Dopo aver girovagato da inizio anno dal Veneto al Piemonte, passando per Lombardia ed Emilia Romagna, l'influenza aviaria si sta ora accanendo sugli allevamenti avicoli lombardi, dove si è verificato il caso numero 79.

La conferma arriva dall'Istituto zooprofilattico delle Venezie, Centro di referenza nazionale per questa patologia.
Ancora una volta siamo di fronte ad un ceppo ad alta patogenicità, l'H5N8, come nei precedenti casi, dei quali AgroNotizie si è occupata in passato.


Lombardia, la più colpita

Salgono così a venti, e tutti in Lombardia, i focolai ancora aperti per i quali restano in vigore le misure previste per le zone di protezione, con il conseguente blocco della movimentazione degli animali e di fatto l'azzeramento delle attività economiche delle aziende coinvolte.

Un danno economico rilevante, che si somma a quello dell'abbattimento degli animali.
Dal primo focolaio ad oggi gli animali abbattuti, fra tacchini, ovaiole, broiler e altre specie avicole (nell'elenco sono presenti oche, anatre faraone e anche cigni), sono quasi tre milioni.
Un'ecatombe
.
 


"Primato" francese

Non va meglio nel resto d'Europa, dove il problema dell'influenza aviaria è ancora più forte. Il “primato” dei focolai va alla Francia, dove i casi segnalati sino ad oggi sono oltre 500.
Al secondo posto l'Ungheria, con 311 segnalazioni del virus e al terzo posto la Germania con 292.
Anche la vicina Svizzera, dove gli allevamenti avicoli non sono numerosi come in Italia, si contano ben 94 casi di infezione.
 

Rapidità italiana

Come sempre l'opera dei nostri servizi veterinari che fanno capo al ministero della Salute sono immediati e di indiscussa efficacia.
Nella maggior parte dei casi in circa un mese dalla scoperta del focolaio si ha la conclusione delle operazioni, che coincide con la sospensione delle misure di protezione e sorveglianza.
Pochi altri paesi europei possono vantare tempi altrettanto rapidi.

Dagli allevatori della Lombardia arriva tuttavia la richiesta di istituire un 'centro di crisi' regionale per accelerare ancor più i tempi e ridurre i passaggi fra conferma del focolaio, comunicazione al ministero della Salute e successiva attivazione delle misure a livello regionale.
 

I rimborsi non bastano

L'efficienza degli interventi è fondamentale per contenere l'espandersi della virosi e per limitare i danni agli allevamenti.
Danni coperti solo in parte dai rimborsi per gli abbattimenti.

Il blocco della movimentazione degli animali e i tempi di ripresa della produzione pesano in misura rilevante sui bilanci delle aziende colpite e anche su quelle vicine che, pure in assenza della malattia, si trovano a fare i conti con le limitazioni imposte dalle autorità sanitarie.
 

AIuti in arrivo

Il moltiplicarsi dei focolai di influenza aviaria sta mettendo a dura prova i bilanci economici di molte aziende avicole.
Per far fronte alla situazione il ministero per le Politiche agricole e della Salute sono al lavoro per inserire nella legge di Bilancio un fondo di 20 milioni di euro per fronteggiare i danni subiti dagli allevatori.

Basteranno? Presto per dirlo. Occorre attendere la conclusione dell'iter legislativo e la direzione che sarà impressa a questi fondi.
Intanto prendiamo atto che l'appello degli allevatori è stato raccolto. E' già un buon segno.