Sulle quote zucchero, Confai auspica che le quote produttive rimangano in vigore fino al 2020, in linea con la linea espressa dalla maggioranza degli Stati comunitari.

 

E' questa la posizione della Confederazione degli agromeccanici e agricoltori italiani, alla luce della proposta avanzata all'ultimo Consiglio agricolo dal commissario europeo all'Agricoltura, Dacian Ciolos. Una proposta che non ha convinto 17 Paesi sui 27 dell'Ue.

 

"Auspichiamo che anche l'Italia si aggiunga alla lista dei partner Ue che lavorano per la continuità del regime di sostegno per lo zucchero - ha detto il presidente di Confai, Leonardo Bolis -. Non vorremmo che con la riforma in discussione, si assestasse un altro duro colpo alla filiera delle bietole, con l'Italia costretta a pagare un prezzo salato, come la volta scorsa".

 

Quella della bietola è una coltura che in Europa coinvolge coinvolgendo 155.000 coltivatori e 110 impianti industriali di lavorazione in 18 Stati membri.

 

"L'Europa ha fatto dei passi in avanti eccezionali in termini di competitività negli ultimi anni - sottolinea Sandro Cappellini, coordinatore di Confai - Dal 2006 ad oggi le rese sono infatti aumentate del 15% e ci sono nel nostro continente ben 12 istituti di ricerca specializzati nel settore bieticolo-saccarifero".

 

Tuttavia, per effetto della riforma del 2006, l'Unione europea ha un deficit strutturale di 3 milioni di tonnellate di zucchero l'anno, su un consumo complessivo di 16 milioni di tonnellate. "Mi chiedo – prosegue Bolis - se l'intenzione sia quella di farci diventare importatori del 100%, in particolare il nostro Paese che, come noto, è quello che vive una situazione di più conclamata fragilità".