E' sconfortante osservare l'andamento del prezzo del latte spot, quello venduto fuori contratto.
Oggi, come si nota dal grafico elaborato da Assolatte, il prezzo si ferma ad appena 30,62 euro al quintale.

Un anno fa lo stesso quintale di latte valeva quasi 40 euro, il 23% in più rispetto a oggi.
Per trovare prezzi così bassi bisogna risalire indietro di almeno due anni, al 2018, quando il settore lattiero caseario lamentava una profonda crisi.

E oggi, con i costi di produzione aumentati, la crisi è ancor più profonda e temibile.
Perché a innescarla non sono solo gli effetti dell'andamento delle materie prime su mercati internazionali, come è appunto il latte.
Alle spalle di questa crisi c'è la pandemia da Covid-19 e le sue nefaste influenze sui consumi.

Una conseguenza, come già si è detto più volte, della chiusura delle attività di ristorazione collettiva, che ha ridotto i consumi di latte fresco, solo in parte compensata dal contemporaneo aumento della domanda di latte a lunga conservazione.
L'effetto finale è un eccesso di offerta e una caduta dei prezzi che coinvolge, pur con diverse modulazioni, tutti i paesi.
Lo si vede dai prezzi in calo del latte spot francese (sceso a 32,41 euro/quintale, meno 18,1% in un anno) e di quello tedesco (34,91 euro/quintale, meno 12,7% in un anno).
 

Il prezzo del latte spot in Italia
(fonte: © Assolatte)

Il latte nella Ue...

Uno sguardo sull'andamento del mercato del latte nella Ue mostra una situazione non dissimile, con il prezzo medio di febbraio (il più recente nelle analisi della Commissione Ue) fermo a 35,2 euro al quintale, con una flessione dello 0,3% rispetto al mese precedente.

Ben più pesanti le cadute del latte in polvere intero e scremato, come pure del burro e del cheddar, il formaggio preso come riferimento sui mercati internazionali. In qualche caso con flessioni a due cifre.
 
 

...e nel mondo

Analoga la situazione che si osserva sui mercati mondiali.
I prezzi dei principali prodotti di riferimento sui mercati dei più importanti produttori di latte, dunque Europa, Usa e Oceania, sono tutti al ribasso.

Ovunque a metà aprile le quotazioni sono precipitate, con cadute rovinose negli Usa, dove di pari passo con l'avanzare dell'infezione da Covid-19 sono crollate di quasi il 37% le quotazioni del cheddar e di oltre il 22% quelle del burro, trascinando nella caduta anche i prezzi del latte in polvere.
 


Latte e petrolio

Si assiste così, ancora una volta, al movimento sincrono fra prezzo del latte e prezzo del petrolio, due prodotti solo apparentemente distanti fra loro.
Accomunati però nel seguire l'andamento dell'economia mondiale, purtroppo costretta a rallentare dalla pandemia in atto.

Per gli allevamenti tuttavia si traduce in un apparente sollievo grazie alla flessione dei costi per l'energia, che trascina verso il basso anche le spese per l'acquisto dei mangimi.
 
 

C'è più latte

A dispetto di una situazione che parrebbe invocare un freno alla produzione di latte, le analisi della commissione Ue dicono che la quantità di latte prodotta in gennaio è in aumento, segnando un più 1,7% che arriva in un momento che più sbagliato non si potrebbe.

Non certo per colpa degli allevatori, visto che avviandosi alla conclusione della stagione invernale la produzione di latte tende naturalmente a crescere.
L'unico freno potrebbe arrivare da una più alta incidenza delle vacche riformate, cosa che si sta probabilmente realizzando nelle ultime settimane, confermata dal crollo del prezzo delle vacche. Ma di questo ci occuperemo nel prossimo articolo dedicato ai “Numeri della carne”.
 
 

I big del latte mondiale

Uno sguardo oltre i confini della Ue mostra che la produzione è in calo in Oceania, seguendo il normale ciclo stagionale, con una caduta significativa in Australia (-3,7%), mentre la Nuova Zelanda è praticamente stabile (-0,5%).
In leggero aumento invece negli Usa, in misura tuttavia più contenuta rispetto all'Europa (+0,9%).
 


Le consegne in Italia

Tornando all'Italia, l'andamento della produzione di latte mostra in gennaio un aumento leggermente superiore a quello della media europea.
Le consegne di latte registrate da Assolatte assommano a gennaio a poco più di un milione di tonnellate, con un incremento del 2,6% rispetto al gennaio del 2019.
 

Andamento delle consegne di latte negli ultimi tre anni
(fonte: © Assolatte)

Il crollo dei “grana”

Il quadro non sarebbe completo senza uno sguardo all'andamento del prezzo di Parmigiano Reggiano e Grana Padano, formaggi di riferimento nella definizione del prezzo del latte.

I dati rilevati da Ismea per il prezzo del Grana Padano indicano per il mese di marzo un prezzo medio di 7,88 euro/kg, con una flessione del 5,4% rispetto all'anno precedente.
Ancora più preoccupanti i numeri del Parmigiano Reggiano, il cui prezzo si è fermato a 9,60 euro al chilo. Il confronto con lo stesso periodo del 2019 è sconfortante: il 21,2% in meno.
 

Andamento del prezzo del Parmigiano Reggiano
(fonte: © Ismea)

Cosa accadrà?

Una inversione a breve termine di questa tendenza negativa del mercato del latte è difficile da ipotizzare.
La scienza medica conferma che si dovrà convivere con il Covid-19 ancora per qualche tempo.

Solo con la ripresa delle attività produttive, che sarà tuttavia graduale, i consumi potranno recuperare parte del terreno perso.
E' bene tenersi pronti per quel momento, anche se ci sarà ancora da attendere.
Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri del latte" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.
Le fonti non mancano e AgroNotizie le raccoglie per dare ai lettori gli strumenti per orientarsi.