Non sempre un’indicazione geografica protetta salva completamente la tipicità di un prodotto e valorizza in pieno il lavoro delle imprese agricole e zootecniche. Se in Calabria si è aperto un vero e proprio fronte tra Coldiretti e il Consorzio di tutela dell’Olio extravergine di oliva Calabria igp, per via del mancato inserimento nel disciplinare dell’obbligo di imbottigliamento in Calabria, in Puglia è il decreto sull’etichettatura dei prodotti a base di latte a scoprire una smagliatura nel disciplinare di produzione della Burrata di Andria Igp, registrato dalla Ue appena un anno fa: manca l'obbligo di indicare la provenienza del latte, poiché la tipicità riguarda soprattutto la manifattura.

E con il decreto legge sull’etichettatura del latte e dei formaggi si finisce per avere prodotti non marchiati con in etichetta l’origine della materia prima perché obbligatoria, mentre la Burrata di Andria Igp al momento non indica la provenienza del latte, cosa per altro consentita dal decreto, che però non riguarda e nulla impone ai prodotti Dop e Igp, perché autonomamente disciplinati dall'Ue. E Coldiretti Puglia ha attivato la trattativa per fare in modo che anche la Burrata di Andria Igp porti in etichetta l’origine del latte, magari con un accordo volontario tra trasformatori e allevatori.

“Il disciplinare di produzione, essendo stato redatto prima del decreto latte, non contempla l'origine del latte utilizzato per fare la burrata e non tiene conto delle importanti novità introdotte dal decreto che obbliga ad indicare in etichetta l'origine del latte da utilizzare per fare i prodotti lattiero-caseari made in Italy - spiega Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia.

“Poiché il decreto non prevede che i prodotti Igp e Dop riportino in etichetta l'origine del latte, è evidente che i consumatori continueranno ad acquistare convinti che sia fatta con latte del territorio, quando, invece, il disciplinare non contiene alcuna indicazione in tal senso – precisa Cantele.

E’ questo il motivo che ha spinto Coldiretti ad aprire il dialogo con industriali e artigiani al fine di valorizzare nell’Igp il latte pugliese: "L'intera filiera sta lavorando per superare la sostanziale contraddizione di rendere appetibile a livello commerciale un prodotto fatto con latte estero – conferma il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti –. Il disciplinare caratterizza solo la qualità del prodotto (tenori di grasso e di proteine, carica batterica,) che potrebbe, quindi, provenire da qualsiasi parte del mondo”.

“Una filiera produttiva così importante e riconosciuta non poteva non cogliere la grande opportunità data dall'etichettatura obbligatoria che di fatto è un grande successo per tutto il mondo agricolo e per gli allevatori che versano in una grave situazione per colpa del prezzo del latte troppo basso e delle importazioni di latte e prodotti semilavorati dall'estero, utilizzati per fare mozzarelle e formaggi spacciati per made in Puglia" sottolinea Corsetti.

Ben 80mila vacche da latte presenti in Puglia possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, formaggi e yogurt – sottolinea la Coldiretti Puglia – che è garantita a livelli di sicurezza e qualità superiore, grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d'Europa, ma anche ai primati conquistati a livello nazionale e comunitario con due Dop (Canestrato pugliese e Mozzarella di bufala) e 17 formaggi riconosciuti tradizionali dal ministero delle Politiche agricole.

In Puglia a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall'estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, venduti come prodotti lattiero-caseari made in Puglia.