Toscana
Più agricoltura in Toscana. Siglato protocollo Province-Cia 

L'agricoltura al centro dello sviluppo economico e sociale della Toscana. Lo ribadiscono l'Unione delle Province toscane e Cia Toscana, che il 4 luglio a Firenze hanno siglato un accordo operativo per dare più forza all'agricoltura nelle province della Regione.

Si tratta di una nuova collaborazione tra agricoltura e istituzioni locali, attraverso l'attuazione in Toscana di quanto previsto a livello nazionale dalla Carta di Matera: un 'documento' di principi, che definisce "l'agricoltura come settore produttivo diffuso nello spazio rurale. Una particolarità che obbliga ad una attenzione particolare per l'erogazione di servizi alle persone ed alle imprese".

Upi e Cia Toscana si impegnano dunque "ad operare, nel quadro di un'armonizzazione delle competenze tra i diversi livelli istituzionali, per l'affermazione del modello di federalismo solidale e cooperativo, basato sulla programmazione territoriale, sulla sussidiarietà, sulla concertazione, sulla semplificazione dei rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione; rilevano la necessità di intensificare la collaborazione e decidono di intraprendere congiuntamente una serie di attività". 

Fra i temi di lavoro le attività agricole innovative (fonti rinnovabili, servizi per comunità locali, etc,); la difesa del paesaggio e del territorio; le infrastrutture, servizi, mobilità e welfare nelle aree rurali; la semplificazione e fiscalità locale; i prodotti tipici e cibi della 'filiera corta'.

"La tutela del territorio – commenta Anna Maria Betti, assessore all'Agricoltura della Provincia di Siena - è uno dei compiti assegnati alle Province che, nonostante le difficoltà e i tagli, continuano a operare per garantire ai toscani un ambiente sicuro e a misura d'uomo. L'accordo siglato oggi rappresenta la conferma di questo impegno ed è uno strumento in più per ottenere risultati ancora più importanti".

Fonte: Cia Toscana

 

Marche
Richiesta moratoria contro il fotovoltaico selvaggio

"Mettere da subito una moratoria alla realizzazione di megaimpianti fotovoltaici in campagna per evitare che entro la fine dell'anno i pannelli coprano una superficie agricola grande quanto duemila campi da calcio, con gravissimi danni ambientali, paesaggistici ed economici". A chiederlo sono la Regione Marche, la Coldiretti regionale, la Cgil, Polis Nova e Laboratorio Recanati, che hanno presentato il primo dossier sul fotovoltaico selvaggio.

Nel mirino delle associazioni il fenomeno che in questi ultimi mesi sta vedendo le colline marchigiane ricoperte da enormi distese di pannelli. "Impianti senza alcuna connessione con l'attività agricola ma realizzati al solo scopo di ottenere gli incentivi, spesso ad opera di gruppi finanziari addirittura stranieri" riporta il dossier. Le organizzazioni promotrici dell'iniziativa invocano una legge regionale "che uniformi le procedure di autorizzazione su tutto il territorio, e incentivi la collocazione del fotovoltaico nelle sole aree urbanizzate o degradate, sfruttando discariche e cave dismesse e, soprattutto, i tetti dei capannoni industriali e artigianali, gli edifici produttivi agricoli e quelli pubblici e privati in genere". 

Secondo il dossier, i terreni agricoli che nei soli primi cinque mesi del 2011 sono stati occupati da grandi impianti fotovoltaici (oltre i 200 kilowatt di potenza) ammontano a circa 570 ettari. Una cifra praticamente triplicata rispetto all'intero 2010, quando ad essere 'occupati' erano circa 200 ettari. 

La provincia dove il fenomeno è più evidente è quella di Macerata, con 190 ettari occupati dal fotovoltaico, davanti ad Ancona (160), Pesaro (100), Fermo (80) ed Ascoli (40). Proprio il dato ascolano è significativo, in quanto nella provincia picena sono state inserite dagli inizi del 2010 norme più vincolanti nel Piano territoriale di coordinamento in materia di realizzazione di impianti. 

