Si è tenuto a Bologna il 28 e 29 maggio 2016 il Trafoon Training Workshop, organizzato da Giovanni Dinelli e Diana Di Gioia del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna. Obiettivo dell'incontro: fornire nozioni utili nel campo dell’innovazione scientifica e tecnologica riguardanti la produzione di alimenti vegetali biologici, per incentivare i produttori operanti in regime tradizionale a convertire la loro produzione al biologico.

Professoressa Di Gioia, che cos'è il progetto Trafoon?
“E' un progetto europeo che ha come scopo il trasferimento di conoscenze da università ed istituti di ricerca alle aziende. Trasferimento che avviene in quattro ambiti: prodotti vegetali, che seguiamo noi dell'Università di Bologna, cereali, pesce e frutta”.

A Bologna avete organizzato un workshop intorno al tema dell'acqua nelle coltivazioni orticole, come mai questa scelta?
“Sono stati gli stessi agricoltori che ci hanno detto di non essere soddisfatti della loro gestione della risorsa idrica. Gli interventi degli esperti sono partiti dal presupposto che l'acqua è una risorsa sempre più scarsa e che il suo costo può cambiare molto da zona a zona, incidendo in maniera variabile sul prodotto finale”.

Ci sono delle acque più o meno buone?
“Uno degli elementi determinanti è l'inquinamento, specie nel caso di agrofarmaci e di "contaminanti emergenti". Si tratta soprattutto di antibiotici provenienti da allevamenti zootecnici che rendono l'acqua non utilizzabile e che creano grossi rischi di sviluppo di batteri resistenti”.

C'è un rischio di sicurezza alimentare?
“Non c'è un problema di salute pubblica legata al cibo prodotto, ma è un tipo di inquinamento che purtroppo non è ancora normato. Parlando di acque reflue una opportunità per gli agricoltori è rappresentata dall'utilizzo di acque, provenienti dai centri urbani, che dopo essere state depurate possono essere usate per la fertirrigazione, perché ricche di azoto”.

L'agricoltura di precisione, che negli ultimi anni sta avendo una crescita esponenziale, che apporto dà alla gestione dell'acqua?
“Direi fondamentale. Attraverso l'uso dei sensori in campo è possibile sapere quali zone necessitano di irrigazione e quali no. Si ha dunque un uso più efficiente delle risorse, ma anche una produzione orticola più omogenea e di qualità”. 

Una delle ultime frontiere nelle coltivazioni in serra è l'idroponica, può essere una soluzione alla penuria di acqua?
“Certamente, le coltivazioni orticole senza terra sono molto interessanti da questo punto di vista perché permettono un uso ottimale dell'acqua, che non viene sprecata ma utilizzata per le reali necessità della pianta”.

Ma c'è effettivamente una reale scarsità di acqua nel nord Italia?
“Assolutamente sì. Durante l'estate molte zone soffrono per la mancanza di acqua. Dunque riuscire a gestire una risorsa che sta diventando sempre più scarsa puó rappresentare un valore aggiunto per l'agricoltore”.

Molti agricoltori tuttavia non badano al costo dell'acqua perché molto basso o perché viene fornita dai consorzi. Gestire l'acqua in maniera più accorta è davvero economicamente vantaggioso?
“E' vantaggioso quando è necessario razionare l'acqua. Lo vediamo durante l'estate, ma a causa dei cambiamenti climatici lo vedremo sempre di più anche durante il resto dell'anno. Inoltre non dimentichiamoci che il costo dell'acqua varia moltissimo da zona a zona e dunque in aree dove il prezzo è alto ridurne l'utilizzo porta ad un aumento dei margini di guadagno”.


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