Situazione di forte tensione tra gli operatori agricoli in Puglia per l'andamento calante del prezzo del grano duro fino nazionale sulla piazza di Foggia.

Il prezzo, dopo essere sceso nella settimana tra il 19 ed il 25 giugno, successivamente al raccolto, a 205,00 euro la tonnellata sui valori minimi e a non più di 210,00 euro per i massimi, il 6 luglio 2016 è stato rilevato d'ufficio a 200 di prezzo massimo e 195 di minimo.
E tanto avviene dopo la sospensione delle quotazioni del 29 giugno "per assenza della componente agricola", come era scritto su quel listino della Borsa merci della Camera di commercio di Foggia, un'assenza che era stata determinata dallo stato di agitazione degli agricoltori.

Tale situazione consolida la diminuzione del prezzo del grano duro con almeno il 12% di proteine che nella prima seduta dell'anno, il 13 gennaio scorso, si attestava ancora sui 260 (minimo) - 265 (massimo) euro la tonnellata.
Da allora i costi del grano duro fino nazionale hanno conosciuto una perdita di valore del 24,52% nei valori massimi e del 25% nei valori minimi.

I prezzi, calcolati all'ingrosso franco partenza luogo di stoccaggio, proiettati all'origine sono da considerarsi al di sotto della linea di costo delle imprese agricole.

Coldiretti Puglia nei mesi scorsi aveva lanciato ripetuti allarmi per il crollo del prezzo del grano duro, accusando la parte industriale di acquisti indiscriminati sui mercati esteri, fatti al solo scopo di comprimere i prezzi del frumento nazionale.
Accusa rispedita al mittente da Italmopa, l'organizzazione di Confindustria che associa molini e pastifici.

Sul banco degli imputati c'è sicuramente un raccolto abbondante ampiamente annunciato, ma anche una certa impreparazione da parte di chi vende il grano sul mercato senza passare per gli accordi di filiera.
Infatti risulta molto scarso il ricorso sulla piazza di Foggia ai futures sul grano duro, che vengono trattati sul mercato Agrex gestito da Borsa italiana.