Dai ricercatori italiani un'altra conferma dell'assenza di pericoli dalla coltivazione e dal consumo di mais Ogm. Ma resta la diffidenza, alimentata da tanti anni di pregiudizi

Non si arresta la crisi del riso, soffocato dalle importazioni a dazio agevolato. E ora c'è preoccupazione per i pomodori.

Ritardi nell'erogazione dei fondi per la promozione del vino, mentre si guarda alla futura Pac e ai tagli che già vengono annunciati.

Nuove regole per le importazioni di prodotti biologici e aggiornamento dei limiti all'impianto dei nuovi vigneti.

In Francia si svendono i terreni destinati a grano e fra gli acquirenti più attivi figurano i cinesi.

C'è chi propone un nuovo animale da compagnia, la pecora. Portate a passeggio nei parchi cittadini potrebbero rendersi utili per tenere in ordine i prati...

Questi alcuni degli argomenti incontrati sui giornali in edicola negli ultimi giorni. Vediamoli più in dettaglio di seguito.
 

Scienza inascoltata

Difficile trovare le motivazioni della diffidenza di larga parte dell'opinione pubblica, pronta a farsi guidare dalle emozioni piuttosto che dalle evidenze prodotte dalla ricerca.
Accade per gli Ogm e per molti altri argomenti. Così, dopo venti anni di demonizzazione, l'ennesima ricerca (italiana questa volta) a conferma che non c'è nulla da temere dal mais Ogm non poteva passare sotto silenzio.

Si inizia il 16 febbraio con “Avvenire” che sottolinea l'assenza di danni conseguenti alla coltivazione e al consumo di mais Ogm.
Nello stesso giorno “Il Mattino” dà la parola a Ettore Novellino del dipartimento di Farmacia dell'università di Napoli, che punta il dito sulla disinformazione che riguarda il cibo. E non si limita agli Ogm, ma tira in ballo l'olio di palma, il colesterolo e le tante false notizie che si incontrano sovente quando si fa allarmismo alimentare.
Altri commenti si possono leggere su “QN”, o sul “Secolo XIX”, per citarne solo alcuni.

Si continua il 18 febbraio su “La Stampa”, questa volta per dare spazio alle opinioni avverse all'impiego degli Ogm, in questo caso i vertici di Slow Food che reclamano il diritto di una nazione alla propria “sovranità alimentare”, che nel caso dell'Italia è orientata verso il divieto all'impiego degli Ogm.
Tesi che prescinde dalle valenze scientifiche per puntare sulla “unicità” del made in Italy alimentare.

Il dibattito non si ferma e il 21 febbraio è “Il Foglio” ad ospitare il pensiero di Roberto Fedez, che precisa come il mais Ogm non sia solo sicuro, ma anche migliore. E parla di "notte della ragione" che disconosce le evidenze scientifiche.
 

Attenti all'import...

Mentre si discute di Ogm, sui mercati l'attenzione è rivolta alle importazioni di riso e di pomodori.
Nel caso del riso, scrive “La Provincia Pavese” del 17 febbraio, i prezzi sono crollati a causa delle politiche comunitarie che consentono l'arrivo a dazio zero del prodotto proveniente da alcuni paesi asiatici.

Del pomodoro Pachino, minacciato dalle importazioni, si occupa invece “La Stampa”, per denunciare la presenza a basso prezzo di prodotti provenienti da Spagna, Marocco ed Egitto.

Fra le produzioni agricole schiacciate dalle importazioni c'è poi il grano ed è interessante esaminarne le conseguenze in Francia, come fa “La Stampa” del 22 febbraio. I bassi prezzi del grano hanno convinto molti agricoltori francesi a svendere i terreni.
Fra i compratori più attivi figurano i cinesi che con la farina francese vogliono produrre croissant e baguette a Pechino.

