L’embargo in Russia sui prodotti agricoli e agroalimentari continua a pesare fortemente sull’agricoltura italiana. Il mercato russo rappresentava un mercato di sbocco per l’export made in Italy fondamentale, con un valore che nel 2013, ultimo anno prima dell’embargo, aveva toccato i 485 milioni di euro. Secondo i dati del Centro studi di Confagricoltura, nel 2015 il valore dell’export agroalimentare italiano è stato di 241 milioni di euro, con un dimezzamento di 244 milioni.

Focalizzando l’attenzione sul Centro studi di Confagricoltura, la maggiore flessione dei valori esportati sono la frutta (-56,9 milioni di euro), carni e frattaglie (-44,2 milioni), formaggi e latticini (-41,7 milioni); a livello percentuale, le perdite più pesanti si registrano negli ortaggi (-98,9%), frutta (-94,5%), formaggi e latticini (-93,6%), carni e frattaglie (-88,4%).

Gli effetti dell’embargo russo non si sono fatti sentire solo nel nostro Paese – sottolinea Confagricoltura – nel 2014 l’Italia rappresentava il 5,1% dell’export complessivo di prodotti agroalimentari verso la Russia dei Paesi dell’Unione europea, posizionandosi, nonostante il forte progresso registrato negli ultimi anni all’ottavo posto. In seguito all’embargo il nostro Paese ha subito una riduzione dei valori esportati verso la Russia del 50,3%, sensibilmente inferiore a quella di tutti i principali Paesi Ue, escluse Olanda e Germania, salendo così al 5° posto, preceduto solo da Olanda, Germania, Polonia e Lituania”.

Sono numeri sconfortanti che confermano come l’agroalimentare sia il settore più pesantemente colpito dall’embargo russo – spiega l’europarlamentare Paolo De Castro dal fronte europeo la commissione sta lavorando per cercare di normalizzare le relazioni commerciali con la Russia, così come il Governo italiano si sta adoperando per evitare il prolungamento delle sanzioni. Per via dell’embargo l’agroalimentare europeo ha già perso 5,2 miliardi di euro di export, e in questo quadro le produzioni italiane continuano a essere profondamente danneggiate. Le quote di mercato che solo fino a qualche anno fa appartenevano ai nostri prodotti sono, infatti, già state conquistate da merce falsa o da altri paesi. L’auspicio è che i tentativi dell’esecutivo Ue vadano a buon fine e vengano ripristinati quanto prima i rapporti commerciali preesistenti”.

A pagare il prezzo più alto sono gli agricoltori emiliano-romagnoli – commenta il presidente di Confagricoltura regionale Gianni Tosi rispetto al 2013 l’export agricolo regionale verso la Russia è crollato dell’85,5%, mentre quella del comparto alimentare, bevande e tabacco è stimata intorno al 56%. Sono stati penalizzati soprattutto i produttori di ortofrutta, carni fresche e surgelate, salumi, insaccati e formaggi, incluse le specialità Dop e Igp dell’Emilia Romagna, che sono l’emblema del made in Italy agroalimentare nel mondo”.

Gli effetti sulle tasche degli agricoltori sono stati ancora più pesanti se si considera che molti paesi europei esportatori verso la Russia, dopo l’embargo, hanno immesso il loro prodotto sul mercato italiano provocando un eccesso di offerta con ricadute a catena sulle quotazioni. Confagricoltura Emilia Romagna chiede che sia adottata una linea politica comunitaria tale da porre fine all’embargo e che si individuino presto misure di risarcimento per l’agricoltore con modalità e forme più rispondenti alle peculiarità della nostra agricoltura”.