Se poi si considerano le domande già presentate, Coldiretti, Cgil, Polis Nova e Laboratorio Recanati stimano che per la fine dell'anno potrebbero essere coperti dai pannelli almeno altri 900 ettari di terreni agricoli, arrivando così a superare quota 1.500 ettari: in pratica la misura di quasi duemila campi di calcio.

Fonte: Coldiretti Marche

 

Lombardia
Un milione di euro di anni ai meloni Igp. La causa? Le nutrie

Le nutrie all'assalto dei meloni Igp della Lombardia. Nella fascia cremonese, fra Casteldidone, San Giovanni in Croce, Casalmaggiore e Solarolo Rainerio questi roditori escono di notte dalle tane lungo i fossi per mangiare i frutti pronti da cogliere, rovinando in molti casi la pianta.

"Solo io ho un danno del 20 per cento. I miei terreni si trovano in mezzo a due rogge dove le nutrie fanno la tana e sono accerchiato. Su 8 ettari ne ho uno e mezzo che è come se lo lavorassi per far banchettare loro" spiega Massimo Perini, presidente dell'associazione produttori di melone di Casteldidone, nella provincia di Cremona che, insieme a quella di Mantova, rappresenta la culla del melone tipico lombardo, dolce e ricco di vitamina C. Con una resa di oltre 570 mila quintali (l'11 per cento del totale nazionale), la Lombardia ha poco meno di 2000 ettari dedicati a questa coltura, la maggior parte dei quali nelle zone di Mantova, Cremona e Brescia.

Ma non ci sono solo i meloni nel mirino delle nutrie. A Casalbellotto (Casalmaggiore), presso l'azienda di Piercarlo Barilli hanno attaccato i campi di bietole e il frumento. A Vicobellignano (Casalmaggiore), presso l'azienda di Fabio Brunoni hanno colpito la soia e il mais, oltre alle rive dei fossi. A Spineda, nei terreni di Ettore Arrighi non attaccano più solo le prime file del mais, ma si spingono anche all'interno, tanto che l'agricoltore esasperato ha messo un cartello: "Oasi nutrie".

La Coldiretti Lombardia stima che a livello regionale negli ultimi cinque anni i danni a produzioni agricole e sistema irriguo abbiano superato il milione di euro.

Fonte: Coldiretti Lombardia

 

Lazio
Miele, analisi gratuite per il Made in Lazio

"Analisi gratuite sul miele proveniente dalla smielatura delle campagne 2010-2011 per tutti gli apicoltori residenti nella Regione Lazio". 

Lo ha dichiarato - Angela Birindelli, assessore alle Politiche agricole e alla valorizzazione dei prodotti locali del Lazio. "Gli apicoltori che vorranno usufruire dell'opportunità offerta dalla Regione - ha spiegato l'assessore - dovranno far pervenire i campioni di miele presso il Centro ricerche miele di Roma entro e non oltre il 20 luglio 2011".

Fonte: Agrapress

 

Friuli Venezia Giulia
Coldiretti, 'deludente' la variazione di bilancio regionale

Le variazioni di bilancio per il 2011 approvate dal consiglio regionale sono definite "deludenti" dalla Coldiretti del Friuli Venezia Giulia. "Pur in presenza di ingenti risorse, oltre 186 milioni di euro a fronte dei 19 del 2010 - ha osservato il presidente della Confederazione regionale, Dario Ermacora - le risposte al settore primario sono state inadeguate e insufficienti. Ci auguriamo che la maggioranza di governo regionale, non avendo ancora ripartito 20 dei 186 milioni disponibili, mantenga fede agli impegni che aveva assunto in precedenza". 

In particolare la Coldiretti chiede alla Regione "un maggior impegno della Regione" per quanto riguarda calamità, fondo di rotazione e misure 112 e 121 del Psr.

Fonte: Coldiretti Friuli Venezia Giulia