Il Vinitaly 2018 – 52° edizione – anche quest’anno si sta rivelando un’occasione per esibire agli occhi del mondo il meglio della vitivinicoltura del Mezzogiorno d’Italia, che negli ultimi anni ha significativamente aumentato la produzione Doc – Docg unitamente alla qualità media di un prodotto che è oggi sempre più ricercato sui mercati internazionali. E a Verona a stupire non sono solo le due grandi regioni tradizionalmente produttrici di vino – Puglia e Sicilia, quest’ultima con una crescita delle Doc da capogiro negli ultimi due anni – quanto quelle forse ingiustamente classificate minori: poco vino, ma qualità da vendere.
 

La Calabria punta agli Usa

"I vini rossi calabresi sono ormai noti in tutto il mondo e in particolare negli Stati Uniti, ma quello che negli ultimi tempi mi ha piacevolmente stupito sono i bianchi, molto puliti e freschi". Così Joe Bastianich ha lodato i vini calabresi, in visita allo stand della Regione Calabria. Bastianich ha assaggiato un Magliocco Rosso e un Montonico bianco, sottolineando come i vini calabresi siano capaci più di altri di esprimere le caratteristiche del territorio dove vengono prodotte le uve.
"Io vivo in Friuli – ha aggiunto il giudice di Masterchef – e quindi sono un bianchista: devo dire che i bianchi calabresi mi hanno davvero impressionato per la loro qualità, hanno grande struttura".

Il noto volto della ristorazione internazionale ha ricordato come quella dei vini calabresi negli Stati Uniti sia una presenza ormai consolidata, almeno nei cinque maggiori stati americani dove il vino italiano è presente - New York, California, Illinois, Minnesota, Winsconsin - così come confermato dall'indagine di Nomisma wine monitor presentata proprio all'inaugurazione del Vinitaly, dato che gli Usa sono il Paese target di questa edizione della rassegna scaligera. E gli Stati Uniti rappresentano la destinazione extra europea più importante per il vino calabrese con il 30% delle spedizioni totali di questo segmento. L'obiettivo è comunque aumentare la quota di mercato anche penetrando nelle aree interne degli Usa.

Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, dice: “C'è una crescita di attenzione verso il vino calabrese, come testimonia lo spazio espositivo ampliato all'interno di Vinitaly e la crescita del numero di aziende presenti, segno che c'è una vitalità del settore, anche per l'ingresso di giovani viticoltori".
"Abbiamo già fatto diverse iniziative promozionali a New York e in altri Stati americani e continueremo a farne
– ha aggiunto Oliverio – perché i nostri imprenditori si stanno impegnando molto per migliorare sempre di più la qualità dei nostri prodotti”.
 

Campania, un export da 50 milioni

Altra regione che nonostante una piccola produzione esporta sempre di più all’estero è la Campania. Tanto  è vero che il valore dell’export di vino campano – tra Falanghine e Aglianici - dovrebbe attestarsi a 50 milioni di euro nel 2017, secondo le stime di Assoenologi.
“La presenza della Regione Campania al Vinitaly testimonia la volontà dell’amministrazione di valorizzare il comparto del vino, settore decisivo per l’economia della nostra Regione - ha dichiarato il presidente regionale Vincenzo De Luca.
"Quest’anno
- ha aggiunto - finalmente si respira un’identità campana, con tutti i territori uniti, nelle loro peculiarità e nelle loro eccellenze, e così è possibile essere ancora più competitivi. L’export della Campania è in continua crescita, ma possiamo fare ancora meglio: dobbiamo puntare sui tanti giovani appassionati al settore e saper intercettare le tante opportunità offerte dalle politiche comunitarie”.
 

Sardegna, dove si può osare di più

Una regione del Mezzogiorno che ha molte possibilità è la Sardegna. Alle spalle ha una grande tradizione vitivinicola, anche se le politiche di espianti post 1984 hanno ridotto molto il potenziale vitivinicolo.
L’assessore all’agricoltura della Regione Sardegne Pier Luigi Caria dice: "Abbiamo ancora tanto da fare per far crescere di più questo comparto di eccellenza. Un lavoro da portare avanti nel sostenere le imprese nell'aggregazione da un lato e nell'incremento delle produzioni dall'altro. Questi due passaggi infatti sono indispensabili per dare il giusto riconoscimento sui mercati ai tanti vini sardi che in termini di qualità non hanno nulla da invidiare ai grandi nomi".
"Anche noi
– ha concluso l'assessore – abbiamo i grandi nomi, dobbiamo solo raccontarli e gridarli più forte fuori dalla nostra isola".

Secondo un report del 2016, la superfice vitata in Sardegna è di 26mila e 829ettari su cui operano circa 28mila aziende. Sostanzialmente stabile negli ultimi dieci anni, ma enormemente al di sotto di quanto veniva coltivato nel 1984: 62mila e 469ettari. Le attuali produzioni Dop e Igp interessano, con 14mila e 783ettari, il 55,1% della superfice vitata, circa il doppio rispetto al 2006 (7504ettari e circa il 23,5%). Nel 2015 sono stati prodotti in Sardegna poco oltre 725mila quintali d'uva per 547mila ettolitri di vino. Di questi, 77mila e 650 ettolitri erano Igp e 374mila e 809 Dop. Ci sono quindi ampi margini per tentare di crescere ancora.