Il Sole 24 Ore” del 20 febbraio allarga lo sguardo agli scambi commerciali guidati dagli accordi internazionali, come è il caso dell'intesa fra Ue e Mercosur in discussione.
A questo proposito, scrive il quotidiano di Confindustria, a fare le spese di questi accordi è spesso l'agroalimentare, che nelle trattative interpreta la parte di anello debole.

Accordi che per di più vengono firmati con troppa “fretta” come sostiene il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia, dalle pagine de “Il Sole 24 Ore” del 20 febbraio.
 

... e alle frodi

Le difficoltà che in Sardegna si registrano per pomodori e carciofi nulla hanno a che vedere con le importazioni. Alla loro origine, afferma “Unione Sarda” del 19 febbraio, c'è la siccità.

Per il Parmigiano Reggiano i problemi nascono dal mai risolto problema delle frodi compiute con i prodotti di imitazione. Se ne parla il 17 febbraio su “Il Resto del Carlino”, per chiedere più tutele per il made in Italy.

Più controlli sono anche quelli chiesti per il latte di importazione. La richiesta arriva dalle pagine della “Quotidiano di Puglia”, che si dice preoccupato per gli arrivi di latte in grandi quantità e a prezzi molto bassi.
 

Bruxelles minaccia tagli

Per meglio tutelare il made in Italy per molti prodotti è introdotto l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza di alcune materie prime, come latte, riso o grano.
Iniziativa che ha raccolto molti consensi, ma ora da Bruxelles potrebbe arrivare uno stop, come paventa “Libero” del 18 febbraio, a causa dell'eccessivo numero di paesi che nella Ue fanno ricorso a questo strumento.

Più dello stop alle etichette preoccupa però il taglio alle risorse della Pac delle quali si parla il 19 febbraio su “QN”.
Il perché di questi tagli trova parte delle motivazioni nelle politiche che Bruxelles ha in esame per andare in aiuto dei paesi africani.
L'obiettivo, come spiega “Italia Oggi” del 21 febbraio, è anche quello di rispondere all'emergenza migranti.
Fortemente critica la posizione del “La Verità”, che il 16 febbraio punta il dito su Bruxelles, che sarebbe responsabile di scaricare sull'agricoltura i costi della Brexit.
 

Accade in Italia

Non sono tagli, ma ritardi quelli lamentati dal mondo del vino, che vedono slittare al 9 marzo i termini per l'approvazione delle graduatorie delle imprese premiate dal bando Ocm per la promozione del vino made in Italy.
Le motivazioni sono descritte da “Italia Oggi” del 21 febbraio.
Ancora da “Italia Oggi” si apprende che in Gazzetta Ufficiale sono state pubblicate le norme per le importazioni di prodotti biologici.

Novità poi per i limiti di impianto dei nuovi vigneti. Se ne parla il 21 febbraio su “QN” commentando il recepimento delle misure del pacchetto Omnibus.
Il limite dei 50 ettari per i nuovi impianti, si precisa, potrà essere ulteriormente ridotto dalle singole regioni.

Dall'assemblea di Cia, che si è svolta in questi giorni, una “fotografia” dell'agricoltura italiana per la quale si invoca una maggior presenza di giovani, ma la realtà si ferma a un 5% di addetti con meno di 40 anni di età. I dettagli si possono leggere il 22 febbraio su “Il Sole 24 Ore”.
 

La pecora "da compagnia"

Curiosa la notizia pubblicata il 18 febbraio dal “Corriere del Veneto”, che descrive l'originale iniziativa di una ragazza che ha deciso di allevare pecore “da compagnia”.

Non meno interessante i risultati della ricerca della quale riferisce “Avvenire” del 17 febbraio a proposito degli impianti per la produzione di energia utilizzando le deiezioni delle bufale e altri scarti produttivi.

Sempre dagli scarti, in questo caso delle aziende casearie, è possibile ricavare imballaggi perfettamente biodegradabili, come si legge su “Italia Oggi” del 21 febbraio

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