Il Mezzogiorno d’Italia continua a contendersi il termine "mozzarella" e non c’è pace per la richiesta di Dop presentata dall’associazione temporanea di scopo "Treccia dei Trulli" per la "mozzarella di Gioia del Colle" lo scorso luglio e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 28 agosto 2017.

Nella serata del 7 settembre 2017, Il Consorzio di Tutela della mozzarella di bufala campana Dop in una nota diffusa ha espresso netta contrarietà alla registrazione opponendosi ufficialmente alla nascita della nuova "Dop mozzarella di Gioia del Colle", prodotta in alcune zone della Puglia da latte vaccino.

"Nella riunione di ieri il Consiglio di amministrazione ha dato mandato agli avvocati di mettere in campo ogni iniziativa utile al fine di tutelare la Dop campana, dopo la proposta di riconoscimento della nuova mozzarella Dop da parte del ministero delle Politiche agricole, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 28 agosto scorso" è scritto nella nota.

"Si tratta di un atto doveroso, a difesa del nostro marchio, dei nostri produttori e soprattutto dei consumatori, che sarebbero i primi alle prese con una gran confusione se in commercio trovassero una nuova mozzarella Dop" - dichiara il presidente del Consorzio, Domenico Raimondo.

"La nostra posizione è chiara e ferma – aggiunge Raimondo– ma non vuole certo essere un atto ostile verso gli amici pugliesi, che peraltro avevano chiesto la tutela del nome Treccia. Noi continuiamo a credere con forza nella necessità che il ministero si faccia promotore di un dialogo con la Regione Puglia, la Regione Campania, i produttori di Gioia del Colle e il nostro consorzio. L’obiettivo non è innescare polemiche, ma risolvere una situazione paradossale. Lo scopo numero uno del nostro organismo è preservare sia la storia di un prodotto unico al mondo sia l’economia di un comparto in forte ascesa da anni".

Il sodalizio pugliese, presieduto da Vito Laterza dopo aver ottenuto la pubblicazione in Gazzetta della denominazione di origine per la "mozzarella di Gioia del Colle" si era trovato di fronte prima ad una forte reazione politica, innescata per altro dalle dichiarazioni del senatore campano Paolo Russo, poi sfociata nell’annuncio del ricorso da parte del consigliere delegato per l’agricolura della Regione Campania, Franco Alfieri per fermare la nuova Dop, ritenuta un atto di "confusione" con il ben noto marchio Ue "mozzarella di bufala campana Dop".
Poi si è aggiunta la posizione ufficiale del Consorzio tutela mozzarella di bufala campana Dop.

Nonostante ciò c'è già chi lavora per disinnescare questo conflitto, come Enzo Lavarra, consigliere per il Mezzogiorno del ministro alle Politiche agricole, Maurizio Martina, e relatore alla presentazione delle Dop pugliese, che all'indomani della presa di posizione della Regione Campania, ha parlato di una possibile mediazione, chiamando indirettamente in campo il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano per attivarla

"Non vi è dubbio che la mozzarella di Gioia del Colle deve la sua unicità alla materia prima di latte vaccino; perciò essa si differenzia in modo incontrovertibile dalla Dop della mozzarella della Campania che deve la sua unicità al latte di bufala. Né la definizione generale di 'mozzarella' è legata esclusivamente ad un singolo territorio" ha affermato Lavarra.

"Per ognuno dei due prodotti – ha aggiunto Lavarra - si aprono ampi spazi di mercato secondo i gusti e le sensibilità del consumatore. Spero dunque che vi sia ripensamento più meditato da parte campana. A tal fine è auspicabile una iniziativa di dialogo interistituzionale da parte del governo regionale della Puglia che ha la prerogativa formale nella di tutela del percorso giuridico per la Dop mozzarella di Gioia del Colle".

Su tutto una notazione: nel nord della Puglia, in un pugno di comuni della Capitanata inclusa la città di Foggia, vi è anche un forte interesse alla produzione di mozzarella di bufala campana Dop, essendo questo territorio rientrato nella denominazione campana qualche anno fa. E’ proprio qui che durante il viceregno spagnolo aprì il primo Regio allevamento di bufale, nello stesso territorio dove, anni prima, la famiglia Fieramosca da Capua aveva venduto le prime bufale provenienti dalla piana del Volturno.