Via libera dall'assemblea dei soci del Consorzio di tutela del Pecorino romano Dop alle proposte di modifica del disciplinare per produrre ed esportare su nuovi canali di distribuzione internazionale ben tre nuovi tipi di Pecorino romano: "Extra", "Riserva" e "Montagna".

Sul fronte zootecnico arriva l'obbligo di riconvertire - entro 5 anni - tutti gli allevamenti che utilizzino razze di pecora non riconosciute tra quelle idonee alla produzione di latte ovino per la Dop. L'ok dei soci è arrivato l'8 gennaio scorso, al termine dell'assemblea riunita nel Centro intermodale di Macomer. Le modifiche, che erano state approvate dal Cda del Consorzio a novembre scorso, saranno ora prima sottoposte al parere del ministero delle Politiche agricole, per ottenere la protezione nazionale transitoria e successivamente alla Direzione generale Agri della Commissione europea, per essere inserite definitivamente nel disciplinare di produzione.
 

Palitta: iniziamo l'anno con una sfida avvincente

"Iniziamo quest'anno con una sfida importante e avvincente: affiancare al nostro tradizionale prodotto, conosciuto ed esportato in tutto il mondo, altri tre tipi di Pecorino romano, che del prodotto originale conservano tutta la tradizione e l'identità affinandone però il gusto", dice il presidente del Consorzio Salvatore Palitta. "Vogliamo che il nostro Pecorino romano diventi anche un ricercato ed elegante prodotto da tavola, da aperitivo o un sano spuntino per i bambini. Sono molto soddisfatto dei lavori di oggi: le modifiche approvate ci consentiranno di procedere su questa strada con le tutele e le direttive necessarie a garantire il miglior prodotto possibile".
 

Le tre nuove tipologie di Pecorino romano

Sono tre le nuove tipologie di Pecorino romano su cui punta il Consorzio. Un Pecorino romano "Extra" a basso contenuto di sale (non potrà avere più del 3,5% di componente salina), un altro che avrà l'indicazione "Riserva" con una stagionatura di almeno 14 mesi - saranno poi applicati bollini supplementari da 18-20-24-30 mesi in base al livello di maturazione a cui si vorrà portare il prodotto - e un ultimo di "Montagna". Il prodotto di montagna - già previsto dall'articolo 31, paragrafo 1 lettera a) del regolamento (Ue) n 1151/2012 che istituisce l'indicazione facoltativa di qualità "prodotto di montagna" presuppone una serie di requisiti, rispetto allo standard, e una serie di vincoli orografici, come l'allevamento al di sopra dei 600 metri o le lavorazioni in ambito territoriale fatte al massimo a 10 chilometri dal limite altimetrico.

Per poter tutelare e promuovere questi tre nuovi prodotti, la modifica del disciplinare di produzione è un tassello indispensabile, perché così come è adesso il meccanismo di tutela è troppo generico per poter funzionare con prodotti molto diversi l'uno dall'altro. "In questo modo non ci sarà più una sola referenza, indistinta, rispetto alla qualità, ma verranno introdotti elementi qualitativi che differenzieranno il prodotto e ci consentiranno di affermarci su mercati completamente nuovi o ancora solo parzialmente esplorati", spiega Palitta.

E molta enfasi pone il presidente Palitta sul prodotto a basso contenuto di sale, idoneo per il consumo da tavola: "Oggi, è arrivato il momento di far arrivare un'informazione precisa al consumatore, e la modifica del disciplinare consente l'introduzione di una tipologia da tavola dotata di una sua peculiare distintività: è stato proprio l'importante ruolo che riveste la nostra Dop sia in termini di volumi prodotti (circa il 70% della produzione lattiera regionale) che di fatturato sviluppato, a spingerci verso un percorso di miglioramento qualitativo del prodotto finalizzato alla diversificazione all'interno della stessa Dop".
 

Pecorino sarà romano solo con il latte delle razze storiche

L'assemblea dell'8 gennaio 2020 ha approvato anche la proposta di modifica al disciplinare che riguarda la riconversione degli allevamenti: quelli che comprendono razze non presenti nell'elenco storico delle razze idonee alla produzione di latte destinato alla Dop dovranno entro 5 anni sostituire i capi esclusivamente con quelli previsti dall'elenco ufficiale: razza Sarda, di Arbus, Vissana, Sopravissana, Massese, Comisana ed altre.

L'obiettivo è quello non solo di tutelare la storicità della razza, ma anche di salvaguardare le attività umane connesse e le caratteristiche dell'allevamento, che deve rimanere estensivo o semiestensivo e non trasformarsi in intensivo. Fondamentale, dunque, la sostenibilità ambientale, con una particolare attenzione alla razza Sarda, che ha una prevalenza territoriale nazionale: i cambiamenti morfologici che si sono susseguiti negli anni saranno annotati in un apposito registro, in modo da uniformare l'identità della razza Sarda ai cambiamenti che ha avuto negli anni.