E’ una situazione inconsueta e non facilmente decifrabile quella del latte. La produzione è ovunque in aumento, dall’Europa agli Usa e la stessa cosa avviene in Oceania.
I consumi rallentano, anche a causa dell’emergenza sanitaria, e le preferenze si spostano dal latte fresco alle scadenze più lunghe. Un mix pericoloso, in grado di dare un duro colpo ai prezzi di mercato. Che invece ne risentono in misura limitata, ma con qualche novità inedita.
Non accade di frequente, infatti, che il prezzo del latte spot italiano (quello venduto fuori contratto) sia inferiore al prodotto proveniente dalla Germania o dalla Francia. La concorrenza al latte italiano da parte di questi paesi è sempre stata forte, giocata sul differenziale di prezzo. Ora non più.
Le ultime rilevazioni del prezzo riportate da Assolatte indicano per il 9 novembre un prezzo di 34,625 euro al quintale per l’origine italiana. Alla stessa data il prezzo del latte tedesco raggiunge i 35 euro e quello francese sale a 37,5 euro.
Per tutte le provenienze, come si evince dalla tabella che segue, resta tuttavia elevato il differenziale di prezzo con lo scorso anno. Che per l’Italia segna un preoccupante meno 21,5%, difficilmente recuperabile a breve.

 


I prezzi in Europa

Mentre il latte spot scende, le quotazioni medie nella Ue rilevate dalla Commissione europea, mostrano una tendenza all’aumento.
Ma occorre tenere conto che queste medie, per quanto siano le più recenti a disposizione, fotografano la situazione al mese di agosto, fase nella quale i mercati al consumo avevano un orizzonte di riferimento migliore rispetto all’attuale.
Si nota una modesta variazione positiva (+0,6%) rispetto a luglio, mentre ricordo che nell’agosto del 2019 il prezzo medio del latte era di 33,6 euro al quintale, dunque non distante dalle attuali quotazioni.
 


Il latte nel mondo

Ma mentre la produzione di latte nellagosto del 2019 era sostanzialmente stabile in Europa (un modesto + 0,3%), oggi la situazione è diversa, con aumenti che sfiorano il 2%.
Latte in più che spinge le produzioni di burro (+2,1%), di latte in polvere intero (+4,5%) e di formaggi (+1,7%).
Più latte nella Ue, ma soprattutto molto più latte nel mondo, con l’Australia cresciuta nel frattempo del 3,2%, la nuova Zelanda che si spinge sino a sfiorare il 5% e gli Usa allineati all’Europa, con un identico + 1,8%.
 


Cosa accade in Cina

Una produzione che aumenta e che giunge nel momento meno opportuno, con mercati in affanno e minori propensioni all’acquisto da parte della Cina
Il gigante asiatico è da sempre un grande acquirente di prodotti lattiero caseari sul mercato mondiale, ma ora il flusso delle importazioni è al ribasso.
Se un anno fa l’import di Pechino per il latte in polvere segnava aumenti anche del 30%, ora si ha una contrazione del 10%, solo in parte compensata dal contemporaneo aumento dell’import di siero in polvere.
 


Costi in aumento

Lo scenario che si presenta per i produttori di latte ha così molte zone d’ombra, che potrebbero preludere a un mercato con prezzi che stentano a mantenere le posizioni.
Motivo di ulteriore preoccupazione è poi l’andamento dei costi di produzione, con i prezzi dell’energia in aumento e un'impennata delle quotazioni delle principali materie prime per l’alimentazione degli animali.
 


Il latte in Italia

Anche in Italia la produzione di latte è in aumento e le consegne segnano un più 3,3%, che porta la produzione complessiva ad agosto a sfiorare gli 8,6 milioni di tonnellate.
Per il mercato del latte è questo un ulteriore motivo di preoccupazione, solo in parte mitigato dal recupero che mostrano le quotazioni del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano nelle ultime settimane.
Nella prima settimana di novembre il Parmigiano Reggiano più giovane (12 mesi) ha toccato quota 9,72 euro al chilo, con una crescita del 2,2%. Insufficiente tuttavia a coprire il gap con l’anno precedente, quando le quotazioni erano del 6,4% più elevate.
Si conferma in ogni caso il trend in crescita ininterrotta da luglio ad oggi, come si nota nel grafico che segue.
Situazione analoga per il Grana Padano di 12/15 mesi, quotato 8,22 euro al chilo, con una crescita dell’1,2% nella prima settimana di novembre. Più limitato, solo l’1,2%, il gap con l’anno precedente.
 

Prezzo medio settimanale del Parmigiano Reggiano stagionato 12 mesi
(Fonte: ©Ismea)


Dicotomia di mercato

Quali le conclusioni? Chi produce latte destinato alla trasformazione (la maggior parte di quello prodotto in Italia prende questa via) può guardare con un cauto ottimismo il migliorato andamento dei nostri principali formaggi Dop.
Più nebulosa la situazione per il latte alimentare, che risente sia dell’emergenza sanitaria, sia dell’aumento di produzione a livello globale.
Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri del latte" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.
Le fonti non mancano e AgroNotizie le raccoglie per dare ai lettori gli strumenti per orientarsi.