"E' una giornata storica per l’agricoltura italiana: finalmente, dopo una lunga battaglia comunitaria, diventa obbligatoria in tutta Europa l’etichettatura d’origine per l'olio vergine ed extravergine. E’ un successo per il nostro Paese, per i consumatori e i produttori e merita di essere ricordato come una pietra miliare della politica agricola comunitaria”.
Lo ha detto il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, alla celebrazione eucaristica di Assisi di ringraziamento con tutti i lavoratori dell'olio - svoltasi presso la Basilica Superiore di San Francesco - per salutare l’entrata in vigore del Regolamento europeo (N.182 del 6 marzo 2009).
 
Il Regolamento (CE) n. 182 della Commissione Ue del 6 marzo 2009 che modifica il Regolamento (CE) n. 1019/2002, relativo alle norme di commercializzazione dell’olio d’oliva risponde pienamente al principio del consumo consapevole e della corretta informazione per il consumatore. Con questo regolamento, la designazione dell’origine degli oli vergine ed extravergine di oliva (di cui all’art. 4) è obbligatoria a partire dal 1° luglio 2009.
In etichetta occorrerà indicare obbligatoriamente uno Stato membro o un riferimento ad uno Stato membro. Oltre alla obbligatorietà dell’etichettatura, il regolamento europeo prevede che i singoli Stati membri possono decidere autonomamente in merito a un eventuale regime di riconoscimento di tutte le imprese che confezionano sul loro territorio: nel caso italiano, ovviamente, in Italia. Diversamente dall’attuazione della precedente norma comunitaria, l’Italia ha deciso di semplificare le procedure, prevedendo nel decreto di attuazione anziché un regime di riconoscimento, una registrazione telematica, in un elenco nell’ambito del Sian (Sistema informativo agricolo nazionale).
Per tutelare il rispetto delle norme sull’etichettatura, ai fini dei controlli, è inoltre prevista la tenuta di un registro sul quale annotare tutte le produzioni, le lavorazioni e le movimentazioni degli oli. La rete di controlli sul territorio è demandata al Mipaaf, tramite la sua struttura dedicata, l’Ispettorato per il controllo della qualità (Icq). Anche questo registro è in via telematica, attraverso il Sian.
 
“Con la nuova etichetta – si legge in una nota di Unaprol - finisce l’era dei prestigiatori”.  Il nuovo regolamento secondo l’osservatorio economico del Consorzio olivicolo italiano attiverà nuovi comportamenti virtuosi in olivicoltura. Il 35% delle aziende olivicole si è dichiarato disponibile ad intraprendere nuovi investimenti in olivicoltura con l’acquisto di macchine e attrezzature.
 
“E' una conquista importante, che difendendo ed esaltando la straordinaria qualità del nostro olio d’oliva, lo renderà ancora più forte ed apprezzato difendendone la qualità e la trasparenza verso i consumatori”. Lo ha detto Paolo Bruni, presidente di Fedagri-Confcooperative. “Il nuovo regolamento – ha aggiunto - offrirà importanti garanzie di qualità e trasparenza verso i consumatori e consentirà all’ampia ed eccellente produzione di olio italiano di essere fortemente valorizzata quale elemento competitivo nei confronti di tutti gli altri paesi competitor. Basti pensare che il nostro paese, pur con la metà della produzione, vanta ben 350 varietà di oliveti contro i 16 presenti in Spagna e che abbiamo ben 40 olii italiani Dop e Igp, contro i 6 spagnoli”.
 
“L’indicazione d’origine sull’etichettatura dell’olio d’oliva è un elemento fondamentale per tutelare il ‘made in Italy’ dall’assalto dell’agropirateria. Rappresenta la risposta ferma alle esigenze sia dei consumatori e dei produttori. Tutto ciò, però, non deve far dimenticare la grave crisi che sta investendo il settore, con imprese sempre più in difficoltà, prezzi in caduta libera e esanti costi produttivi che tagliano i redditi e rischiano di provocare un crollo”. Lo ha affermato il presidente della Cia - Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi.
“Da tempo il settore - ha avvertito Politi - è alle prese con una situazione ogni giorno più complessa e delicata. Dei vari provvedimenti annunciati dal governo non abbiamo ancora visto nulla. E’ indispensabile un Piano nazionale olivicolo per dare agli olivicoltori gli strumenti per rilanciare lo sviluppo".
”Abbiamo giudicato positiva la decisione della Commissione Ue di procedere allo stoccaggio privato dell’olio di oliva invenduto. Una misura essenziale - ha aggiunto Politi - per un settore che registra un crollo dei prezzi (-30% rispetto alle precedenti campagne), costi produttivi alle stelle (aumenti anche del 60%), oneri sociali in continua crescita, redditi in flessione".
 
Con l’obbligo dell’indicazione in etichetta dell’origine per gli oli di oliva vergini ed extravergini si raggiunge un importante obiettivo per la tutela e la valorizzazione del made in Italy.
Secondo Confagricoltura questo permetterà una maggiore difesa dell'olio d’oliva dalle falsificazioni, dall’assalto dell’“agropirateria”. Occorre adesso, secondo l’Organizzazione, mettere in atto idonee misure di promozione per l’olio di oliva Dop, Igp, Bio, Extra vergine italiano, attivando le risorse (2,6 milioni di euro) previste dalla legge 205/2008 per fronteggiare la grave situazione di crisi in cui versa il settore.
 
Finalmente sarà garantita la trasparenza alle scelte di acquisto dei consumatori che cercano il vero made in Italy a tavola in tutta Europa. E’ quanto afferma la Coldiretti. Il vero olio italiano sarà riconoscibile in etichetta da scritte come “ottenuto da olive italiane”, “ottenuto da olive coltivate in Italia” o “100 % da olive italiane” mentre per i miscugli di provenienza diversa sarà specificato se si tratta di “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o di “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari”. In tutta l’Unione Europea non sarà più possibile spacciare come made in Italy l'extravergine ottenuto da miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine senza alcuna informazione per i consumatori.
L'Italia è il secondo produttore europeo di olio di oliva, con due terzi della produzione extravergine e con 38 denominazioni (Dop/Igp) riconosciute dall'Ue, che sviluppano un valore della produzione agricola di circa 2 miliardi di Euro e garantiscono un impiego di manodopera per circa 50 milioni di giornate lavorative.