Se si escludono i pochi casi di influenza aviaria segnalata in Italia a inizio anno, ma solo in uccelli selvatici, sino a ieri questa malattia infettiva era rimasta fuori dai confini nazionali.
La presenza del virus in quasi tutti paesi europei e in particolare in alcuni confinanti con l'Italia ha però reso vane tutte le misure di prevenzione messe in atto e ora la malattia è stata segnalata purtroppo in alcuni allevamenti di tacchini in Veneto.

Gli episodi più recenti, segnalati dall'Istituto zooprofilattico delle Venezie, centro di referenza nazionale per questa patologia, risalgono al 25 ottobre, dove il virus si è presentato in un allevamento di tacchini nel veronese, dove sono presenti circa 13mila animali.
Altri focolai, sempre in provincia di Verona, erano stati segnalati nei giorni precedenti per un totale di quasi 60mila tacchini.
Trattandosi di episodi ravvicinati nel tempo, nella stessa specie e per di più nella stessa area, confermano la pericolosità di questo virus per gli allevamenti avicoli e la sua capacità di sfuggire agevolmente alle misure di biosicurezza.
Una capacità infettante aumentata al contempo dalla possibilità di spostarsi con celerità sfruttando ogni possibile veicolo di infezione, dal personale addetto ai mezzi di trasporto.


Il virus

Come già AgroNotizie ha avuto occasione di approfondire, si tratta di un virus con una grande resistenza nell'ambiente, dove può conservare la capacità di infettare per lungo tempo.
Il vento, le scarpe degli addetti, le ruote dei veicoli che entrano negli allevamenti, sono tutti "mezzi di trasporto" che il virus può utilizzare per spostarsi.
Poi ci sono gli uccelli selvatici, che oltre a essere aggrediti dal virus al pari di polli e tacchini, possono trasferire il virus a grandi distanze.
Fra le sue caratteristiche va ricordata la forte capacità di mutazione che porta alla formazione di sierotipi ad alta patogenicità, che sono quelli che maggiormente preoccupano.
Impossibile da curare, procura forti danni agli allevamenti, dove determina elevata mortalità.
Per questo ogni sforzo va riservato alla prevenzione e al contenimento dell'infezione una volta che la malattia sia entrata in un allevamento.


Le regole

Le misure previste dai regolamenti di Polizia veterinaria sono immediatamente scattate dopo i primi accertamenti, che hanno evidenziato la presenza in tutti i casi segnalati del ceppo ad alta virulenza H5N1.
Le misure attuate in questi casi prevedono l'abbattimento degli animali e l'istituzione di zone di protezione per un raggio di tre chilometri attorno agli allevamenti colpiti.
A questa si aggiunge l'area di sorveglianza che si allarga sino a 10 chilometri di diametro dall'allevamento colpito.
È opportuno ricordare che non vi è alcun timore per il consumo di carni avicole e uova.
I danni sono quelli di carattere economico che gli allevamenti subiscono sia direttamente sia per il blocco delle movimentazioni.
Danni solo in parte rimborsati (dopo molti mesi) oltre a quelli conseguenti agli abbattimenti.

Alta la guardia

Grazie al pronto intervento dei servizi veterinari la patologia è stata presto circoscritta e i danni limitati agli allevamenti colpiti.
Questi episodi ci ricordano quanto siano importanti tutte le attività volte a prevenire l'ingresso di patogeni temibili come quello dell'influenza aviaria, che tuttavia non è l'unica minaccia ai nostri allevamenti.
In molti paesi europei continuano le segnalazioni di focolai di peste suina africana.
I cinghiali, che di questo virus sono un serbatoio naturale, contribuiscono alla sua diffusione. L'aumento incontrollato del loro numero può rappresentare una seria minaccia che sarebbe colpevole ignorare.