Complice la crisi economica e la crescita del settore food tech e media, sono sempre di più gli italiani under 40 che sentono il "richiamo della terra" e scelgono di rientrare nell'azienda di famiglia o di avviare un'azienda ex novo. Grazie alle loro esperienze accademiche e personali, i nuovi imprenditori agricoli sono in grado di coniugare tradizione ed innovazione tecnologica, valorizzando il territorio e cogliendo le nuove sfide alimentari.

Prima fra tutte l'agricoltura biologica: un'alternativa concreta che, da dieci anni, cresce costantemente con tassi di incremento di consumo a doppia cifra: nel 2016 il mercato del bio ha registrato un giro d'affari corrispondente a quasi 5 miliardi di euro (Nomisma).
 

Gli under 40 alla guida delle aziende biologiche

Caratteristica peculiare delle aziende biologiche è la giovane età di chi le gestisce. Infatti, secondo quanto riportato dagli ultimi dati ufficiali del Censimento dell'agricoltura (Istat 2010), nelle aziende biologiche il capo azienda è mediamente più giovane: il 22% delle aziende bio ha un capo d'azienda di età compresa tra i 20 e i 39 anni, contro il 9% delle aziende agricole italiane. Inoltre, solo il 19,1% delle aziende biologiche è condotta da over 65 che, invece, guidano il 37,2% delle aziende agricole tradizionali. 

Non solo più giovani ma anche più istruiti. Il 16,8% degli agricoltori biologici vanta una laurea (tre volte tanto il 6,2% del totale delle aziende agricole) e il 32,3% ha un diploma di scuola superiore (quasi il doppio del 17,8% della media delle aziende agricole italiane).

Giovane età e scolarizzazione più elevata si traducono in una maggiore propensione all'innovazione e alla tecnologia: già nel 2010 il 15,6% delle aziende biologiche era informatizzato (contro il 3,8% del totale delle aziende), il 10,7% aveva un sito internet (sei volte tanto l'1,8% del totale delle aziende), e il 5,2% praticava e-commerce (più di 7 volte lo 0,7% del totale delle aziende agricole).
 

I giovani e il bio

Il livello di istruzione risulta essere un criterio discriminante anche in relazione alle scelte d'acquisto dei consumatori. Lo testimonia un'indagine realizzata da Nomisma in collaborazione con Federbio e Assobio: nel 2016, l'81% di chi ha una laurea, il 72% di chi ha un diploma superiore e il 66% di chi ha un titolo della scuola dell'obbligo o inferiore ha consumato prodotti biologici. 

Nel 2016 ben il 79% dei giovani tra i 18 e i 29 anni ha scelto prodotti biologici. 

Un dato in linea con lo straordinario successo della vendita dei prodotti biologici che, sul mercato interno, ha totalizzato 3 miliardi (+14% rispetto al 2015 e +121% rispetto al 2008), a cui si aggiunge l'export bio made In Italy che ha raggiunto quota 1,9 miliardi, con un peso del 5% sull'export agroalimentare italiano.

"I giovani italiani si dimostrano estremamente ricettivi a cogliere i benefici e le opportunità del biologico di cui riconoscono il valore in termini di benefici a livello economico, ambientale e di salute" ha commentato Paolo Carnemolla, presidente di Federbio.
"Per sostenere e valorizzare gli sforzi di questa generazione decisa ad abbracciare la sfida del biologico, Federbio mette a disposizione il suo know how in materia, basti pensare ad esempio a Federbio Servizi, società di consulenza in grado di rispondere alle esigenze degli operatori del settore pubblico e privato e di guidarli nella realizzazione di percorsi di crescita, qualificazione e sviluppo".