In Puglia a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall'estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari "che vengono poi venduti come prodotti lattiero-caseari made in Puglia" denuncia la Coldiretti Bari.
Queste importazioni contribuiscono a tenere basso il prezzo del latte alla stalle. A fronte di questo fenomeno l'assessore all'Agricoltura della Regione Puglia Leonardo Di Gioia ha costituito il tavolo regionale della filiera latte del quale la Coldiretti Bari chiede l'avvio delle attività.

"Risultano ormai inaccettabili le dinamiche secondo le quali - denuncia il delegato confederale della Coldiretti Bari Angelo Corsetti - un litro di latte alla stalla costa nella migliore delle ipotesi tra i 37 e i 39 centesimi (stesso prezzo di venti anni fa) e un litro di latte al consumo arrivi a costare da euro 1,30 fino ad euro 1,60. Eppure i trasformatori stanno acquistando il 'latte spot' a prezzi stellari, per poi 'compensare' i maggiori costi pagando il latte locale a prezzi bassi".
La Coldiretti chiede come forma di indicizzazione del prezzo del latte alla stalla l'aggancio di questo al prezzo al consumo di latte e formaggi che i cittadini acquistano nei negozi e nei supermercati.

"Chiediamo al contempo che vengano intensificati i controlli, in modo da garantire la reale applicazione del decreto sull'indicazione obbligatoria dell'origine del latte in etichetta - sottolinea Corsetti, che aggiunge - pertanto ringraziamo l'assessore regionale all'Agricoltura Leonardo Di Gioia che ha costituito il tavolo di filiera per la parametrazione del giusto prezzo del latte alla stalla e ora attendiamo l'avvio improcrastinabile dell'attività".

"Alla luce dell'entrata in vigore del decreto sull'etichettatura obbligatoria - precisa il delegato territoriale della Coldiretti Bari Vito Amendolara - sono determinanti scelte chiare sotto svariati aspetti, a partire dal sostegno ai sistemi produttivi e della trasformazione in termini promozionali e, più in particolare, in termini di programmazione di fondi pubblici che debbono, a nostro avviso, concentrarsi su aziende e filiere che esaltino il valore del made in Puglia. E' evidente a tutti che non esistono norme che impongano limitazioni in un contesto di scambi globalizzati, ma è altrettanto evidente quanto le sensibilità circa il consumo consapevole dei consumatori non siano ininfluenti".