Pare che discutere scientificamente di ogm, o più in generale di biotech, sia davvero impossibile in Italia. Lo dimostrano le fruste polemiche nate a seguito della pubblicazione della meta analisi prodotta dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, la quale ha operato in collaborazione con la locale università.  

Una ricerca che ha già provocato stizzite reazioni da parte di Federbio, tramite il proprio presidente Paolo Carnemolla, oppure del biologo Gianni Tamino.

Bufale, fake news. Così sono state definite le notizie che sui media nazionali hanno rilanciato lo studio pisano. Mica scienza. Del resto, afferma Tamino, lo studio non parla della presenza di pesticidi nelle colture ogm, mentre Carnemolla minimizza da parte sua i benefici dell'avere meno micotossine grazie agli ogm, affermando che il bio può usare un ceppo atossigeno di aspergilli atti a competere con i ceppi tossigeni. E via così.

Più di recente, anche sull'Osservatore Romano è comparso un articolo alquanto critico alla suddetta pubblicazione, bollata di aver operato su ricerche definite "vecchie" e avanzando anche l'insinuazione che tali studi vengano svolti solo per ingraziarsi i finanziamenti delle lobby. Cosa per la quale Pierdomenico Perata, Rettore della Sant'Anna, ha ovviamente minacciato querele, per come è stato a sua volta riportato dal giornale La Nazione, di Pisa. Peraltro, le meta analisi si fanno proprio studiando lo scibile esistente su un argomento da quando esso viene studiato. Una ricerca infatti non diventa vecchia solo per gli anni che ha, altrimenti dovremmo mettere in discussione buona parte delle pubblicazioni sulla fisica dei fluidi o sulla termodinamica.

Per di più, fa sorridere l'accusa di asservimento a presunte lobby, pensando che Carlo Triarico, autore dell'articolo che ha fatto infuriare Perata, è pure Presidente dell'Associazione per l’Agricoltura Biodinamica e consigliere scientifico della Fondazione per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica. Cioè è a capo di una lobby che trae ricavi da un business concorrente a quello degli ogm.

Forse però la querelle sugli ogm finirà presto, ma non perché gli anti-biotech si arrenderanno alle molteplici evidenze scientifiche, contrarie alle loro ideologie e ai loro interessi di parte. Finirà, si spera, perché gli ogm in quanto tali verranno superati dalla nuova generazione di organismi geneticamente migliorati secondo le tecniche note come Genome Editing. Quelle cioè che non spostano geni da un organismo all'altro, cosa che fa bollare il risultato come ogm, bensì modificano la sequenza delle basi puriniche e pirimidiniche del dna, operando nei geni un po' come facevano i vecchi compositori delle tipografie di un tempo che fu, ovvero quelli che componevano le parole da stampare sequenziando le lettere di piombo in modo che la loro serie generasse frasi di senso compiuto. Basta cioè spostare poche lettere per modificare il senso della parola: "male", può cioè divenire "lame" invertendo banalmente le consonanti. La stessa cosa può essere ottenuta coi geni, modificandoli al loro stesso interno affinché codifichino per una proteina anziché l'altra. Ovvero usando un metodo differente da quello della trasngenesi, quello cioè che fa diventare ogm un organismo, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista dell'attuale normativa. Una normativa che però non trova sia ogm il triticale, frutto della fusione artificiale di entrambi i genomi di frumento e segale. In pratica un transgenomico, coltivato però legalmente in Italia e venduto pure nei negozi bio.

Le nuove tecniche di laboratorio, note anche come "Crispr-Cas9", renderanno presto obsoleti e inutili gli ogm attuali, i quali potranno presto essere considerati alla stregua di "generici", un po' come è successo con gli agrofarmaci. Il tutto, se la normativa imboccherà la strada giusta, ovviamente. Perché se anche questi nuovi frutti della ricerca verranno buttati nel calderone degli ogm, ogni sforzo diverrebbe vano.

Proprio in tal senso giunge una notizia incoraggiante secondo la quale la Corte di Giustizia europea, per voce del suo Avvocato Generale Michal Bobek, avrebbe espresso un parere favorevole alla non inclusione fra gli ogm delle nuove tecniche.

Si spera adesso che non giungano le usuali manovre anti-biotech, atte a difendere le altrettanto usuali lobby del bio e della biodinamica. Quelle cioè che invece di concentrarsi su ciò che fanno loro, sembrano molto più interessate a impedire agli "altri" di fare ciò che è meglio per l'agricoltura mondiale.

Un pessimo vizio che forse, grazie proprio ai recenti orientamenti europei, potrebbe venire finalmente frustrato, aprendo la strada ai nuovi frutti della ricerca scientifica, cioè la medesima che è considerata buona quando inventa il triticale, ma pare diventare cattiva se mette a punto un ibrido di mais resistente alla piralide.