Secondo il World Economic Forum (WEF) di Davos, la riduzione della disponibilità alimentare è insieme alla crisi del petrolio, alla recessione Usa e alla globalizzazione dei rischi tra le minacce per l'economia mondiale da qui a dieci anni. Le riserve alimentari globali sono ai livelli più bassi degli ultimi 25 anni e le forniture mondiali sono particolarmente esposte a crisi e disastri naturali con l'accentuazione dei fattori che provocano insicurezza alimentare come la crescita della popolazione, la modifica degli stili di vita, i biocarburanti e i cambiamenti climatici. Uno scenario coerente a quello indicato da altri istituti economici internazionali che porta in molti oggi ad affermare che è finalmente finito il tempo dei prodotti agricoli a buon mercato e, dopo un lungo periodo con prezzi in continua riduzione, si sta registrando una inversione di tendenza strutturale. Si tratta di una evoluzione che deve necessariamente portare un cambiamento delle gerarchie all'interno dell'economia con un ruolo nuovo e centrale da svolgere per l'agricoltura nei prossimi anni sia nella fornitura di beni alimentari che come opportunità per lo sviluppo di alternative energetiche.
L'agricoltura ha dunque conquistato una nuova centralità che la Fieragricola ha l'importante compito di rappresentare in Italia dove le imprese hanno dimostrato grande capacità di crescita e di innovazione. E le politiche comunitarie e nazionali devono sostenere questo cambiamento per consentire alle imprese agricole italiane di cogliere le nuove opportunità che si aprono nel mercato internazionale. Occorre innanzitutto intervenire sulla trasparenza dell’informazione per impedire che venga banalizzato il patrimonio di credibilità conquistato dall'agroalimentare Made in Italy. E il 2008 si apre con due grandi successi della Coldiretti che hanno portato a rendere obbligatoria l'indicazione in etichetta dell'origine del pomodoro utilizzato nella passata e delle olive spremute nell'olio per impedire di spacciare come nazionale il prodotto agricolo proveniente dalla Cina, Tunisia, Grecia o Spagna. Un passo in avanti importante che dovrà essere esteso a tutti i prodotti dalla carne di maiale ai succhi di frutta ai latticini fino a tutti gli altri che rimangono ancora anonimi. In Italia peraltro una considerevole produzione di latte si pone al di fuori dei circuiti ufficiali e non offre certezze in termini di sicurezza alimentare a danno dei consumatori, ma anche creando una condizione di forte disparità in termini di concorrenza nei confronti degli allevatori che operano nell'ambito della legalità. Una situazione è divenuta intollerabile per il futuro di una agricoltura che ha scelto con decisione la strada della legalità, della qualità e della trasparenza nel rapporto con i consumatori. Occorre sostenere la competitività delle imprese con politiche per il contenimento dei costi, innovazione, ricerca e di valorizzazione della qualità ma è necessario sopratutto intervenire con decisione per superare i colli di bottiglia che allontanano dai mercati con filiere inefficienti che perdono valore. La forbice tra produzione e consumo con aumenti di cinque volte nei prezzi dal campo alla tavola è divenuta insostenibile per le imprese agricole e per i consumatori anche a causa dei pesanti ritardi accumulati nell'accompagnare le necessarie ed inevitabili ristrutturazioni industriali e delle troppe risorse destinate verso la rendita e l'assistenzialismo. Come pure pesano sul settore i tentativi di standardizzare ed omologare verso il basso la qualità dell'agricoltura italiana per asservirla a un modello di sviluppo produttivistico ed industriale, contrario agli interessi delle imprese, dell'ambiente e dei consumatori. Una tendenza che la Coldiretti si è impegnata a contrastare con una capillare mobilitazione che coinvolge centinaia di migliaia di imprese che vogliono continuare ad investire in agricoltura.

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