Per affrontare il problema della siccità in maniera strutturata, quindi uscendo dalle logiche dell'emergenza, il Veneto si dota di un proprio Piano irriguo con la Legge di stabilità regionale 2018, approvata lo scorso dicembre. I dati, del resto parlano, chiaro: il 2017, secondo il Cnr, è stato l’anno più secco degli ultimi due secoli con precipitazioni inferiori del 30% rispetto alla media di riferimento (1971-2000).
Se ne è parlato lo scorso 1 febbraio a Veronafiere, nel contesto di Fieragricola 2018, in una conferenza dal titolo “Il Veneto oltre l’emergenza siccità: dal Piano irriguo regionale agli strumenti per il risparmio idrico” promosso da Anbi Veneto, l’associazione dei consorzi di bonifica, al quale sono intervenuti l’assessore regionale all’Agricoltura Giuseppe Pan, il presidente di Anbi Francesco Vincenzi, il presidente e il direttore di Anbi Veneto Giuseppe Romano e Andrea Crestani.

I Consorzi di bonifica, che tra i propri compiti fondamentali hanno quello di garantire l’acqua alle colture, e Anbi Veneto, avevano sollevato il tema dell’efficientamento della rete irrigua nonché della realizzazione di nuovi bacini e infrastrutture già da tempo. Il Piano irriguo regionale pertanto interpreta attentamente questa richiesta rappresentando uno strumento per un approccio strutturato alla tematica. Tematica fondamentale per l’agricoltura: si tratta infatti di preservare un comparto che in Veneto vale ogni anno 5 miliardi di euro, con produzioni di altissima qualità apprezzate anche all’estero.
Il collegato alla Legge di stabilità 2018 della Regione del Veneto prevede che il Piano irriguo venga tracciato entro giugno (180 giorni dall’entrata in vigore della legge) e affida ai Consorzi di bonifica la realizzazione degli interventi secondo criteri di efficacia ed efficienza sull’utilizzo della risorsa idrica irrigua, riconoscendo ai medesimi un contributo nella misura massima del cento per cento sulla spesa ammissibile.

Gli undici Consorzi di bonifica del Veneto (Acque Risorgive, Adige Euganeo, Adige Po, Alta Pianura Veneta, Bacchiglione, Brenta, Delta del Po, Leb, Piave, Veneto Orientale, Veronese) hanno individuato complessivamente 148 interventi necessari a garantire un’efficiente rete di distribuzione dell’acqua e che per dimensione e costo si candidano ad essere incluse nel Piano regionale.
ll valore complessivo di queste opere ammonta a 60.990.000 euro, opere “minori” per dimensioni e costi – nessuna supera i 500mila euro -, ma non per gli effetti sul territorio, visto che tali opere interessano una superficie di ben 208.345 ettari. Tutte le opere rispondono inoltre a criteri legati al risparmio della risorsa idrica anche in relazione alla problematica molto attuale del deflusso ecologico.

L'assessore all'Agricoltura della Regione Veneto Giuseppe Pan: “C’è tutto un sistema, quello dei consorzi di bonifica, che lavora costantemente tutto l’anno per mantenere la rete irrigua, affrontare stati di crisi e portare acqua nei nostri campi, dobbiamo essere grati loro. Negli ultimi dieci anni stiamo registrando danni dovuti alla siccità soprattutto in periodi tradizionalmente caratterizzati da piogge e precipitazioni nevose, per questo dobbiamo prepararci ad un piano irriguo articolato che preveda in primis il mantenimento della rete attuale”.

Due anni fa abbiamo espresso la necessità di un Piano irriguo regionale, oggi è stato inserito nella Legge di stabilità della Regione; siamo qui a Fieragricola a definire i particolari dato che sarà a regime nel 2018 ha affermato Giuseppe Romano, presidente di Anbi Veneto - dalle parole ai fatti dunque, pertanto ringraziamo il governatore Luca Zaia e l’assessore regionale all’Agricoltura Giuseppe Pan per la prontezza nella risposta. Questi sono fatti concreti – continua Romano -, ancor più fondamentali dopo una stagione particolarmente siccitosa. Sono inoltre fatti strutturali che permetteranno ai Consorzi di bonifica di fare programmazione pluriennale”.

Andrea Crestani, direttore di Anbi Veneto, spiega: “Pensiamo ad un piano regionale che si focalizzi sulla manutenzione delle infrastrutture irrigue prima ancora a nuove opere - spiega - parliamo dell’ampliamento delle reti già esistenti, sistemazione di manufatti di derivazione, sostegni, canalette, bacini di accumulo, sistemi di telecontrollo, potenziamento di pompe e opere di contrasto del cuneo salino”.
 

Il contesto nazionale

Il Piano irriguo regionale si inserisce in un sistema di strumenti finanziari più articolato che a livello nazionale, per la grande progettualità (opere più complesse e onerose), include il Piano irriguo nazionale (per il quale in Veneto contempla progetti esecutivi per 147 milioni di euro) e il Piano invasi, previsto nella Legge di stabilità del 2018 (per il quale in Veneto ha progetti di bacini di accumulo e riconversioni irrigue per 600 milioni di euro).
Grande fabbisogno di investimento dunque, a fronte di risorse ancora limitate (complessivamente lo Stato mette a disposizione 646 milioni di euro di risorse, meno di quanto necessita il solo Veneto, prima regione per progetti presentati) ma intanto il tema della siccità comincia ad essere affrontato in maniera strutturale e si lascia alle spalle il concetto fuorviante di emergenza.
Per il presidente di Anbi Francesco Vincenzi deve essere preservato il reticolo idraulico minore così come vanno terminate le grandi incompiute idrauliche ed ottimizzato l’uso dei bacini esistenti, molti dei quali hanno capacità fortemente ridotta per mancanza di manutenzione”. Vincenzi ha proseguito sottolineando come, per la prima volta, la rete irrigua sia entrata a pieno titolo tra le infrastrutture strategiche italiane come strade, porti, ferrovie ed aeroporti.
Una partita tutta da giocare – ha chiosato il numero uno di Anbi – ma nella quale i Consorzi di bonifica si caratterizzano per capacità progettuale e operativa”.

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