Rispettare la programmazione produttiva del Grana Padano, conoscere i costi produttivi aziendali e permettere anche ai propri soci di avere maggiore chiarezza in termini di entrate e uscite, costi di produzione per ogni singola voce operativa e, dunque, tenere la gestione economica aziendale sotto controllo.
E' il progetto "Gestigrana", che la Latteria San Pietro di Goito (Mantova) farà partire nelle prossime settimane, che partirà indipendentemente da eventuali finanziamenti che potranno essere ottenuti nell'ambito della misura 16.2.01 del Programma di sviluppo rurale della Lombardia, alla quale la cooperativa ha partecipato.

La descrizione del progetto è avvenuta nell'ambito della presentazione della piattaforma per l'innovazione delle filiere lattiero casearie dell'Alleanza delle cooperative italiane della Lombardia, alla presenza di Giorgio Mercuri (presidente dell'Alleanza delle cooperative italiane - Agroalimentare), Massimo Minelli (presidente di Alleanza cooperative italiane Lombardia) e Fabio Perini (presidente di Alleanza cooperative italiane Lombardia - Agroalimentare).

"Prendiamo ad esempio la produzione di mais, fondamentale per l'alimentazione delle nostre bovine - afferma il presidente della cooperativa Stefano Pezzini -. Il software collegato al sistema più complesso 'Gestigrana' permetterà di avere una tracciabilità assoluta dei cereali, fondamentale soprattutto alla luce dell'emergenza aflatossina degli ultimi anni".
Inoltre, "Gestigrana" permetterà di mappare l'intera filiera di produzione del Grana Padano, dal mangime alla lavorazione del formaggio. E informare il consumatore, grazie al QR code disponibile su ogni confezione.
"Vogliamo in questo modo garantire la qualità dell'intero processo produttivo, in un'ottica di filiera".

Un modello che guarda con attenzione anche il presidente del Consorzio del Grana Padano, Nicola Cesare Baldrighi. "Se risulterà utile per migliorare la gestione delle imprese agricole e delle cooperative - interviene Baldrighi - lo promuoveremo sicuramente in altre aziende del comprensorio del Grana Padano. Per noi è fondamentale poter sostenere in maniera adeguata alla congiuntura sia la programmazione che la promozione della nostra produzione".

Per la Latteria San Pietro ancora innovazione. E' stata studiata per rispondere alle nuove esigenze del mercato anche la filiera del Grana Padano biologico.
"Abbiamo iniziato a produrre forme di Grana Padano biologico nell'ottobre del 2016 - ricorda Pezzini - e le prime forme saranno disponibili il prossimo luglio. Dalle iniziali quattro forme al giorno ne produciamo oggi dieci al giorno. Per ora gli allevatori coinvolti sono due, ma non è escluso che altri possano scegliere questa strada".

Il prodotto ha già destato molto interesse. "Non abbiamo ancora stretto accordi con i negozi o la grande distribuzione, ma abbiamo già avuto molte richieste, con proposte di acquisto anche a prezzi superiori di tre-quattro euro al chilogrammo rispetto alla produzione convenzionale".

Accanto alla diversificazione all'interno della Dop, la Latteria San Pietro - che produce 50mila forme all'anno e fattura sui 19 milioni di euro - punta a rafforzare il canale delle esportazioni, aperto due anni fa e che oggi rende circa un milione di euro.
Il panorama si sta ampliando. "Tra i paesi di destinazione annoveriamo Sudafrica, Israele, Spagna, Bielorussia e prossimamente anche il Giappone - elenca Pezzini -. La situazione è in evoluzione e, ritengo, positiva".

Regala soddisfazioni anche la produzione Kosher, destinata a Israele. "Per ora abbiamo prodotto 2mila forme di Grana Padano, con una marginalità superiore di 50 centesimi o un euro al chilogrammo rispetto alle produzioni convenzionali. E' una nicchia che continueremo a valorizzare".
"In questa fase i consumatori non ci chiedono più una produzione standardizzata - commenta Baldrighi -. Sanno che la qualità è ormai un punto consolidato e chiedono invece una diversificazione del prodotto, come appunto può essere il biologico".

Dalla pianura alla montagna per un altro punto di riferimento fra le cooperative in termini di innovazione. E' il caso della Latteria sociale Valtellina di Delebio, che associa 105 produttori di latte vaccino e di capra, e che punta ad adottare un regolamento interno che obblighi stalle e allevatori a rispettare i requisiti minimi certificati dalla normativa europea per la produzione di latte e formaggio di montagna.
"Entro un anno - annuncia il direttore Marco Deghi - tutti i soci dovranno adeguarsi all'alta qualità". Oggi la Latteria sociale Valtellina raccoglie 34mila tonnellate di latte vaccino e 55 tonnellate di latte caprino, pari al 60% della produzione lattiera di tutta la provincia di Sondrio. Nel 2016 la cooperativa ha fatturato 30 milioni di euro.