E' una battaglia che dura da tempo quella contro le gabbie negli allevamenti, combattuta dalle associazioni animaliste senza risparmiarsi e utilizzando immagini capaci di fare presa sull'opinione pubblica.
La campagna contro le gabbie, al grido di “End the Cage Age” (fine all'era delle gabbie) ha visto scendere in campo ventuno diverse associazioni che si dichiarano a favore degli animali.
Il loro forte impegno non è passato inosservato, tanto che il Parlamento europeo ha deciso di prendere posizione su questo argomento.
Così in questi giorni i deputati europei hanno approvato a larga maggioranza (588 "Sì", 37 "No" e 85 astensioni) una risoluzione che invita la Commissione europea a legiferare in materia, con l'obiettivo di eliminare completamente l'uso delle gabbie entro il 2027.
Il tutto con la necessaria gradualità e dopo aver valutato su basi scientifiche l'impatto di tali cambiamenti.
 

La parola al Parlamento

Che la risoluzione raccogliesse così tanti consensi (588, come detto) non stupisce.
Chi può mai immaginare, non avendo conoscenza degli allevamenti, che un animale in gabbia stia bene?
Ma i 37 deputati che hanno votato no alla risoluzione, sono allora persone “crudeli”, insensibili alle sofferenze degli animali?
Verosimilmente questi ultimi sono i pochi deputati che a Bruxelles hanno qualche conoscenza su questa materia e sanno che le gabbie sono sparite da tempo laddove non servono.
Non si usano da decenni nell'avicoltura da carne, sono quasi del tutto scomparse dagli allevamenti di ovaiole.
Non si impiegano negli allevamenti di bovini (salvo rari e precisi motivi) e nemmeno in quelli dei suini, con l'eccezione delle scrofe e vedremo perché.
Sopravvivono ancora nell'allevamento dei conigli, dimenticati da Bruxelles anche quando si parla di benessere animale.
 

Suini e conigli

Pur se solo in questi casi, perché le gabbie si usano ancora?
Per le scrofe è presto detto. Durante l'allattamento i suinetti corrono grandi rischi di essere schiacciati dai movimenti della madre e per quel periodo se ne rende necessario il contenimento. Ma sempre prestando attenzione al benessere animale, tanto da regolamentarne misure, spazi e tempi.
Per i conigli l'argomento è più complesso. L'allevamento in libertà è da escludere (possono diventare invasivi, come accadde in Australia, che li ha persino dichiarati “fuori-legge”), e l'allevamento in gruppo presenta alcune criticità ancora da risolvere.


Invito alla formazione

Dunque vietare le gabbie non serve a molto, già sono una necessaria eccezione. Agli eurodeputati va comunque riconosciuto il buon senso di prevedere una valutazione per ogni singola specie animale interessata.
Non meno importante la raccomandazione che prima di ogni decisione in merito siano messi in campo i sostegni necessari per il progressivo adeguamento degli allevamenti.
Decisioni che si accompagnano alla proposta di fornire servizi di consulenza e formazione adeguati.
Per fortuna si è anche detto di prestare attenzione a ciò che entra sul mercato europeo provenendo dai paesi terzi, dove le regole sul benessere animale (e non solo sulle gabbie) sono assai distanti dai vincoli comunitari.


Il caso delle oche

Fra le richieste che gli eurodeputati hanno rivolto alla Commissione, quasi sottovoce, quella di vietare l'alimentazione forzata di anatre e oche per la produzione di foie gras, il pur squisito fegato grasso che tanto piace ai gourmet più raffinati.
Innegabile lo stato di sofferenza di questi animali, tema sul quale ogni associazione animalista degna di questo nome dovrebbe dar vita a battaglie ben più aggressive di quella dedicata alle gabbie. Che praticamente non ci sono più.