tipici di ciascuna regione che, a differenza dei prodotti industriali, non possono fare a meno del clima, del terreno e delle abilità locali".
Bene dunque i "Prodotti integrati di filiera, Pif, in modo da aggregare tutti gli attori delle filiere agricole e agroalimentari per sostenere la redditività delle aziende agricole".

Ma l'agricoltura, per essere "attrattiva", deve garantire "la stabilità del reddito a fronte dei fattori di rischio derivanti dalla volatilità dei prezzi e dal cambiamento climatico".
Da climatologo, Maracchi non sottovalutava i temi della siccità e del fabbisogno idrico in agricoltura. "Quello che più preoccupa - ha ricordato Piccarolo - è che, malgrado le forti nevicate e le abbondanti piogge, ci si possa ritrovare in caso di ondate di calore come quelle del 2017, a soffrire di carenza idrica anche nella prossima estate. Il nostro territorio, per un quinto, è a rischio desertificazione".
È quindi necessario "intervenire con urgenza per migliorare, non solo al Sud ma anche al Centro-Nord, la rete di invasi e, nel contempo, adottare da parte degli utenti soluzioni che consentano di ridurre i consumi e gli sprechi attraverso scelte colturali coerenti; tecniche agronomiche adeguate; metodi irrigui efficienti".

Attenzione anche agli squilibri all'interno della filiera agroalimentare. Benché, infatti, nel 2017 l'export del made in Italy del settore abbia superato i 41 miliardi di euro, "il contributo dell'agricoltura al Prodotto interno lordo si è assestato negli ultimi dieci anni sotto al 2% e che l'export in crescita è quello dei prodotti alimentari e non dei prodotti agricoli di base. Su questo risultato incide il nanismo diffuso delle nostre imprese agricole che fa sì che il fatturato medio per impresa sia intorno ai 26mila euro. In Germania è superiore di sei volte, in Francia di cinque e in Spagna di 1,5 volte".
"L'agricoltura - ha chiosato Piccarolo - è indubbiamente l'anello debole delle filiere agroalimentari. Occorre quindi operare affinché le venga riconosciuto e valorizzato il ruolo strategico che le compete attraverso un'adeguata remunerazione e, nel contempo, cercare di mettere in rete le nostre imprese nelle forme più idonee, creando le condizioni per favorire progresso e innovazione".

"Sull'innovazione, poi, due sono le direttive di sviluppo per l'Accademia dei Georgofili: il miglioramento genetico e la meccatronica, con i software avanzati".
La sfida, ha proseguito il presidente Piccarolo, "è quella di ottenere una nuova pianta capace di fare fronte alle cause avverse riconducibili a stress biotici e abiotici. Una pianta cioè resistente a parassiti sempre più assuefatti ai trattamenti e agli stress ambientali sempre più frequenti e intensi a causa del cambiamento climatico".

Dalla meccatronica, invece, via libera al progresso - seppure lento - dell'agricoltura di precisione, sviluppatasi trent'anni fa negli Stati Uniti, grazie ai sistemi di localizzazione satellitare, primo fra tutti il Gps (Global positioning system) e alle innovazioni portate dalla sensoristica introdotta, sia in campo, sia su macchine divenute sempre più evolute grazie appunto alla meccatronica.
"Uno dei fautori di questo sviluppo è Internet of things (Iot), con il quale il mondo delle tecnologie e dell'informazione si integra strettamente con il mondo reale delle cose. In questo modo è possibile non solo monitorare il ciclo completo di vita dei prodotti e rendere sempre disponibili le informazioni, ma anche generare prodotti intelligenti con capacità decisionale" ha spiegato Piccarolo. "I maggiori ostacoli alla crescita a livello nazionale sono: l'obsolescenza del parco macchine; il troppo lento ricambio generazionale; il nanismo delle nostre aziende; il ritardo nell'introduzione del digitale".

Quali soluzioni, dunque? "Accanto all'impiego di macchine tecnologicamente avanzate, bisogna realizzare nel contempo nuove forme di gestione aziendale a più larga maglia territoriale e con un uso condiviso delle macchine e/o col maggior ricorso al contoterzismo. Serve un piano nazionale dell'agricoltura - ha concluso Piccarolo - in grado di promuovere l'adozione di queste nuove tecnologie e di favorire l'innovazione. Il disegno di un'agricoltura in grado di fare aumentare, con una gestione sostenibile, la capacità produttiva. Questo richiede, oltre a investimenti, anche capacità e conoscenza scientifica. L'Accademia può certamente dare il suo contributo in questo senso".

Al termine della cerimonia inaugurale, è stato consegnato il diploma di accademico ordinario, fra gli altri, al marchese Lamberto Frescobaldi.