A pochi giorni dall’assemblea nazionale delle cooperative di settore di Legacoop, in una conferenza stampa convocata a Roma, arrivano le prime informazioni su quello che si preannuncia essere uno dei temi più caldi dell’assemblea: la costituzione organica dell’Aci (Alleanza delle cooperative italiane), prevista per il primo gennaio del 2017.

All’incontro con la stampa erano presenti, tra gli altri, il presidente di Legacoop Agroalimentare, Giovanni Luppi e il direttore generale Giuseppe Piscopo; Giampiero Calzolari, presidente Granarolo e coordinatore nazionale settore lattiero caseario Aci; Ruenza Santandrea, presidentessa Cevico e coordinatrice nazionale settore vitivinicolo Aci; Vincenzo Alberti, presidente Fruttagel; Lucio Gilli, delle Cantine Riunite & Civ e Gruppo italiano vini e Franco Michelini, di Parmareggio-Granterre.
 
Stando alle parole di Luppi, la posizione di Legacoop Agroalimentare è assolutamente chiara: l’Aci (che riunisce Legacoop, Confcooperative e Agci), rappresenta la chiave di volta per realizzare quei grandi progetti di filiera di cui il Paese ha bisogno per superare i limiti strutturali del sistema agricolo e agroalimentare italiano e raggiungere l’obiettivo del governo dei 50 miliardi di euro di export per l’agroalimentare italiano.
"È una scommessa che accettiamo – dice Luppi – e lavoriamo ogni giorno per poter raggiungere quest’obiettivo. Alla politica chiediamo strumenti di supporto adeguati alle necessità delle imprese, soprattutto di quelle che vogliono investire sui mercati esteri".
 
"Siamo convinti – prosegue Luppi – che l’Alleanza delle cooperative italiane dovrà essere, oltre che un sindacato di imprese agroalimentari con compiti di rappresentanza, vigilanza e promozione, anche la sede nella quale favorire lo sviluppo di una grande progettualità condivisa. I dati elaborati dall’Osservatorio della cooperazione agricola italiana ci consegnano una responsabilità importante, considerate le oltre cinquemila imprese aderenti alle tre centrali e presenti in tutto il territorio nazionale e il loro determinante contributo all’economia nazionale in termini di fatturato, con oltre 36 miliardi di euro, e occupazione, con più di 90mila addetti".
 
Lavorare per l’efficienza logistica, ideare iniziative commerciali comuni per esportare il made in Italy, creare piattaforme europee di distribuzione cooperativa, sviluppare progetti nei principali Paesi esteri. In Aci dovrebbero dunque confluire le diverse anime del cooperativismo agroalimentare, in modo da creare una massa critica di imprese in grado di ottimizzare le risorse ed esaltare la missione intrinseca del coopreativismo: la collocazione e la valorizzazione della produzione primaria.
 
"Occorre anche sostenere le imprese affinché qualifichino la propria offerta e affrontino al meglio la Grande distribuzione organizzata e i mercati esteri – dichiara Luppi - In quest’ottica è fondamentale valorizzare in particolare il tessuto agricolo meridionale, incoraggiando la fusione tra le cooperative e la collaborazione con le reti di vendita. Bisogna incrementare i rapporti commerciali della cooperazione agricola meridionale con le reti di vendita cooperativa. Nel contempo, un dialogo specifico va sviluppato con l’Associazione delle cooperative di consumatori con riguardo al Mezzogiorno, per migliorare i risultati economici nel Sud Italia e assicurare una presenza stabile nei territori meridionali di solide realtà nella cooperazione di consumo".
 
Secondo Luppi un contributo decisivo allo sviluppo del settore dovrà venire anche dall’Europa, in particolare dagli strumenti e dalle risorse della nuova programmazione comunitaria 2014-2020 che, sia pure con qualche ritardo di troppo, è diventata operativa e presenta scelte ritenute inadeguate alle sfide del futuro, ma anche grandi opportunità per la strategia cooperativa. Prime fra tutte le misure sull’innovazione in ambito agricolo, ritenute un potenziale volano per la crescita e un ponte tra le politiche di ricerca e quelle di sviluppo rurale.

In base alla visione di Legacoop, soprattutto in alcune aree del Sud la nuova Aci dovrebbe consentire la costruzione e il rafforzamento del dialogo e delle sinergie tra le imprese cooperative, le loro strutture aderenti all’organizzazione e il mondo della ricerca a cominciare dalle Università, per mettere in campo un nuovo “sistema permanente dell’innovazione” per l’agroalimentare italiano.

"Solo in questo modo si potrà affrontare il futuro in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale, capace cioè di garantire la vitalità degli agricoltori e delle comunità rurali", ha concluso Luppi.