Campania e Puglia di nuovo allo scontro sui prodotti tipici.
Dopo il no di Regione Puglia alla Mozzarella di bufala campana Dop frozen ed il ricorso al Tar del Consorzio tutela della Mozzarella di bufala campana contro il riconoscimento nazionale della Dop per la  Mozzarella di Gioia del Colle, la Regione Puglia ha fatto sapere ieri – con un comunicato stampa – che esprimerà parere negativo alla richiesta di registrazione dell’Igp per il Pomodoro pelato Napoli presentata al ministero per le Politiche agricole dal comitato promotore.
 
Si tratta del no della Puglia del progetto a lungo caldeggiato dall’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, con sede a Napoli, capoluogo della regione dove si concentra ancora oggi la maggior parte delle industrie conserviere impegnate nella produzione di pomodoro lungo pelato. E il direttore Anicav Giovanni De Angelis difende la procedura adottata, anche se apre ad una possibile diversa denominazione.
 

Il no della Puglia

“La Regione Puglia esprimerà parere negativo alla richiesta di registrazione dell’Igp Pomodoro pelato Napoli presentata al Mipaaf”.
E’ quanto affermato ieri, 15 gennaio 2018, dall’assessore alle Politiche agroalimentari di Regione Puglia, Leonardo Di Gioia, al termine del tavolo con le Op del pomodoro di Puglia convocato dall’assessorato regionale alle risorse agroalimentari.
 
Tre sono i rilievi che fa Di Gioia sulla proposta di Igp per il Pomodoro pelato Napoli e la prima sembra in tutto rivolta all'Anicav: “La Puglia – sottolinea l’assessore – detiene la quasi totalità della produzione del pomodoro all’interno di una filiera del Sud Italia ove la Campania possiede, di contro, industrie prevalentemente di trasformazione”.

La seconda motivazione del no pugliese affonda le radici nel mancato coinvolgimento dei produttori pugliesi: “La relazione presentata dal comitato promotore Igp Pomodoro pelato Napoli è per noi mancante di un coinvolgimento di tutti produttori della Puglia - sottolinea ancora Di Gioia - e si evidenzia che la registrazione di un nome come Igp può esclusivamente basarsi sulla sussistenza degli elementi che ne dimostrano l’uso consolidato e questo non è il caso del cosiddetto Pomodoro pelato di Napoli".
 
"Inoltre è certo che una operazione siffatta penalizzerebbe - conclude - solo il nostro comparto produttivo, anello vitale della filiera del Mezzogiorno. Dunque il nostro no all’Igp del pomodoro di Napoli è non una mera questione campanilistica ma di merito”.
 

La posizione di Anicav

Giovanni De Angelis, direttore dell'Anicav, invece afferma: "Le aziende, riunitesi in un comitato promotore di trasformatori, di cui fanno parte anche imprese non aderenti alla nostra associazione, non sono solo campane: le province coinvolte nella richiesta di certificazione dell'Igp sono quelle di Campobasso (Molise), Chieti (Abruzzo), Foggia per la Puglia, le cinque province campane e Matera in Basilicata. Tutto questo perché ai sensi del Regolamento Ue 1151 del 2012 sulle indicazioni geografiche di prodotti trasformati tocca proprio a chi trasforma certificare il processo produttivo, in questo caso la pelatura ed il confezionamento del pomodoro lungo, e con questo voglio dire che non vi è stata alcuna esclusione dei produttori agricoli pugliesi dal processo".

In pratica, per De Angelis non reggerebbe il confronto, implicito nella valutazione di Di Gioia, con il processo di certificazione di una Dop, dove si inizia con il validare l'esistenza della coltivazione che viene poi certificata.

De Angelis inoltre precisa: "Sempre secondo il regolamento comunitario, la zona individuata per l'Igp deve avere continuità territoriale, per cui l'indicazione della Puglia per intero è frutto del necessario rammaglio tra varie articolazioni territoriali".

Sul nome, ultima contestazione dell'assessore pugliese, De Angelis dice: "Restano due denominazioni di uso comune per il pelato dal 1935 in poi: Pomodoro Italiano e Pomodoro Napoli, essendo il pomodoro San Marzano già Dop.
Inoltre, la denominazione Pomodoro pelato Napoli rinviene tra quelli tradizionali ai sensi del Decreto del ministro alle Politiche agricole del 14 luglio 2017. Su questo aspetto il mondo industriale è aperto ad altre eventuali denominazione, ove vi fossero, sempre che regione Puglia sia realmente interessata a tutelare il pomodoro pelato, prodotto tipico di importanti zone del Centro-Sud Italia".