In cinque anni gli antibiotici somministrati al pollame italiano sono stati dimezzati. E' stato questo il tema focale dell'assemblea nazionale di Unaitalia (Unione nazionale filiere agroalimentari delle carni e delle uova) che si è tenuta recentemente a Roma e che ha offerto un quadro di un settore in salute che, malgrado un calo dei prezzi di circa il 9-9,5%, nel 2016 ha registrato una crescita dei consumi di carni bianche, pollo e tacchino del 2,7% (con 21,01 chili di pollo consumato pro capite) e della produzione del 5,1%, attestandosi su un valore pari a 1.389.000 tonnellate.
Il comparto delle carni avicole è l'unico completamente autosufficiente nel panorama della carni italiane, con una percentuale di approvvigionamento pari al 106%. L'intera filiera è composta da 18.500 allevamenti che impiegano 38.500 addetti, con un fatturato di 5,4 milioni di euro.

La drastica riduzione degli antibiotici somministrati, certificata dall'organismo indipendente Csqa, è il risultato di un piano volontario inaugurato nel 2013 in accordo con il ministero della Salute; un risultato addirittura superiore alle aspettative che ha riguardato le cefalosporine tradizionali e di 3° e 4° generazione, e per il 2017 il bando della colistina: tutti antibiotici detti "salvavita" e a rischio di sviluppo di antibiotico resistenza.

"L'azione di riduzione - ha spiegato il vicepresidente di Unaitalia Alberto Waldner - è solo uno degli impegni che il settore sta portando avanti nell'ambito di un processo di valorizzazione dell'intera filiera e che stanno portando risultati come la costante crescita negli ultimi dieci anni dei consumi di pollo e tacchino (+38%) nonostante rimangano sul settore i gravami di falsi miti, luoghi comuni e dati fasulli".

Il debunking delle cinque più frequenti informazioni errate è stato il filo rosso della tavola rotonda che è seguita alla relazione.
Nello specifico si è parlato di:


Ormoni

Il 74% degli italiani pensa che gli antibiotici siano utilizzati negli allevamenti per 'gonfiare' il pollame. Non solo questa è una pratica vietata in Europa dal 2006, ma è anche antieconomica in animali di taglia così ridotta e dall'accrescimento naturale così veloce. I risultati attuali son frutto di una accurata selezione delle razze e dal controllo dell'ambiente e della dieta.
 

Antibiotici

Gli antibiotici vengono somministrati al bestiame solo in caso di necessità e dietro diretto controllo dei medici veterinari. La riduzione degli antibiotici degli ultimi anni è legata principalmente a un generale miglioramento di ambienti e tecnologie di allevamento. Va comunque considerato che, anche qualora la somministrazione di antibiotici sia stata necessaria, nel pollo a tavola non si riscontrano residui a causa del cosiddetto "periodo di sospensione", ossia il tempo necessario al pollo per smaltire il farmaco prima della macellazione.
Non è un caso che i controlli sui residui (non solo di antibiotici) fatti dalle autorità preposte, hanno rilevato una percentuale di conformità pari al 99,8%.
 

Antibiotico resistenza

Per quanto riguarda il mito della zootecnia come focolaio primario del fenomeno di antibiotico resistenza, si è evidenziato come la tesi faccia acqua da più parti; a partire dal fatto che è dimostrato che il focolaio primario di tale fenomeno sia da ricercare negli ospedali piuttosto che negli allevamenti e che, anche qualora si verificassero casi nelle carni, questi sarebbero completamente neutralizzati dalla cottura.
 

Alimentazione e salute

Nonostante i proclami, più o meno in buona fede, delle frange estremiste di vegani e vegetariani, mangiare carne non fa male. Meno che mai mangiare carni bianche, che contengono peraltro pochi grassi, molte proteine e considerevoli quantità di Omega 3 e 6.
 

Benessere animale

Altro luogo comune classico riguarda il benessere animale, con la convinzione che i polli siano allevati in batteria. L'allevamento in batteria non si usa più da circa cinquanta anni e in Italia si alleva sempre a terra. Spesso all'aperto.
Va considerato in questo senso che la normativa europea è la più stringente del mondo e che spesso il pollame allevato in maniera protetta sta molto meglio di quello allo stato selvaggio, dove si fanno i conti con malattie, scarso cibo, predatori, intemperie…
 

Sostenibilità

Gli allevamenti moderni non hanno affatto un impatto ambientale eccessivo. Le razze da carne attualmente selezionate mettono su un chilogrammo di carne per ogni 1,5 chilogrammi di mangime e, a parità di peso, hanno un carbon footprint più o meno pari a quello degli ortaggi.
 
Il vicepresidente di Unaitalia, Alberto Waldner, ha sottolineato come l'impatto della crisi sia stato meno pesante per il settore avicolo rispetto ad altri comparti dell'alimentare e come, oggi, sia fondamentale investire nell'innovazione e nel rinnovamento degli allevamenti, chiedendo per questo il sostegno economico delle istituzioni e della Politica agricola comune.
 
Messaggi di saluto e incoraggiamento sono giunti anche dai ministri Martina e Lorenzin.

Al termine dell'incontro si è svolta la premiazione della prima edizione del concorso "Avicoltore dell'anno: premio 2017 migliori pratiche del settore avicolo italiano".
I premiati sono Salvatore Angelo, Enrico Bolognesi, Roberto Drigani, Claudio Grosselle, Amalia Mascia e Mirco, Diego e Corrado Cavicchi, scelti da una giuria di esperti composta dal direttore di Unaitalia Lara Sanfrancesco, dal vice segretario generale di Altroconsumo Franca Braga e da Maria Caramelli, direttore generale dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta.