Obiettivo agricoltura: il Movimento 5 Stelle risponde alle 10 domande di Agronotizie ai candidati e ai partiti sulle priorità del settore primario a una settimana dalle elezioni.


1. Se vincerà le elezioni, quali saranno le priorità per promuovere l’agroalimentare in Italia e all’estero?

"Il Movimento 5 stelle è da sempre in prima linea nella battaglia per la difesa del territorio e in questo contesto l’agricoltura (in particolar modo quella biologica) è sicuramente uno dei nostri temi fondamentali. Le nostre priorità sono nell'ordine:
Immediato stop al consumo di suolo, alla cementificazione e alla costruzione di grandi opere inutili.
Incentivazione, tramite la diminuzione del cuneo fiscale e tramite incentivi, al passaggio dall’agricoltura tradizionale a quella biologica.
Incentivi e sgravi fiscali anche e soprattutto per i giovani che iniziano un’attività in questo settore o per quelli che dimostreranno di portare avanti nel tempo l’azienda di famiglia.
Creazione di siti ad hoc per la sponsorizzazione dei nostri prodotti d’eccellenza e dell’agriturismo in Italia".



2. La Politica agricola comunitaria è un collante molto forte (forse l’unico) dell’Unione europea. Ritiene che l’agricoltura possa parlare una sola lingua anche sul piano dell’impresa, del lavoro, della fiscalità, della competitività, in modo da fare da apripista – così come è successo 51 anni fa con la Pac – ad un’Europa più unita?

"L’Italia, anche per la sua storia fortemente europeista non può che essere favorevole ad una Politica agricola comunitaria, ma questo tenendo ben presente le specificità di ogni Stato membro. Riteniamo quindi che le eccellenze italiane vadano valorizzate e se necessario, meglio protette".


3 Il segmento della produzione agricola è quello che forse sconta le maggiori difficoltà in termini di redditività. Quali strumenti sono necessari per bilanciare i rapporti di forza?

"Il Movimento 5 stelle vuole incentivare le produzioni locali.
Pensiamo che il settore agricolo sia stato messo in ginocchio dalla Grande distribuzione e che in questo momento il margine di trattativa degli addetti ai lavori con la grande distribuzione sia pari a zero.
Per questo noi incentiviamo l’acquisto dei prodotti a km0, non solo per una questione ecologica di non far spostare troppo le merci, ma soprattutto per favorire i produttori locali e per permettere ai consumatori di comprare prodotti appena raccolti. A Reggio Emilia, ad esempio, abbiamo già da qualche anno un bellissimo mercatino a km0 che funziona benissimo e sia gli agricoltori che gli acquirenti sono soddisfatti. Inoltre di sicuro un maggior controllo sulle trattative tra produttori e grande distribuzione sarà necessario.
Infine, il Movimento ha stilato ( grazie alla consultazione in rete con i cittadini) un elenco di azioni per sostenere la piccola e media impresa, ovviamente queste azioni andranno applicate anche alle aziende agricole. (Giusto per citarne alcune: pagamento dell’Iva solo a fattura incassata, crediti dallo Stato in pagamento entro 60 giorni, accorpamento e semplificazione degli adempimenti fiscali, defiscalizzazione degli investimenti ed altro ancora)".



4. Negli ultimi anni le società agricole di persone e di capitali sono raddoppiate grazie alla possibilità di optare per la tassazione su base catastale, proponendosi come un moderno sistema di aggregazionee e una risposta alla cronica polverizzazione dell'agricoltura. Ora, la Legge di stabilità ha deciso che dal 2015 questa opzione sarà cancellata. Ritiene giusta questa misura o è favorevole a mantenere l'opzione "catasto"?

"Siamo contrari a ciò che introduce la Legge di Stabilità, poiché l’agricoltura italiana è già fortemente frammentata. Qualsiasi misura che possa ridurre il problema della frammentazione della struttura produttiva agricola ci vede favorevoli".


5. La riforma Pac propone di riservare gli aiuti Ue solo agli agricoltori attivi. In Italia, l'orientamento prevalente è di considerare agricoltori attivi solo le figure professionali, che vivono di agricoltura. Lasciando fuori la grande platea degli agricolotri part time, sia esso un dentista o un semplice maestro elementare. Qual è la sua posizione? 
 
"Riteniamo che, ovviamente in maniera proporzionata, gli aiuti vadano dati anche agli agricoltori part-time".


6. Quote latte, zucchero, forse anche i nitrati: sono molte le procedure d’infrazione avviate dall’Ue contro l’Italia. Quali pensa debbano essere risolte nel rispetto delle normative comunitarie e verso quali invece pensa che l’Italia debba resistere?

"Riteniamo che gli illeciti vadano puniti, pertanto bisogna riorganizzare il settore agricolo in modo che si adegui alle politiche europee.
Se queste però non risultano essere eque, cercheremo di cambiarle a livello istituzionale quando saremo in Parlamento (in quello italiano come anche in quello europeo).
Infine, crediamo che parlando in termini generali, l’Italia debba comunque rinegoziare molte cose in ambito europeo, in quanto non si può svilire una delle nostre risorse principali come l’agricoltura. Di sicuro ci impegneremo affinché venga affidato all’Italia il giusto rilievo che merita sul tema agricolo.
Si pensi a prodotti come l’olio extra-vergine, la mozzarella di bufala campana, le arance siciliane e così via".



7. Le agro-energie: opportunità o bolla? Come sostenere le energie da fonti rinnovabili in agricoltura? A quali dare priorità? Materie prime nei digestori per la produzione del biogas: sì o no?

"Il biogas, ottenuto dalla digestione batterica anaerobica di reflui zootecnici, sottoprodotti, scarti rifiuti agricoli e agroindustriali, è una fonte energetica rinnovabile importante in Emilia-Romagna, regione a forte valenza agro-zootecnica. Il biogas è composto fino al 70% da metano (biometano), molto efficiente per produrre, mediante co-generazione a bassissimo impatto inquinante, energia elettrica e calore. Il biometano, purificato in impianti di upgrading, immesso nella rete del gas naturale, può essere utilizzato anche nei trasporti.
Da questo processo biologico si genera come sottoprodotto il digestato, che rappresenta un buon fertilizzante naturale.
Sotto il profilo ecologico-economico, la produzione di biogas è sostenibile se si fonda sull’utilizzo di sottoprodotti e scarti dell’agricoltura e sui reflui zootecnici, ma non sulle 'colture dedicate' (mais, sorgo, segale) che richiedono più energia di quanta ne producano, con emissione di gas serra superiore a quella che evitano. I prodotti derivanti dalle 'colture dedicate' hanno un costo di produzione molto superiore ai costi di scarti e sottoprodotti: il ricorso al mercato per reperire i prodotti delle colture dedicate è oneroso e insostenibile in assenza di incentivi.
Diverso è il caso di 'coltivazioni dedicate' nella stessa azienda che produce il biogas e che beneficia del digestato come fertilizzante".


Siamo pertanto favorevoli a:

calibrare gli incentivi, in modo da rendere meno attraente il ricorso prevalente o esclusivo alle colture dedicate, in particolare al di fuori delle aziende produttrici di biogas

• tenere in massimo conto la 'sostenibilità sociale' perché spesso gli impianti causano disagi ai vicini residenti (cattivi odori, forte aumento del traffico, ecc.)

filiera cortissima, costituita dai produttori della biomassa (agricoltori, allevatori ed agroindustria), da chi la trasforma producendo biogas e digestati, e da chi utilizza i digestati

• riservare gli incentivi ai soli agricoltori (singoli o consorziati) e all’agroindustria, che producono/trasformano in energia le biomasse

• condurre studi accurati per la dimensione ottimale delle centrali, essendo questa negativamente correlata alla loro sostenibilità

• attuare lo stoccaggio controllato della biomassa, per evitare la formazione di cattivi odori e di percolati fortemente inquinanti

• fare utilizzare i digestati nelle sole aziende di produzione: la frazione liquida (concime a pronto effetto) distribuita in copertura di coltivazione; la frazione solida incorporata nel terreno

vietare il ricorso a concimi chimici, qualora l’azienda disponga dei digestati

• favorire la destinazione della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) derivante dalla raccolta porta a porta (che consente una presenza molto ridotta di materiale estraneo) alla digestione anaerobica piuttosto che al compostaggio, onde salvaguardare la risorsa biogas.

Nel caso di co-digestione FORSU-fanghi, si ottiene la massima sostenibilità economica, poiché il costo delle biomasse è nullo e si dispone di una fornitura costante di “materia prima”. [n.b.: resta aperto il problema dell’utilizzo in agricoltura dei digestati prodotti da rifiuti, essendo questi assimilati ai fanghi di depurazione.
Sì a una normativa che ne semplifichi l’utilizzo in agricoltura] (Traiamo ispirazione da un elaborato di Enzo De Ambrogio, già richiamato nel nostro sito reggiano a www.reggio5stelle.it/2011/06/02/biogas-a-roncocesi-si-puo-fare/ e che qui opportunamente sintetizziamo.)



8. L’acqua e il rispetto dell’ambiente sono fattori chiave per uno sviluppo sostenibile. Quali misure concrete rappresentano una priorità per la tutela delle risorse idriche, del paesaggio e dell’ambiente?

"Innanzitutto va fatta una premessa: per quello che riguarda le risorse idriche, esse devono essere pubbliche. Da questo il Movimento 5 stelle non può prescindere.
Detto ciò, il primo intervento che secondo noi è necessario è rimodernare la rete idrica. Non è accettabile che una risorsa così preziosa venga sprecata e stiamo parlando del 47% di acqua che si spreca durante il tragitto.
E’ inaccetabile!
Per quello che riguarda l’agricoltura sicuramente incentivare il passaggio a forme di irrigazione più proficue come il sistema di irrigazione a goccia, il miglior sfruttamento delle acque piovane, utilizzo delle acque reflue.
Il paesaggio e l’ambiente per il Movimento sono non solo da tutelare e proteggere, ma devono essere uno dei pilastri che deve fornire lavoro e sostentamento agli italiani. Una nazione come la nostra ricca di preziosi tesori naturali e storico-culturali, deve essere in grado di  proteggerli e di utilizzarli come fonte di benessere.
Quindi per essere brevi: no inceneritori, no cemento a tutti i costi, no industrie altamente inquinanti. Sì al turismo sostenibile, sì alla collaborazione tra le Università e i ministeri dei Beni culturali e delle Politiche agricole e forestali".



9. I giovani in agricoltura: come incentivare la loro presenza sia come dipendenti che come imprenditori?

"Come già accennato, in Italia spesso i giovani fanno fatica a portare avanti l’azienda agricola di famiglia e cambiano totalmente lavoro.
Questo porta non solo alla chiusura di aziende che erano attive da anni, ma anche spesso alla vendita del terreno agricolo, che prima o poi diventa edificabile e il territorio viene soffocato dal cemento.
Proporremo, la defiscalizzazione di almeno tre anni ai giovani che si intesteranno l’azienda agricola di famiglia e si impegneranno a non vendere il terreno per almeno 10 anni.
Per chi, proveniente da un’azienda tradizionale, passerà al biologico con la lotta integrata si potrebbero prevedere degli ulteriori incentivi.
Per quello che riguarda invece il lavoro dipendente, il Movimento 5 Stelle ha nel suo programma l’abolizione della legge Biagi, in quanto pensiamo che il precariato abbia messo a tappeto il lavoro in questo Paese.
E’ pur vero però che il settore agricolo fa un po’ storia a parte poiché è gioco forza che i dipendenti abbiano in moltissimi casi contratti a tempo determinato a carattere stagionale. In questo caso, si cercherà di rendere più appetibile per il giovane lavorare nel settore agricolo".



10. Da presidente del Consiglio, quale provvedimento adotterebbe per primo a favore dell’agricoltura?

"Esiste un piano strategico nazionale per l’agricoltura. Applichiamolo!
Non ci sembra di aver mai sentito dire a qualsiasi politico di qualsiasi forza politica 'distruggiamo il territorio',  eppure nella pratica della gestione pubblica s’è fatto tutt’altro. 
Si sono incentivati gli inceneritori ad esempio con i CIP6 che, invece, dovevano andare a finanziare ricerca e sviluppo di fonti alternative.
Andando nello specifico, e le cose da fare sarebbero tante, innanzitutto bonifica e riutilizzo virtuoso dei territori devastati che purtroppo abbiamo un po’ in tutt’Italia.
Si pensi a Taranto (e agli olivi che non ci sono più), alla Provincia di Napoli e Caserta (e ad un suolo fertile per eccellenza diventato tossico), a Casale Monferrato e così via.
Incentivazione dell’agricoltura biologica con qualsiasi mezzo a disposizione".