Lo si sa da tempo: quello che riempie un palazzo di cartelline e faldoni potrebbe stare nei pochi centimetri cubi dell’hard disk di un server.

A cogliere questa opportunità è stato il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, il quale ha dato il via alla cosiddetta “dematerializzazione dei registri vitivinicoli", processo avviato tramite attuazione del DL 91/2014 denominato "Campo Libero”. Meno carta, quindi anche meno pratiche inquinanti, e più gigabyte di memoria. Il tutto al fine di semplificare e razionalizzare i procedimenti amministrativi delle aziende vitivinicole italiane. Tale misura coinvolge più di 60 mila aziende che potranno eliminare in futuro i registri cartacei, compresi quelli legati agli adempimenti connessi, come per esempio la vidimazione.
 
Tale innovazione taglia da un lato la burocrazia, semplificando la modalità di tenuta dei registri, rappresentando al contempo un ulteriore avanzamento del processo di digitalizzazione del comparto agricolo. Ciò appare conforme peraltro al Piano “Agricoltura 2.0” che mira all’implementazione di procedure semplici e avulse da stampe periodiche.

Fine quindi della vidimazione preventiva dei registri, dando agli organi di controllo la possibilità di consultazione le documentazioni in remoto, evitandosi i relativi costi di controllo attualmente a carico della pubblica amministrazione. Meno incombenze anche per i vitivinicoltori, i quali grazie al Registrovino 2.0 vedranno unificati in un unico sistema di registrazione tutti i registri di cantina come quelli per la vinificazione, i conti speciali, i registri di imbottigliamento e di commercializzazione. Resterà cioè l'unico registro da gestire nel settore vitivinicolo.
 
Operativamente, andrà attivato un registro telematico per ogni stabilimento/deposito facente capo all’azienda e ognuno di essi sarà identificabile tramite un apposito codice Icqrf rilasciato dall'Ispettorato Repressione Frodi competente per territorio.
 
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