Nessuna nuova Pac nel 2014.

Mancano i tempi tecnici per l’approvazione, tenuto conto che non è stato ancora individuato il budget, la percentuale del greening e delle “aree ecologiche” non è certa e la sforbiciata dei costi proposta da Van Rompuy non è piaciuta affatto al commissario europeo all’Agricoltura.

Quello che manca è l’ufficialità, che chissà se e quando arriverà.

 

A dispetto dei rumors sempre più insistenti, Dacian Ciolos si sforza di ostentare tranquillità sul crono-programma della Pac e all’incontro annuale con la stampa agricola dichiara: “Se concludiamo il percorso di co-decisione entro febbraio, possiamo approvare la nuova Pac entro giugno”.

 

Questa è la sua versione, anche se è difficile intuire se ci creda davvero o se lo dica per alimentare una speranza sempre più ridotta al lumicino.

 

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di dare avvio nel 2014 al secondo pilastro della Pac, quello dello Sviluppo rurale, e di congelare per un anno il primo pilastro degli aiuti diretti, in attesa di definire il budget.

 

Una scelta senza precedenti e di non così facile realizzazione, anche perché dare il via alla partita della Politica agricola comune senza aver prima definito a quanto ammonterà il piatto, è un rischio che i singoli Stati difficilmente correranno.

Ma dalla Commissione europea si fa largo questa ipotesi, che potrebbe trovare realizzazione con un modello di "double financing".

 

Ciolos, insomma, che ha iniziato la propria carriera come stagista alla Commissione agricoltura e vi ha fatto ritorno dopo aver ricoperto il ruolo di ministro in Romania, scommette sul buon esito e frena gli accusatori del greening (praticamente quasi tutti) e dei Paesi entrati più di recente nell’Ue, che avrebbero preferito un riequilibrio maggiore dei fondi.

 

"Stiamo facendo una simulazione e credo che alla fine sarete tutti soddisfatti – sostiene il commissario ma non possiamo fare un’equazione matematica di riparto, perché dobbiamo tenere in considerazione alcune variabili, come la differenza di costi di produzione da un Paese all’altro. Ripeto: la Commissione ha fatto una proposta che può essere discussa e bilanciata".

 

Quanto al greening, non esiste una logica punitiva alla base, ma solamente "economica e di gestione dell’ambiente e in concreto sarà inferiore al 7% dei terreni, dal momento che può comprendere terreni rocciosi e le tare, riducendo di fatto l’impatto, anche se ritengo possa sortire effetti positivi sui cambiamenti climatici".

 

Comunque vada, il messaggio che l’Ue vuole trasmettere ai suoi 500 milioni di cittadini è che l’agricoltura rientra fra i beni pubblici, perché consente la food security, che significa oggi la sicurezza alimentare e domani la sicurezza di avere accesso al cibo, quando, in un vicino 2050, saremo 9 miliardi di persone nel mondo.