Le tecnologie esponenziali promettono di rivoluzionare il mondo come lo conosciamo. Intelligenza artificiale, bioingegneria, neuroscienze e robotica sono strumenti potenti (dagli effetti non lineari ma esponenziali, appunto) che stanno cambiando non solo il modo in cui le imprese operano, ma anche le nostre società. Basti pensare ai robot che hanno sostituito gli operai nelle miniere o ad Airbnb che gestisce più stanze di tutte le maggiori catene alberghiere messe assieme.

Le tecnologie esponenziali promettono di cambiare anche il modo in cui produciamo il cibo. "Sono lo strumento che ci permetterà di produrre in maniera sostenibile alimenti per una popolazione in crescita", spiega ad AgroNotizie Ramez Naam, che dopo aver lavorato per anni in Microsoft ora è impegnato a promuovere il progresso tecnologico come chiave per salvaguardare il pianeta.
E proprio Naam è stato invitato a parlare durante il SingularityU Summit (promosso dalla californiana Singularity University), l'evento che si è tenuto per la prima volta a Milano e che ha al centro le tecnologie esponenziali.

La popolazione mondiale sta aumentando e il mantra che sentiamo spesso ripetere è che bisogna produrre più cibo, ma è possibile rendere l'agricoltura ancora più produttiva?
"Le Nazioni Unite ci dicono che entro il 2050 dovremo quasi raddoppiare la produzione di alimenti. E' una sfida immensa, ma se pensiamo che negli ultimi cinquant'anni abbiamo triplicato la produttività dei campi capiamo che ce la possiamo fare, soprattutto migliorando le aziende agricole nei paesi in via di sviluppo".

Si tratta insomma di una sfida tecnologica...
"Un agricoltore italiano produce quattro volte il cibo di un suo omologo del Bangladesh, a parità di superficie coltivata ovviamente. Migliorare le pratiche agronomiche in quei paesi e introdurre in Occidente tecniche come l'agricoltura di precisione può aumentare di molto la produttività".

Le biotecnologie sono una delle strade percorribili?
"Il miglioramento genetico attraverso le moderne tecnologie è sicuramente una delle armi più potenti in mano agli agricoltori. La genetica ci permette di avere piante che producono di più e meglio con meno input. In termini di sostenibilità danno un grande aiuto".

Stamane fuori dal palazzo che ospita il SingularityU Summit c'erano delle persone che protestavano contro gli Ogm. Parlare di genetica spaventa molti...
"Noi siamo sempre spaventati dalle novità, è una cosa istintiva. Il primo vaccino per il vaiolo proveniva dalle pustole di una vacca. All'inizio si gridò allo scandalo, affermando che si voleva creare un ibrido uomo-vacca. Quando si è iniziato a parlare di inseminazione artificiale c'è stata una levata di scudi, eppure oggi moltissime coppie hanno bambini grazie alla scienza e a nessuno sembra una cosa anormale o contro natura".

Serve solo del tempo?
"Serve del tempo e serve che vengano raccontati i risultati positivi delle tecnologie che stiamo sviluppando. Gli Ogm permettono di avere un cibo sicuro per l'uomo e per l'ambiente ad un prezzo accettabile".

Un terzo del cibo che produciamo nel mondo però viene sprecato. Non sarebbe meglio puntare a ridurre il food waste invece di produrre di più?
"Le due cose non si escludono a vicenda. Certamente lo spreco alimentare è un grande tema che deve essere affrontato. In Occidente sono le industrie e i supermercati a dover individuare metodi per ridurre gli sprechi e in questo campo la tecnologia può aiutarci molto migliorando la logistica, gli imballaggi o le caratteristiche stesse dei prodotti in modo che si conservino più a lungo".

Molto spreco però avviene nelle famiglie....
"Su questo fronte sono più pessimista, cambiare la mentalità delle persone e le abitudini è un processo molto lungo e difficoltoso. E poi il cibo costa così poco che molti non ci pensano neanche. Ma il grosso miglioramento si può fare nel Sud del mondo".

Ad esempio come?
"Bastano innovazioni molto semplici per ridurre gli sprechi, ad esempio diffondendo l'uso dei camion frigoriferi, oggi molto rari. E magari renderli accessibili ai piccoli produttori attraverso app che permettano di condividere un mezzo".

L'agricoltura può dare una risposta anche al tema dell'inquinamento atmosferico? Cosa ne pensa dei biocarburanti?
"I biocarburanti sono stati un disastro per l'ambiente e per l'umanità. Erano una buon idea, ma hanno portato alla deforestazione di intere aree in paesi come l'Indonesia e il Brasile per fare spazio ai campi. Inoltre hanno causato un aumento del costo del cibo, perché le stesse piante usate per produrre biodiesel sono alla base della dieta di molte persone".

Continuiamo ad usare i combustibili fossili dunque?
"Assolutamente no, l'auto elettrica sta per diventare comune nei paesi occidentali e in Norvegia rappresenta già il 20% del parco auto. I biofuels hanno una loro ragione d'essere quando invece del mais usiamo le alghe, che possono essere coltivate in impianti altamente produttivi e sostenibili".

Negli Stati Uniti si stanno facendo investimenti enormi nel settore Foodtech e Agtech. Si rischia una bolla speculativa?
"Il futuro dell'agricoltura passerà da droni, big data, agricoltura di precisione e biotecnologie. Gli investimenti sono davvero enormi e il rischio di una bolla speculativa c'è sempre, ma per adesso non mi sembra sia il caso".

In molti c'è la percezione che l'umanità abbia perso il controllo del suo sviluppo, demografico e tecnologico. Crede che saremo in grado di sopravvivere a noi stessi?
"Ne sono convinto. Se guardiamo agli anni Settanta le grandi città europee e statunitensi erano molto inquinate. Il Cuyahoga River, un fiume dell'Ohio, era così inquinato che prese fuoco nel 1969. Oggi abbiamo fatto enormi passi avanti, le foreste stanno ricrescendo, animali prima quasi scomparsi, come il lupo, stanno tornando. Guardiamo alla sostenibilità con molta più attenzione. La vera sfida è da giocarsi nei paesi emergenti. Ma abbiamo la sensibilità e le tecnologie per essere sostenibili".