"Non c'è paese in Europa che abbia un patrimonio di paesaggi rurali così diffuso in tutte le sue regioni. Le nuove iscrizioni confermano questa ricchezza unica di identità e di capacità degli agricoltori di formare e conservare i luoghi come veri e propri beni comuni. Dai muretti a secco di Pantelleria agli oliveti secolari tra Assisi e Spoleto o quelli storici di Venafro in Molise, fino ai terrazzamenti di Lamole.
Sono esempi di come ambiente, storia e tradizioni si intreccino in un elemento unificante che è proprio il paesaggio rurale. Rafforzare la valorizzazione di queste aree è un impegno che confermiamo nell'anno nazionale del cibo italiano"
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Queste le dichiarazioni del ministro Maurizio Martina alla notizia dell'iscrizione di sei nuove aree nel registro nazionale dei paesaggi rurali storici da parte dell'Osservatorio nazionale del paesaggio rurale.

Ad oggi il registro include dieci paesaggi e due pratiche agricole, distribuiti dal Nord all'estremo Sud della penisola, con una crescita che ha visto raddoppiare il loro numero nel corso dell'ultimo anno.
 

Le sei nuove aree

  • Fascia pedemontana olivata fra Assisi e Spoleto
    Si tratta della principale area olivicola dell'Umbria. Conserva un paesaggio dove il rapporto tra olivicoltura e storia si presenta particolarmente forte: borghi storici, castelli e complessi religiosi si trovano immersi negli oliveti che ricoprono le pendici, arricchiti da terrazzamenti, lunette e ciglioni, mentre nella parte pianeggiante, querce monumentali delimitano i seminativi. 
  • La piantata veneta
    Questa candidatura, che rientra nella sezione delle pratiche tradizionali, riguarda una antichissima pratica agricola che affonda le sue radici al periodo etrusco e che fino ad alcuni decenni orsono rappresentava la più importante qualità di coltura che occupava il Centro ed il Nord dell'Italia. Si tratta di più colture associate a filari alberati che oggi sono prese di nuovo a modello per le loro molteplici valenza ambientali e paesaggistiche.
  • Paesaggio della Pietra a Secco dell'isola di Pantelleria
    Testimonia come le condizioni ambientali abbiano determinato lo sviluppo di tecniche colturali in grado adattare le necessità dell'uomo ad un ambiente difficile producendo un paesaggio straordinario associato ad una alta qualità dei prodotti e di grande valenza turistica. Chilometri di muretti a secco ospitano viti ad alberello, olivi potati per crescere a poche decine di centimetri da terra, capperi e agrumi, in un contesto paesaggistico di grande valenza estetico.
  • Parco regionale Storico agricolo dell'olivo di Venafro
    L'olivicoltura di Venafro affonda le sue radici nell'epoca romana dove la qualità dell'olio di questa area era già citato da Plinio e Catone. Si tratta di un paesaggio caratterizzato da olivi monumentali e da terrazzamenti in pietra, nella diffusa consociazione con il pascolo all'interno degli oliveti, in un ambiente che conserva ancora i caratteri del paesaggio storico dell'Appennino meridionale.
  • Il paesaggio policolturale di Trequanda
    Rappresenta un esempio di tipico paesaggio di origine mezzadrile, con un mosaico policolturale complesso costituito da oliveti, vigne, seminativi nudi o arborati e boschi a dominanza di querce, arricchito dalla presenza di terrazzamenti in pietra a secco che sostengono gli oliveti sulle pendici più acclivi.
  • Il paesaggio rurale storico di Lamole in Chianti
    Conserva un paesaggio policolturale su terrazzamenti in pietra a secco e rappresenta un esempio di come sia possibile fare agricoltura di qualità nel rispetto del paesaggio storico, che finisce per essere un valore aggiunto ai prodotti locali. Lamole è la patria del Sangiovese, il vitigno principale del vino Chianti.
 

La soddisfazione della Coldiretti Veneto

Positiva la reazione dell'organizzazione agricola regionale alla notizia dell'iscrizione de La piantata veneta nel registro nazionale dei paesaggi rurali storici.

"L'area consiste in un una serie di vigne associate a filari alberati che oggi sono prese di nuovo a modello" spiega la Coldiretti.
"Nel vicentino o nella bassa padovana, come pure nel trevigiano, si possono ancora intercettare questi filari disposti lungo i campi, con 'vigneti maritati' a piante di olmo, gelso o salice a far da tutore. Spesso gli alberi affiancati davano i rami per legare i tralci durante la potatura, le foglie per la bachicoltura e la legna per fare gli attrezzi agricoli".